Calendario

Dicembre 2023

Non sono previsti spettacoli per il mese selezionato.

immagine di copertina Pausa pranzo a Koreja<br>la ricetta di Laura

Pausa pranzo a Koreja
la ricetta di Laura

Ricette
di Iole Zaccaria

VELLUTA DETOX DI FINOCCHI CON CROSTINI MEDITERRANEI

Forse non sapete, cari lettori, che il teatro Koreja è una seconda casa per chi lo vive, mancano solo i posti letto – ah no, ci sono anche quelli – e in ogni casa che si rispetti non può mancare quel caldo accogliente luogo in cui ritrovarsi a mangiare. Quale immenso piacere è condividere il pranzo?

A Koreja questo momento è fondamentale, così ogni giorno al suono del gong – se ve lo state chiedendo sì, c’è davvero – da ogni angolo del “cantiere” un flusso di persone affamate migra verso la caffetteria pronta ad assalire Laura, la cuoca di Koreja.

Che si mangia? Oggi vellutata di finocchi per tutti! Gradite un piatto anche voi? “Aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più”… partiamo!
Un caldo e cremoso assaggino per circa 10 persone.

Per la vellutata:

  • 4 finocchi
    1 cipolla rossa
    2 kg di patate
    olio evo
    sale
    panna per guarnire
  • Per i crostini mediterranei:
  • 2 baguette
    10 foglie di salvia
    2 rametti di rosmarino
  • olio evo

Lavate con cura i finocchi e con una sforbiciata tagliate le punte più dure. Pelate le patate e mondate la cipolla. 

Armati di coltello e tagliere, riducete in fette non troppo spesse i finocchi e metteteli da parte.Stessa cosa per le patate tagliate a cubetti.

In una padella capiente versate un abbondante filo d’olio e la cipolla tritata grossolanamente. Fate rosolare per un paio di minuti, quindi aggiungete le patate. 

Lasciate insaporire per un minuto e unite anche i finocchi. Aggiungete due pizzichi generosi di sale che aiuteranno le verdure a rilasciare la loro acqua e coprite con un coperchio. Cuocete a fuoco medio per circa 20 minuti mescolando di tanto in tanto. Se le verdure dovessero asciugarsi troppo, aggiungete mezzo bicchiere di acqua o brodo.

Dedicatevi ora ai crostini.

Preriscaldate il forno a 200° in modalità statica.

Tagliate a cubetti il pane e disponetelo su una teglia ricoperta da carta forno. Insaporite i crostini con rosmarino e salvia sminuzzate e un filo d’olio. Fate dorare in forno per 6/7 minuti.

Nel frattempo i finocchi e le patate saranno cotti, quindi frullate con un mixer ad immersione sino a rendere la vellutata cremosa. 

Aggiungete un giro d’olio e frullate ancora per un minuto.

Servite in una ciotola e guarnite con panna e crostini.

Buon appetito dalla cuoca Laura e da tutti noi di Koreja!

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immagine di copertina Il presepe dei pescatori del Capo di Leuca

Il presepe dei pescatori del Capo di Leuca

Visioni
di Gigi Mangia

Il Presepe dei pescatori del Capo di Leuca è un presepe diverso dagli altri: è semplice, è spoglio dalla retorica della bellezza narcisistica cristallizzata dagli anni, ed è lontano dall’autorità della fede degli altari.

È un presepe all’aperto, davanti al Santuario e la natività è su di una barca distrutta dalla forza delle onde del mare. È circondato dal mare sulla terra sospesa nel cielo. Non c’è silenzio, la voce è quella del mare, il freddo è quello del vento, il sapore dell’aria è quello del sale. La barca ci porta a scoprire la memoria dei viaggi dell’uomo negli anni lontani, ai miti ed ai favori degli Dei nel destino dei migranti. Fra le straordinarie collezioni archeologiche del museo Castromediano c’è una pietra su cui si nota il disegno di una barca, da un lato e dall’altro alcune lettere dell’alfabeto e poche parole.

Nella storia d’Europa, il Capo di Leuca è stato un ponte di passaggio e di transito di anime della civiltà dei valori, della fede e della filosofia. La terra di Leuca è coinvolta nella lotta delle tenebre contro la luce e nella fatica di vincere la paura del buio per trovare la luce e quindi raggiungere la terra, dove poter abitare. Su quella pietra antica possiamo trovare una delle chiavi per aprire le porte del passato e unire le parole al pensiero, dando inizio alla nostra storia fatta di accoglienza di ricevere l’altro e dividere con lui il pane.

Il pastore, nel presepe sulla barca, non porta doni, ma una pecora per avere latte e lana per combattere la fame e difendersi dal freddo. Ho toccato con le mani la barca per sentire la creatività dei pescatori con cui hanno progettato il loro presepe, soprattutto per sentire la loro esperienza del mare e la loro sensibilità di soccorrere i disperati. Poi ho fotografato per documentare con la fotografia tutto il dolore di chi rischia la vita sfidando la morte, per avere un futuro e trovare una terra in cui vivere il tempo.

Nel 2023 la fuga dei migranti dalla guerra e dalla schiavitù è stata inarrestabile ed in aumento verso l’Europa. E i morti sono stati 2271, 8 per ogni giorno. I migranti non hanno casa, non fanno il presepe e non festeggiano il Natale…

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immagine di copertina U presèpiu è ‘nna questione fra tterra e cielu

U presèpiu è ‘nna questione fra tterra e cielu

Visioni
di Gigi Mangia

È NNATU

Scinde nu friddu jancu comu nive
e nne ‘ncaddara l’anima te scelu
mentruttantu ‘a tramuntana nchiana
cu ppuliza le stelle te lu celu

Poi se dduma lu core te sparanza
‘llucìscene vagnuni e ppecurari
se pàrtene li Rre pe’ la crianza
e lla terra se nzura cu lli mari

È nnatu e già lu sàpene a ‘gna bbanda

ha nduttu ‘na via nova te culori
‘impastata te nnucenza e dde pardunu
fra ll’àngili bbabbati a unu unu
cu lle cumete ricche t’addhri amori.

Giuseppe Greco

È Natale, festa in tutto il mondo. In tutte le case si fa il Presepe, rinnovando l’insegnamento di San Francesco iniziato 800 anni fa. L’ uomo cammina ancora, cerca smarrito la pace, si sente orfano di umanità. L’ uomo ha perso la capacità di guardare la Natura, di trovare nei suoi occhi l’azzurro del cielo, di sentire sulla pelle il sapore del mare. Natale è tempo di Pace, utile per accendere il desiderio di avere un futuro migliore, un sogno d’amore. Auguri a tutti di un felice Natale e per il nuovo anno che verrà.

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immagine di copertina Lo sfregio del volto della donna

Lo sfregio del volto della donna

Visioni
di Gigi Mangia

A Palma di Montechiaro, paese poco lontano da Agrigento, Rosario Gioacchino Morgana, di 48 anni, ha sfregiato con l’acido il volto della moglie, la quale era tornata a casa per prendere i suoi abiti.

La donna aveva già denunciato l’uomo per violenza ed era in un centro protetto. Non è il primo uomo violento che sfregia con l’acido il volto della donna, perché é un comportamento violento che si ripete ed ha radici culturali profonde.

É il modello più violento del patriarcato nel costume sociale della storia quello che porta l’uomo a declinare il senso di superiorità del maschio sulla donna, al suo essere primo padrone esclusivo del corpo femminile e del godimento della sua bellezza del corpo inteso come carne.

La pulsione del possesso, fondata sulla forza porta l’uomo patriarcale all’incapacità di non essere capace di perdere e quindi a usare la violenza e l’odio come bisogno di distruggere, sfregiando il volto della donna, la bellezza della sua identità unica ed esclusiva raccontata con gli occhi profondi e affascinanti nel suo modo di guardare dove emerge la bellezza del volto e creatività emotiva del parlare con gli occhi senza usare le parole.

La bellezza del volto della donna é all’origine dell’invidia della violenza del maschio, il quale lo porta a sfregiare il volto e fissare così nel volto sfregiato, la bandiera della sua vittoria. L’uomo violento si nutre e vive dell’odio verso la donna, che una volta ferita e per sempre sfregiata non avrà mai più amore ma solo solitudine e miserevole comprensione. Lo stupro e lo sfregio del volto del corpo della donna, sono le forme di violenza che non possono avere perdono, ma solo condanna: sempre, sempre, sempre! Con tutta la nostra forza.
Il 10 dicembre é la giornata Internazionale della proclamazione dei diritti universali proclamati dall’ONU, dedichiamo questa giornata alle donne alle quali sono negati diritti fondamentali, dalla libertà al rispetto del loro corpo e alle bambine dell’Afghanistan alle quali é negata la scuola appena arrivano le mestruazioni quindi l’istruzione, il diritto fondamentale alla formazione affettiva ed intellettiva.

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immagine di copertina Lettera aperta<br>Con più cultura si vince la violenza.La paura del buio

Lettera aperta
Con più cultura si vince la violenza.La paura del buio

Visioni
di Gigi Mangia

l buio fa paura, quando si é soli, quando si scopre di essere deboli, di essere esposti al pericolo, di subire violenza: é la donna quella ad essere più esposta alla violenza, a subire la paura del buio, a sentirsi sola, bisognosa di protezione.

Nelle strade deserte e buie della città, si manifesta ed agisce la pulsione aggressiva del maschio violento, cacciatore di giovani donne. Il buio della città é silenzio vuoto, abitato da ombre mute, nelle piazze con le Chiese mute. Se chiedi aiuto nessuno ti risponde. Senza luce la paura disorienta la donna, la quale perde le forze e diventa facile preda del maschio, lupo nella notte.

C’é una letteratura ed una sociologia falsa e faziosa, che lega l’origine della violenza sulle donne ed il femminicidio alle periferie, e colpevolizza le donne ritenute imprudenti perché le frequentano di notte. É la paura del buio quella che cancella e nega la libertà e la sicurezza alle donne ma é la politica che non vede e colpevolmente ignora il problema colpevolizzando la donna.

La perdita del rispetto di sicurezza e di essere libera nelle donne, di non essere insultate, apostrofate, di non essere percepite carne per i maschi, lupi di notte, è un modello sociale e culturale che deve essere affrontato con tutti i soggetti che partecipano al governo della città.

Bisogna lottare per disegnare una città libera dalla paura del buio e garantire a tutti la libertà e la sicurezza lontana dai pericoli per le donne ed in particolare per le persone disabili, le quali sono più esposte al pericolo della violenza. Bisogna trovare le parole del dialogo e i valori morali per rinnovare i nostri comportamenti. Si deve muovere la politica e non basta il coinvolgimento della scuola chiamata al compito dell’educazione dei sentimenti.

Serve un impegno straordinario, come é quello di realizzare un Welfare sociale e culturale coinvolgendo: i teatri, i musei, le biblioteche, il cinema, lo sport e l’università per superare il narcisismo del soggetto perfetto, lucido, curato con le creme di bellezza, ma vuoto nei valori, schiacciato dal presente, vissuto nei social attraverso i meme.

Manca il dialogo si é spenta l’empatia, si é perso il piacere della cura e della simpatia, dell’amore del volto dell’Altro. La città rappresentata nei social é consumo senza vita ed ha perso la forza di guardare al futuro, infatti la nuova generazione Z é triste, ansiosa, schiacciata dal dramma e dalla paura di avere come prospettiva anni difficili di vita. La vita della città é ferma, senza colori, perché si é spenta l’utilità del vivere sociale felice. La cultura insegna a vivere il tempo e a non avere paura di invecchiare. La città senza cultura é un deserto, il pensiero é vuoto senza la luce quando il cielo perde la poesia, trionfa la paura.

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