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Ottobre 2022

Non sono previsti spettacoli per il mese selezionato.

immagine di copertina Il paesaggio, la crisi dell’uomo, la perdita dei diritti

Il paesaggio, la crisi dell’uomo, la perdita dei diritti

Visioni
di Gigi Mangia

Il 30 ottobre per le regioni del sud Italia, Puglia, Calabria e Sicilia, è stata una giornata di sbarco di profughi. Hanno toccato terra in 700, 63 in barca a vela sono sbarcati nel porto di Santa Maria di Leuca, fra di loro c’erano donne, minori e minori non accompagnati. In questi giorni, attraverso la televisione, abbiamo potuto vedere nella sala mortuaria del cimitero di Lampedusa, 16 bare. 6 erano bianche di bambini, 2 di gemelli di 25 giorni, morti a causa del freddo e del vento di mare che consuma la pelle. Sono immagini che descrivono il cambiamento profondo del paesaggio umano già narrato nelle pagine di Alessandro Leogrande. Nel libro “la frontiera” è descritta la crisi del paesaggio umano dove notare la grande differenza delle persone che hanno diritti rispetto a quelle senza diritti. Dei senza diritti noi non abbiamo interesse, non avvertiamo il dramma della vita senza la cittadinanza di rischiare la vita per fuggire dalla guerra. Noi non sentiamo il grido disperato della loro accoglienza. Con l’arma dell’indifferenza, con l’occhio dell’egoismo, voltiamo le spalle e percepiamo come necessari i campi profughi dove la violenza annulla la persona. Nei social possiamo notare la violenza delle torture subite da un giovane di 17 anni nel campo profughi in Libia di Tripoli. I migranti nei campi non hanno nome come non hanno nome nella morte nel mare; i migranti sono corpi di scambio di un capitalismo sporco e inumano. I disperati abitano e vivono un paesaggio umano, dove i diritti della persona sono cancellati. Infatti il corpo del giovane Abdal, torturato nei campi di tripoli è usato come ricatto di denaro rispetto ai familiari. Le convenzioni, le carte dei diritti umani, non sono più riconosciute e rispettate, se sono i governi i primi a non rispettarle. Infatti i Libici ricevono finanziamenti dall’Italia e dall’Europa per tenere chiusi nei campi i migranti e violentarli. Con quale diritto, il ministro degli interni Matteo Piantedosi, del governo di Giorgia Meloni, sequestra le navi ONG cariche di Immigrati tra i quali 10 ragazzi sui cui corpi sono evidenti i segni di violenza e di pestaggi e torture che hanno subito e che necessitano quindi di essere curati e assistiti. In Italia verso gli immigrati ritorna la politica dei poeti chiusi per affermare la sicurezza e la legalità: la politica della lega di Matteo Salvini il cui motto è “prima gli Italiani “. I valori della gerarchia fra le classi sociali è stata al fondamento del fascismo. Il grande esecutore della gerarchia fu Benito Mussolini. Nella rivista: “la Gerarchia” di cui il duce fu direttore possiamo leggere attraverso i suoi interventi e capire il comportamento del fascismo in particolare nella sua politica di violenza verso i lavoratori. Il paesaggio umano del terzo millennio vede la divisione dei diritti, cittadini contro esclusi, cioè le persone senza cittadinanza. Non ci può essere pace senza uguaglianza; non ci puó essere futuro senza cittadinanza, civiltà senza libertà. Ora è il tempo per la politica, per la scuola, per l’arte, per la musica e il teatro , per tutti di lavorare, per promuovere un nuovo umanesimo dove le mani non devono servire per costruire barriere, per costruire armi per ammazzare, ma costruire città per includere ,scuole per studiare, giardini per far giocare i bambini. Chi evita la morte di un bambino salva il mondo, perché la forza di un bambino è quella di essere libero di giocare in un mondo che cancella nelle relazioni la violenza

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1 ott

LABPERM /Domenico Castaldo

LE PECORE DELLA LUNA

1, 2, 3, 4, 5 ott

con Domenico Castaldo, Marta Laneri e Zi Long Ying del LABPERM

OPEN PRACTICE OPEN MIND IN LIVING BODY

2 ott

Carla Pollastrelli , Eugenio Imbriani

TRA RITO E PERFORMANCE: catarsi e trance

immagine di copertina Hijab

Hijab

Visioni
di Gigi Mangia

Il Rifiuto di indossare il velo lo Hijab non è solo un atto di ribellione è di più, è l’inizio di una rivoluzione

Nell’intero Iran le donne si spogliano degli “hijab” dando fuoco ai veli e si tagliano i capelli in segno di protesta contro il regime che reprime le loro libertà. La protesta è iniziata con la morte della giovane Masha Amini ed è proseguita con la morte della giovane liceale Asra Panahi, uccisa dalle mani della polizia morale per essersi rifiutata di cantare l’inno nazionale e per arrivare all’anziana donna (di 80 anni) Gohar Eshghi, la quale si è spogliata del velo, mostrando la foto del figlio ucciso dal regime. Il Kurdistan iraniano è stato il primo terreno di scontro delle giovani donne. Le proteste contro il velo hanno superato presto i confini della regione: dalla provincia del Gilan, a quello di Yazd , per arrivare alla capitale Teheran. Così è cresciuto il conflitto fra le donne e la polizia. Le scuole e le università sono diventate luoghi di duri scontri, ma le donne non sono state lasciate sole nella lotta, a loro infatti si sono uniti i giovani e le donne anziane.

A questa lotta si sono uniti gli artisti, i poeti, la musica e il teatro. La lotta contro il velo ha unito più generazioni ed è diventato un movimento internazionale. Il corpo delle donne è al centro della protesta che prende forma per le strade dell’Iran e si arriva poi nei canali social. I falò del velo illuminano le notti dell’Iran ed indicano con forza il diritto delle donne del proprio corpo, il quale non è nella disposizione dei maschi, dello stato, della religione: è della donna. Le donne bruciano il velo e lo sventolano nel vento come se fosse la bandiera della libertà del loro corpo. Il corpo, infatti, è vita e libertà. La ribellione contro il velo, iniziata con la morte di Masha Amini, si carica di significato politico e coinvolge tutte le donne dell’ Islam e vede la partecipazione di molte generazioni di donne, per questo forse è il tempo di parlare dell’inizio di una rivoluzione contro un assurdo costume medioevale che nega alle donne di essere libere di vivere il proprio corpo. Le rivoluzioni non si affermano con le guerre e le armi, ma con le lotte delle classi sociali che contestano e non riconoscono il potere. Coi falò del velo delle giovani donne iraniane la festa dell’8 Marzo del ‘900 cambia significato, non è più quella del lavoro ma quella del diritto di avere rispetto del corpo, del ruolo e soprattutto delle donne, a vivere la vita con il viso scoperto e con gli occhi per vedere e godere del paesaggio del mondo.

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Carla Pollastrelli , Eugenio Imbriani

TRA RITO E PERFORMANCE: catarsi e trance

immagine di copertina Mahsa Amini

Mahsa Amini

Visioni
di Gigi Mangia

Per il governo iraniano la giovane Mahsa Amini è morta perchè aveva un tumore. È una notizia falsa, incivile, assurda che oltre a negare le responsabilità offende la verità di cui l’Iran ha paura. Mahsa Amini è morta perchè è stata massacrata di botte. La sua morte ha acceso la rivoluzione delle giovani donne infatti in Iran sono in mobilitazione i licei, le università per lottare per i diritti fondamentali che l’Iran non vuole riconoscere alle donne. Questa lotta assume un grande valore politico e culturale perchè chiarisce il principio che il corpo delle donne è delle donne e non è della religione, dei maschi, dei tiranni. La morte di tante donne e giovani non sarà inutile perchè è nato finalmente un movimento che afferma il principio del diritto di vivere la vita libera senza essere costrette a subire la schiavitù, l’emarginazione, l’annullamento della persona.

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