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Febbraio 2022

Non sono previsti spettacoli per il mese selezionato.

immagine di copertina La guerra  spegne la luce e <br> cambia la paura

La guerra spegne la luce e
cambia la paura

Visioni
di Gigi Mangia

Il 21 febbraio ricorre l’anniversario della scoperta a Codogno del paziente uno” ed è stato l’inizio del tempo della paura dell’epidemia nel divano causata dal Corona Virus. È stata una vita di solitudine e di ricerca di notizia nei siti. La rete è stata come la nostra casa, il divano la postazione preferita da cui navigare sui social, diventando esperti di virus. La paura ci ha posseduti e vissuti, ci ha fatto sentire nudi e disarmati, come corpi vuoti senza socialità. Porteremo ancora, per molto tempo, i segni del Corona Virus che ha cambiato le nostre abitudini di vita e di relazioni sociali, rimangono ancora malattie sconosciute, come quella del “long covid”. Non siamo ancora liberi; per noi è cambiata nel divano, solo la paura. Ora dobbiamo fare i conti con la paura della guerra. Una guerra fatta con la strategia della propaganda. Tutti, dal nostro divano, abbiamo potuto leggere le dichiarazioni di guerra, giorno dopo giorno. Nei giornali e nei siti, abbiamo potuto vedere i movimenti sia dei soldati, sia dei carrarmati. Gli effetti della guerra, però, li abbiamo visti e subiti nelle bollette di luce e gas, compresi gli aumenti della spesa nel carrello ai supermercati. Una sintesi, molto efficace, è quella dell’economista Mario Deaglio che, nell’articolo pubblicato dal quotidiano La Stampa di Torino, scrive: “dalle pallottole ai bilanci di famiglia” approfondendo le conseguenze e la causa dell’aumento dei prezzi. In questa guerra fatta di incontri e di parole, l’Italia è la più penalizzata, perché dipende dal gas della Russia, per il 42% del suo fabbisogno e del grano. La paura la viviamo dal divano. Attraverso lo smartphone, ognuno di noi può leggere le dichiarazioni dei Ministri, può vedere gli incontri fatti da Vladimir Putin con i grandi Capi di Stato seduti a distanza nel lunghissimo tavolo bianco. Ancora si possono vedere i carrarmati russi, segnati con la lettera Zeta per essere riconosciuti, sia per facilitare i loro movimenti, sia per non essere colpiti. Anche nel 1968, nell’invasione di Praga in Cecoslovacchia, i carrarmati dell’Unione Sovietica erano segnati con strisce bianche per essere riconosciuti, per facilitare i loro movimenti e non essere colpiti. Nella propaganda si vede il pericolo della guerra e per passare alle armi basta una scintilla oppure una parola sbagliata. La politica della propaganda ha le leggi del tempo per essere determinante nella comunicazione. Vladimir Putin, infatti, all’indomani della chiusura delle Olimpiadi Invernali di Pechino, la sera del 21 febbraio, ha deciso di invadere con i carrarmati il Donbass pronunciando un discorso politico, teso ad esaltare la storia dell’Unione Sovietica imperialista, sostenitrice dei popoli fratelli comunisti, in particolare, dell’Ucraina. L’orologio politico dell’Europa sembra tornare nel ‘900 e l’Europa degli Stati, si scopre debole, senza una politica estera.

Ora mi domando se la guerra è ancora virtuale, oppure se è prossima ad iniziare.

La nostra Puglia è esposta ai pericoli di questa guerra perché nella nostra regione ci sono basi aeree americane.

prossimi Appuntamenti

1 ott

LABPERM /Domenico Castaldo

LE PECORE DELLA LUNA

1, 2, 3, 4, 5 ott

con Domenico Castaldo, Marta Laneri e Zi Long Ying del LABPERM

OPEN PRACTICE OPEN MIND IN LIVING BODY

2 ott

Carla Pollastrelli , Eugenio Imbriani

TRA RITO E PERFORMANCE: catarsi e trance

immagine di copertina La parola guerra nel progetto del teatro Koreja: la città delle parole

La parola guerra nel progetto del teatro Koreja: la città delle parole

Visioni
di Gigi Mangia

Immagino: la città delle parole come una tipografia dove arrivano parole per scrivere la polis del teatro su cui sventola la bandiera arcobaleno, la bandiera della pace di un teatro contro la guerra. Scrivere non è solo atto creativo, ma esperienza di crescita come, molto bene, insegnò a fare il pedagogista Mario Lodi nella scuola elementare. Le parole servono per aprire relazioni sociali e personali, per scambiare il pensiero, per riempire il silenzio. Per vincere l’inutile solitudine e per tendere una mano e fare esperienza di comunità. Per vivere in teatro.

Le città sono senza pace nel mondo. Ci sono ben 22 guerre. Nel terzo millennio si sono spesi già più di duemila miliardi di dollari per costruire nuove armi e 43 Paesi hanno sommergibili da guerra sotto le acque del mare. L’industria bellica è quella che ha il portafoglio con maggiori profitti. La guerra spaventa, causa crisi e porta paura e fame nelle città.

La guerra in corso sta cambiando pelle, diventando guerra di propaganda in rete e nei siti. L’America comunica al Mondo che il 16 febbraio la Russia farà il primo passo per iniziare la guerra contro l’Ucraina. Il Presidente Putin ha mobilitato centocinquantamila soldati ai confini dell’Ucraina dichiarandola un’esercitazione, ma se guardiamo la carta geografica ci accorgiamo che centocinquantamila soldati con mezzi da guerra blindati, non sono un’esercitazione. Fa paura. Non solo. Raccontare la guerra in rete, parlare della debolezza della diplomazia in politica è far emergere il sentimento di paura e far sentire disarmata la società civile. La propaganda della guerra ha già fatto vedere il trionfo dei profitti con l’aumento del gas e del petrolio a danno dei cittadini.

Quale strada potrebbe evitare il succedersi di una guerra come quelle del ‘900 in Europa? La fiducia e il risveglio dei giovani, di coloro che vengono dal futuro e possono scrivere, con parole nuove, una città senza guerra, la polis del dialogo, del coinvolgimento di tutte le arti per narrare una città senza paura, capace di offrirsi attraverso l’ascolto e la scoperta dell’Altro.

La guerra è inutile, non risolve, ma crea problemi, per questo la città delle parole deve cancellare la guerra dal suo vocabolario.  Il teatro chiede di scrivere parole di pace per arrivare al riconoscimento del disarmo nucleare riconosciuto da tutti gli Stati. Avere città senza la paura della guerra non è utopia, ma un impegno per narrare il futuro delle nuove generazioni e il loro desiderio di vivere tempi di pace.

prossimi Appuntamenti

1 ott

LABPERM /Domenico Castaldo

LE PECORE DELLA LUNA

1, 2, 3, 4, 5 ott

con Domenico Castaldo, Marta Laneri e Zi Long Ying del LABPERM

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TRA RITO E PERFORMANCE: catarsi e trance