Calendario

Febbraio 2021

Non sono previsti spettacoli per il mese selezionato.

immagine di copertina Franco Cassano

Franco Cassano

Visioni
di Koreja

“Occorre restituire al Sud l’antica dignità di soggetto del pensiero, interrompere una lunga sequenza in cui esso è stato pensato solo da altri […] nuovo centro di un’identità ricca e molteplice, autenticamente mediterranea” – da “Il pensiero meridiano”

Le nostre strade si sono incrociate tra Lecce e Skopje. Abbiamo condiviso progetti, ragionamenti e pensieri; l’idea di un Sud attivo, capace e pensante, la visione di un Mediterraneo come sconfinata risorsa strategica, luogo di cooperazione privilegiato e di incontro.

Scompare oggi Franco Cassano, intellettuale, scrittore, sociologo e politico italiano. Grazie Franco, la tua lezione è stata pensiero, ma soprattutto azione civile e innovatrice.

prossimi Appuntamenti

1 ott

LABPERM /Domenico Castaldo

LE PECORE DELLA LUNA

1, 2, 3, 4, 5 ott

con Domenico Castaldo, Marta Laneri e Zi Long Ying del LABPERM

OPEN PRACTICE OPEN MIND IN LIVING BODY

2 ott

Carla Pollastrelli , Eugenio Imbriani

TRA RITO E PERFORMANCE: catarsi e trance

immagine di copertina Il silenzio al buio del teatro

Il silenzio al buio del teatro

Visioni
di Gigi Mangia

Il 22 Febbraio del 2020, il Coronavirus chiudeva i teatri, che avevano resistito anche alla grande guerra, restando aperti. Il Coronavirus è stato, più forte della guerra e per il teatro è iniziato il silenzio al buio.
Il teatro è la forza del pensiero, è il luogo privilegiato delle finzioni, ma il suo palcoscenico è il luogo del racconto della verità. La parola vive dentro il teatro ed è assente fuori. Non si vede, ma si sente.
È come l’aria, è la forza del pensiero, è la vita della città.
Il silenzio al buio del teatro, fa diventare mute le città. Di notte tutto è fermo, nelle strade cammina solo la paura: il silenzio è vuoto e fermo. Nelle città, i bronzi, i marmi, i portoni, sono immobili e muti, ridotti ad ombre di paura. La notte della città, senza luna, è cieca. Mancano anche i rumori, i profumi e gli odori, i semafori dei ciechi.

Il coronavirus ha cambiato le regole per vivere il tempo e abitare lo spazio. Per tutti è difficile mettere le mani nel buio e attraversare, di notte, la città. Il tempo scorre, la notte finisce e finalmente il sole e il cielo svelano il silenzio. Il sole è l’occhio del giorno. Alla luce tutto diventa più chiaro, anche la lotta contro la paura si fa più facile.
Il teatro è stato chiuso, ma non è morto, ha saputo lottare ed è stato il più penalizzato. Il teatro è vivo e questa notte del 22 Febbraio accenderà le sue luci per dire alla città di essere vivo e pronto a continuare ad ospitare la parola che è relazione, che è mezzo di ascolto dell’altro e soprattutto che è cura. Cura della mente e del cuore.
Il teatro chiede al Governo di superare l’incertezza e di avere invece tempi di certezza sull’apertura dei portoni al suo pubblico. L’incertezza fa morire anche le imprese migliori come il teatro che, nella sua storia, ha superato mille avversità, comprese le guerre mondiali. Il Presidente del Consiglio, Professor Mario Draghi, conosce la storia dell’Italia e soprattutto è esperto di economia, per questo ci aspettiamo fiducia e concretezza per far tornare in vita il teatro.

prossimi Appuntamenti

1 ott

LABPERM /Domenico Castaldo

LE PECORE DELLA LUNA

1, 2, 3, 4, 5 ott

con Domenico Castaldo, Marta Laneri e Zi Long Ying del LABPERM

OPEN PRACTICE OPEN MIND IN LIVING BODY

2 ott

Carla Pollastrelli , Eugenio Imbriani

TRA RITO E PERFORMANCE: catarsi e trance

immagine di copertina Laboratori di sogni

Laboratori di sogni

Visioni
di Guido de Liguoro*

Sono tornato a teatro dopo quasi un anno.

No, non preoccupatevi, non vi siete persi niente, i teatri sono ancora chiusi al pubblico. Sono tornato perché avevo cose da fare, gente da vedere…

Sono entrato dalla porta degli artisti, passato dal corridoio degli uffici, ci sono persone, si muovono, girano, fanno cose, evanescenti, le persone, non le cose. Appaiono e spariscono leggere inseguendo dei sogni forse, progetti che immagino protesi oltre il mare. Sorrisi sopra la mascherina che valgono un abbraccio, un cenno rapido, non c’è tempo per le chiacchiere.

Movimento nel foyer, chi lavora a una struttura in legno (che sarà? Una scenografia, una cassaforte per le tracce fisiche di sogni messi lì di riserva?), chi fa laboratori a distanza per ragazzi (vi lascio cercare il gioco di parole. Un indizio: in inglese). Anche qui qualche sorriso lanciato nell’aria e mi stupisco dell’assenza di domande: che ci fai tu qui? Nel vorticoso turbinare delle attività che si inventano incessantemente non c’è spazio per la sorpresa, l’inaspettato è ospite quotidiano.

Un po’ incerto entro in sala. E’ piena! E’ piena di attesa. Posso vedere centinaia di occhi che aspettano di mettere a fuoco il palco nero, centinaia di mani frementi in un applauso troppo a lungo trattenuto, centinaia di cuori pronti a piangere, e a ridere, menti coltivate dai tempi pronte a ricevere semi fatti di gesti, luci e suoni, parole.

Sul palco una luce e un filo rosso, un altro progetto da svolgere. Come un gesto d’amore, penso. Per chi? Per chi di teatro e per il teatro vive e respira sogni da sognare insieme. Per tutti gli occhi e i cuori a casa che aspettano e non sanno ancora che il respiro del teatro anima sempre queste mura, per loro. Per me, che sono passato di qui perché avevo cose da fare, gente da vedere e proseguo sentendomi privilegiato, messo a parte di un segreto da raccontare: qui i sogni si realizzano, ogni giorno.

*Meridionale per nascita, lombardo per formazione,
cittadino d’Europa per scelta. Dopo una lunga vita di lavoro, viaggi e divertimenti vari, incontra l’ispirazione a Lecce. Curioso di tutto, appassionato di teatro e molto altro ancora, vive seguendo un motto: “c’è un solo modo per essere felici, fare solo cose appassionanti. E c’è un solo modo per fare solo cose appassionanti: appassionarsi di tutto quello che si deve fare!” Quasi attore in formazione, spettatore appassionato, attualmente cura il blog parolemiti.net

prossimi Appuntamenti

1 ott

LABPERM /Domenico Castaldo

LE PECORE DELLA LUNA

1, 2, 3, 4, 5 ott

con Domenico Castaldo, Marta Laneri e Zi Long Ying del LABPERM

OPEN PRACTICE OPEN MIND IN LIVING BODY

2 ott

Carla Pollastrelli , Eugenio Imbriani

TRA RITO E PERFORMANCE: catarsi e trance

immagine di copertina La lezione di Umberto Eco

La lezione di Umberto Eco

Visioni
di Gigi Mangia

Il 19 febbraio di 5 anni ci lasciava Umberto Eco, grande intellettuale del ‘900 di cui avvertiamo, forte, la mancanza.

Di Umberto Eco ricordiamo tutti l’opera Il nome della rosa come esempio di scrittura e di costruzione di un romanzo storico.

La presenza “quotidiana” del grande intellettuale che più ci ha accompagnato è stata, però, La bustina di Minerva una rubrica culturale e ironica da lui curata, pubblicata dal 1985 al 2016 sull’ultima pagina del settimanale l’Espresso.

Il titolo della rubrica sottolineava l’occasionalità degli scritti, con riferimento alla nota bustina di fiammiferi, nella cui parte interna spesso si prendevano appunti o si annotano brevi considerazioni. Così il grande studioso letterato e semiologo della lingua, ci ha insegnato a riflettere sugli eventi e sulle grandi trasformazioni della società, del teatro e dell’arte, dove nascevano i progetti di ricerca delle avanguardie.

Umberto Eco è morto, ma la sua lezione è ancora viva. Ricordiamolo con questo sentimento.

prossimi Appuntamenti

1 ott

LABPERM /Domenico Castaldo

LE PECORE DELLA LUNA

1, 2, 3, 4, 5 ott

con Domenico Castaldo, Marta Laneri e Zi Long Ying del LABPERM

OPEN PRACTICE OPEN MIND IN LIVING BODY

2 ott

Carla Pollastrelli , Eugenio Imbriani

TRA RITO E PERFORMANCE: catarsi e trance

immagine di copertina Il miracolo della semplicità

Il miracolo della semplicità

Aida Project. Intervista a Elena Bucci

Interviste
di Eleonora Tricarico

AIDA, un progetto alla ricerca dell’identità comune. Come
si può descrivere la fase sviluppata insieme?

Il lavoro in occasione del progetto AIDA è stato estremamente emozionante e ricco. Ancora una volta il potere del teatro, innestato su una realtà virtuosa come quella di Cantieri Teatrali Koreja, ha dato i suoi frutti. Persone e saperi, compiti e piaceri, vita quotidiana e vita artistica, pensiero, creazione, organizzazione e comunicazione con il pubblico si sono amalgamati con singolare armonia, rispettando le caratteristiche meravigliose della terra di origine e aprendo lo sguardo al mondo.

Ci siamo ritrovate a respirare e a creare insieme con molta
naturalezza, confermando quanto la frequentazione e le esperienze vissute con
intensità e reciproca partecipazione possano creare un terreno fertile per
nuove fioriture.

In virtù dell’attuale situazione, vi è stata una
discrepanza tra l’idea iniziale e quella sviluppata sul palco dei Cantieri
Teatrali Koreja, come avete affrontato il cambiamento?

Abbiamo accolto come elemento di ispirazione le difficoltà
del momento presente. La pandemia e l’emergenza sanitaria ci hanno privato dei
teatri, del pubblico, del nostro abituale ruolo all’interno della comunità, ma
allo stesso tempo ci hanno consegnato il compito prezioso e insostituibile di
trasformare la paura in energia, la tentazione alla chiusura in solidarietà, la
solitudine in raccoglimento pronto ad aprirsi a nuovi progetti. Ci siamo
trovati a considerare altri mezzi di comunicazione con il pubblico, a studiare
come tradurre in video il nostro lavoro in teatro, a scoprire come e quanto
possiamo trasmettere emozione attraverso i media, la scrittura, la fotografia,
il cinema. Ci siamo interrogate se e quanto debba trasformarsi l’arte della recitazione
per adattarsi a questi mezzi di comunicazione e abbiamo immaginato nuove forme
di spettacolo che raccontino anche a un pubblico distante e disabituato la
bellezza e il fascino del lavoro creativo.

Su cosa si è concentrato, in particolare, il vostro
lavoro?

Abbiamo lavorato intorno al pensiero e alla pratica
dell’autenticità e della qualità, concetti e risultati assai difficili da
definire e raggiungere. Abbiamo convenuto e messo in prova il fatto
inequivocabile che la loro ricerca garantisce il passaggio dell’emozione,
almeno in parte, attraverso qualsiasi mezzo.

Nel nuovo silenzio delle clausure, nel recinto delle
limitazioni e nell’obbligo alla distanza abbiamo riscoperto il calore della
vita comunitaria e dell’empatia, la fortuna di avere un teatro a disposizione
per lo studio, la preziosità di ritrovare il tempo del pensiero, della riflessione,
della scrittura.

Abbiamo subito ritrovato la capacità di ascolto e reazione
del gruppo che facilita lo slancio creativo del singolo già sperimentata nel
corso del lavoro precedente e l’abbiamo approfondita cercandone tutte le
possibili sfumature al presente.

Abbiamo sentito la necessità naturale di praticare tutti i
linguaggi e di mescolarli, allenandoci a non porci barriere mentali ma
lasciandoli scivolare gli uni negli altri: canto, danza, scrittura, dialetti,
lingue di origine, lingue straniere e inventate sono diventate l’idioma
condiviso di questa compagnia.

Abbiamo aperto i nostri quaderni di appunti comunicandone il
contenuto e trasformandolo.

Elena Bucci è un nome noto e un punto di riferimento sia
a livello nazionale che a livello internazionale. Inoltre, anche un richiamo importante
quando si parla di “Heroides”, il lavoro sviluppato in precedenza con il
direttore artistico di Koreja, Salvatore Tramacere. Quanto ciò ha influenzato
gli approcci futuri?

Ho invitato e incoraggiato le attrici autrici a sentirsi
Heroides, eroine della contemporaneità che non scrivono soltanto agli amati, ma
a tutto il mondo.

Ne sono usciti racconti che ho trovato molto originali e
sinceri e allo stesso tempo pieni di potenzialità drammaturgiche. 

Ho definito così, con indicazioni diverse per ogni autrice,
alcuni percorsi di studio che potranno essere realizzati sia singolarmente, sia
intrecciati gli uni agli altri.

Abbiamo tracciato una mappa di racconti sospesi tra
invenzione e autobiografia che potranno espandersi in molteplici direzioni
sviluppando la speciale qualità che abbiamo afferrato che ci ha permesso di
ridere fino alle lacrime e poi commuoverci, sentendo con forza la funzione
catartica del teatro e la sua capacità di generare immagini e scritture che,
partendo dal particolare, diventano storia di tutti.

Qualcuno ha cominciato una ricerca sulle origini del
linguaggio e degli alfabeti comparando più lingue praticate e amate, sia nella
vita che nel teatro, ricavandone un racconto imprevedibile, qualcuno ha
disegnato un ritratto tragico e comico di una giovane artista in cerca di lavoro,
qualcuno ha sfiorato il mistero del silenzio e della parola ritrovando racconti
del passato, qualcuno ha scritto e agito il mistero dell’attesa e dello sguardo
poetico che diventa scrittura, qualcuno ha rivissuto attraverso figure mitiche
drammi e paure personali e universali. Nello spazio vuoto, con l’aiuto di
pochissimi elementi, ho visto disegnarsi il potenziale di molti inaspettati
spettacoli.

Ho invitato le artiste a prendere nota di ogni momento di
studio e di pensiero facendone un diario aperto da consultare, approfondire,
continuare e le ho invitate a portare a termine, anche in differenti esiti e
direzioni, la drammaturgia d parole, gesti, silenzi, canti che abbiamo
cominciato insieme.

Non vedo l’ora di tornare ad incontrarle, mentre continuiamo
a vivere il regalo di quei giorni magici attraverso lettere, lavoro, pensieri
che si intrecciano a distanza, facendoci sentire vicine e parte della infinita tribù
viaggiante del teatro.

prossimi Appuntamenti

1 ott

LABPERM /Domenico Castaldo

LE PECORE DELLA LUNA

1, 2, 3, 4, 5 ott

con Domenico Castaldo, Marta Laneri e Zi Long Ying del LABPERM

OPEN PRACTICE OPEN MIND IN LIVING BODY

2 ott

Carla Pollastrelli , Eugenio Imbriani

TRA RITO E PERFORMANCE: catarsi e trance

immagine di copertina Opinioni  di un virus

Opinioni di un virus

Interviste
di Gianni Pignataro*

“Non era un realista e io neppure, e sapevamo entrambi che gli altri, con tutta la loro banalità, erano soltanto dei realisti, stupidi come tutte le marionette che si toccano mille volte il colletto ma non riescono mai a scoprire il filo che le fa muovere”. 

(da Opinioni di un clown di Heinrich Böll)

G: Mi chiamo Gianni. E tu chi sei?

V: Il mio nome è Covid, Covid 19.

G: Così sei tu il famigerato Covid 19?

V: In persona, anzi in coronavirus. A dirla tutta il mio nome per intero sarebbe SARS CoV 2, ma puoi chiamarmi semplicemente Covid.

G: Ah, grazie. Sei piuttosto gentile per essere un assassino.

V: Assassino io? E perché mai?

G: Allora dimmi come definiresti uno che fin qui ha infettato e ucciso due milioni e mezzo di persone.

V: Uno che ha semplicemente fatto il proprio dovere.

G: Ecco, la tipica giustificazione dei nazisti a Norimberga.

V: Con la “piccola” differenza che loro avrebbero potuto scegliere diversamente, mentre io no.

G: Ah, no? Quindi tu non avresti libertà di scelta.

V: No, non posso che assecondare la mia natura.

G: Dunque la tua natura è quella di uccidere?

V: Non esattamente. Voglio soltanto replicarmi e perpetuare la mia specie.

G: A danno della specie umana?

V: Purtroppo la morte degli organismi viventi, che mi ospitano, è uno spiacevole effetto collaterale.

G: Uno spiacevole effetto collaterale. Stai dicendo che sei pentito?

V: Niente affatto. Sto dicendo che farei volentieri a meno di uccidere, potendo.

G: Non capisco. Spiegati meglio.

V: Devi sapere che non ho alcun interesse a uccidere gli umani. Anzi, mi diffonderei molto più rapidamente, se chi mi ospita non perdesse la vita.

G: Qualcosa di simile a quanto accade con l’influenza, intendi?

V: Precisamente. Piuttosto voi umani mi state facendo la guerra con tutte le armi a vostra disposizione, dalla distanza sociale ad una batteria di vaccini quanti non se ne sono mai visti prima.

G: Scusaci, se proviamo a sopravvivere. Perciò addirittura adesso saresti tu la vittima?

V: Non esiste alcuna vittima. E allo stesso modo non esiste alcun carnefice.

G: Tutto nella norma allora?

V: Più o meno. Questa pandemia non è la prima nella storia del mondo, non sarà l’ultima.

G: Se ti riesce, potresti essere giusto un filo meno cinico?

V: Non sono cinico. Semplicemente non giudico e a mia volta vorrei non essere giudicato.

G: Formazione cristiana, direi. Così, a naso.

V: Se ti fa piacere, mettila pure in questi termini.

G: Dunque sbaglio a considerarti come il nemico pubblico numero uno?

V: Ti ringrazio di avermi posto questa domanda, perché mi consente di esplicitare che oggettivamente entrambi abbiamo interesse alla sopravvivenza della rispettiva specie. Dispiace che al momento innegabilmente le nostre comuni esigenze appaiano inconciliabili l’un l’altra. Tuttavia mi sento di non escludere che in futuro si possa addivenire ad una soluzione di compromesso, che risulti soddisfacente per la totalità degli attori in campo.

G: Ma ti senti? Parli come un vecchio notabile democristiano.

V: Non mi pare di aver usato l’espressione “convergenze parallele”, come pure avrei potuto.

G: Bene, vedo che non ti manca un certo senso dell’umorismo.

V: Il senso dell’umorismo, il cinismo e tutte le altre “etichette” che mi hai appioppato finora sono nient’altro che categorie umane.

G: Spiacente, ma non ho altri strumenti.

V: Appunto, la tua è la classica visione antropocentrica.

G: Stai a vedere che alla fine della fiera quello sbagliato sono io.

V: Ancora insisti su questo tasto. Te l’ho già detto, in questa vicenda nessuno è sbagliato, nessuno è giusto.

G: Tu però hai già causato la morte di due milioni e mezzo di persone. Per me sei come Hitler.

V: Mi permetto sommessamente di ricordarti che Hitler non era un virus, ma un essere umano.

G: Per caso stai velatamente sostenendo che gli esseri umani siano i peggiori nemici di loro stessi?

V: Questi sono affari vostri. Personalmente ho altro, a cui pensare.

G: Come infettare il maggior numero possibile di miei simili?

V: Per l’appunto. Mi sa che ho già perso troppo tempo.

G: Con me caschi male. Indosso sempre la mascherina, mi lavo spesso le mani, pratico il distanziamento sociale e non vedo l’ora di farmi vaccinare.

V: Buon per te, amico mio. Vorrà dire che troverò qualcuno meno attento di te.

G: Ma, in conclusione, che razza di mostro sei?

V: Sono il Covid, te l’ho detto. E faccio collezione di umani.

Azzerare i pregiudizi, demolire le sovrastrutture. A questo ci abitua il teatro. Perché il teatro ha un altro tempo e uno sguardo diverso. Osservare il mondo con gli occhi degli altri è un esercizio difficile. Alcune volte doloroso, altre perfino divertente. Sempre interessante e utile, anzi assolutamente necessario.

* Gianni Pignataro è un addetto stampa con la passione del teatro. Di sé dice: “nato appena prima dell’anno che cambiò il mondo, posso vantarmi dicendo: io c’ero!”

prossimi Appuntamenti

1 ott

LABPERM /Domenico Castaldo

LE PECORE DELLA LUNA

1, 2, 3, 4, 5 ott

con Domenico Castaldo, Marta Laneri e Zi Long Ying del LABPERM

OPEN PRACTICE OPEN MIND IN LIVING BODY

2 ott

Carla Pollastrelli , Eugenio Imbriani

TRA RITO E PERFORMANCE: catarsi e trance

immagine di copertina Un fenomeno  ancora da sconfiggere: il cyberbullismo

Un fenomeno ancora da sconfiggere: il cyberbullismo

Visioni
di Gigi Mangia

Dal 2017 in Italia vige la legge n°71 di Elena Ferrara, che fissa le linee generali di lotta al cyberbullismo, ma il fenomeno non è ancora stato sconfitto, anzi, forse si è aggravato.

Gli studi più recenti relativi alla condizione giovanile, le neuroscienze, hanno dimostrato che il dolore sociale è più forte, più difficile, di quello fisico. Ieri abbiamo ragionato sul disagio, oggi invece, dobbiamo ragionare sul dolore e cambiare, quindi, il registro di studio sui nativi digitali.

Nel cambiamento è coinvolta la scuola, le procure minorili, i servizi sociali, il cinema, il teatro, la famiglia. Il grande problema, dei nativi digitali è quello della fragilità; la scommessa pedagogica è su come insegnare loro la gestione corretta delle emozioni e su come poterli difendere dai pericoli nella rete. Sappiamo che la biologia favorisce i comportamenti di cura verso i figli, ma sappiamo anche che la cultura esercita una forte influenza.

Le nuove generazioni hanno già nelle loro mani lo smartphone sin da tenera età; lo sanno usare senza essere consapevoli delle grandi difficoltà e dei pericoli dello strumento. In rete, l’amicizia, la conoscenza dell’altro sono virtuali.

Nell’articolo “Essere genitori sufficientemente buoni” della rivista “Psicologia contemporanea” n.283 del 2020, Silvia Buonino scrive:

Tutti gli esseri umani, sia maschi che femmine, sono dotati biologicamente di capacità di condivisione dello stato emotivo di un’altra persona. Questa capacità si fonda sul riconoscimento delle emozioni altrui e si concretizza in forme diverse di condivisione, lungo un continuo che va dal contagio emotivo, automatico e riflesso, fino all’empatia vera e propria; quest’ultima è cognitivamente mediata dalla capacità di rappresentarsi il vissuto di un’altra persona, anche quando è molto diversa dal proprio”. La difficoltà di essere genitore nasce proprio dall’assalto educativo causato dalla rete e dalle tecnologie digitali che trovano impreparate le famiglie, spesso lasciate sole nella lotta contro il bullismo. 

Il cyberbullismo non è un problema solo della famiglia, ma della Polis, che rappresenta il carattere di chi la vive e la abita. La scuola come il teatro, il tribunale dei minori come i servizi sociali, sono tutti coinvolti nella lotta al cyberbullismo, condividendo un vero progetto formativo ed educativo del cittadino digitale per il qual si prefigura una società diversa dalla nostra.

Il 7 febbraio, giornata nazionale di lotta al bullismo e al cyberbullismo, è stata tutta la città ad essere blu, un contributo per ripercorrere l’origine dell’iniziativa della campagna nazionale ideata dal MIUR e denominata “Il nodo blu contro il bullismo”

prossimi Appuntamenti

1 ott

LABPERM /Domenico Castaldo

LE PECORE DELLA LUNA

1, 2, 3, 4, 5 ott

con Domenico Castaldo, Marta Laneri e Zi Long Ying del LABPERM

OPEN PRACTICE OPEN MIND IN LIVING BODY

2 ott

Carla Pollastrelli , Eugenio Imbriani

TRA RITO E PERFORMANCE: catarsi e trance