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Ottobre 2024


28 apr

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immagine di copertina I giovani penalizzati dalla legge finanziaria

I giovani penalizzati dalla legge finanziaria

Visioni
di Gigi Mangia

I mercati promuovono il governo. Lo spread infatti è stabile e causa effetti positivi sugli interessi sul nostro debito pubblico.
Il fondo monetario internazionale invece invita l’Italia ad avere più coraggio per ridurre il debito pubblico facendo le riforme necessarie.

Al contrario i giovani sono i più penalizzati dai tagli lineari della legge finanziaria del ministro Giancarlo Giorgetti la cui discussione inizierà alla camera dei deputati la prossima settimana. Gli studenti universitari sono riuniti in assemblea per preparare momenti di lotta, compresi gli scioperi contro la proposta del governo insufficiente e negativa.

Anche i rettori dell’università sono scontenti e sono pronti ad assecondare i loro studenti. La ministra Bernini taglia i fondi della ricerca e rende il futuro dei ricercatori un precariato a vita. Il ministro della scuola del merito Giuseppe Valvitara, invece di ridurre gli alunni nelle classi, riduce gli insegnanti: la scuola infatti perderà nel 2025 ben 5647 insegnanti ed oltre 2600 figure del personale ATA. Lo stipendio dei dottorandi di ricerca è misero, infatti per i più fortunati è di 1200€: senza l’aiuto della famiglia per loro continuare a studiare sarebbe veramente impossibile.

Il mondo della ricerca ha perso nel nostro paese ben 15000 ricercatori, i quali sono andati tutti all’estero dove lavorare, essere rispettati e riconosciuti dalle università non è un regalo ma un vero riconoscimento.
Un Paese con il nostro, che non crede ai giovani, e li perde e che non investe nella scuola e nella cultura mi chiedo come potrà affrontare i grandi cambiamenti epocali del nuovo modello di sviluppo, in particolare come potrà superare la grande crisi mondiale? Mi chiedo ancora perchè non riusciamo a capire che la competitività e lo sviluppo come anche i vantaggi e il progresso sociale cominciano già nelle biblioteche, si sviluppano nella ricerca, si affermano nelle università dove si discute del futuro che vogliamo essere.
Il grande limite della politica dell’Italia è quello di perdere i giovani e di non saperli ascoltare.
Dalla nostra parte la volontà di ascoltare c’è ed è sincera, ma mancano peró le condizioni per fare il cambiamento. Noi siamo teatro, siamo teatro di incontro, di dialogo, siamo la casa di parole per narrare e proporre visioni…

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Sentire senza vedere: un modo diverso per vivere il paesaggio

Visioni
di Gigi Mangia

La natura umana dell’uomo è quella di essere ecologia. La poesia del poeta Giacomo Leopardi, inizió in un modo nuovo di fissare una ecologia culturale capace di valorizzare i sentimenti, come forza straordinaria della mente, come visione del pensiero. Con il Leopardi, l’ecologia diventó tempo di vita, di appartenenza come esperienza dei luoghi proiettati nell’immaginazione. È profondo e sincero il sentire del poeta quando nel canto “l’infinito” scrive : “sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dall’ultimo orizzonte il guardo esclude.” 

Il poeta sente e vive nel corpo il paesaggio del suo tempo abitato, lo sente caro, lo vive sereno, lo rende unico nell’immaginazione. Le parole dei versi del poeta Leopardi non sono parole degli occhi indifferenti alle emozioni, ma sono parole ricche di pensieri aperti verso orizzonti senza colori. Così scrive il poeta: “Ma sedendo e mirando, interminati spazi di la da quella, e sovraumani silenzi e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura.”

Il pensiero del poeta è come il vento, segue la voce delle foglie in cui si riconosce e non si spaventa.” Così tra questa Immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare.”

Giacomo Leopardi ha vissuto una vita difficile, complicata ma il dolore e le difficoltà sono state i valori e la sua diversità che lo hanno portato a maturare una visione, una filosofia di un pensiero ecologico che prende per mano l’uomo e lo accompagna lungo le strade del pensiero dove scoprire la sua natura tormentata… 

Credo che la poesia di Leopardi sia molto attuale perchè facilita la ricerca, promuove la conoscenza dell’uomo e porta il teatro ad approfondire e a rappresentare la fragilità e il dolore dell’uomo nella tristezza. In Puglia il festival dei sentimenti che si tiene in Val d’Itria tra i comuni di Alberobello, Ostuni e Cisternino, si è occupato del pensiero come ecologia grazie al contributo di esperti e di importanti intellettuali come Stefano Mancuso.

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immagine di copertina I ragazzi si sentono fragole nel deserto

I ragazzi si sentono fragole nel deserto

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di Gigi Mangia

Oggi Marco Rossi-Doria, in un suo articolo pubblicato nel quotidiano “La Repubblica”, si occupa della fragilità dei ragazzi, della loro emarginazione sociale, della mancanza di dialogo, del bisogno di essere ascoltati. Marco Rossi-Doria è fra gli studiosi più attenti e più vicino al mondo degli adolescenti, grazie anche al suo impegno di maestro di strada.

Una ragazza di 14 anni, seduta su di una panchina verde, intervistata dice: “noi ragazzi ci sentiamo soli, non siamo ascoltati, viviamo come fragole nel deserto e sentiamo di non avere un futuro”.

In questi giorni alcuni esperti, come lo psichiatra Massimo Recalcati, hanno approfondito le cause delle fragilità dei giovani, del ruolo della scuola, delle responsabilità della società, della politica assente e soprattutto incapace di ascoltarli. La risposta alla crisi sociale  ed esistenziale dei giovanissimi è stata quella della riflessione del dissenso.

Il decreto infatti del governo “sicurezza” prevede ben 20 nuovi reati come il divieto di manifestare, di occupare le strade, le scuole, le università, di sporcare i monumenti, infine il 5 in condotta con la bocciatura. È questo il modello di politica illiberale che, invece di ascoltare gli studenti preferisce reprimere offrendo solo  il carcere. I ragazzi sono vivi, sentono sulla loro pelle per intero la crisi che sta portando cambiamenti profondi nel mondo della scuola, del lavoro, della vita sociale.

Il futuro appartiene ai giovani i quali lottano perchè si sentono esclusi, si ribellano perchè si sentono giudicati, si sentono sfiduciati perchè non sono creduti. Al contrario bisogna incontrare e ascoltare i giovani per progettare insieme con loro le risposte e le iniziative che bisogna finanziare per superare le gravi difficoltà del nostro tempo difficile da vivere: serve un grande progetto di cultura!

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immagine di copertina 10 ottobre >giornata internazionale della salute mentale

10 ottobre >giornata internazionale della salute mentale

Visioni
di Gigi Mangia

il 10 di Ottobre, ricorre la giornata internazionale della salute mentale per me è una ricorrenza di riflessione. Il diritto alla salute, riconosciuto dalla Costituzione, ormai è quello meno rispettato se 4,5milioni di cittadini rinunciano alle cure. La salute mentale interessa 2 milioni, e fra loro molti sono adolescenti e per di più la legge Basaglia che riguarda la cura mentale è rimasta sulla carta. La salute della mente non riguarda il corpo, ma semplicemente proprio la mente.

È una malattia difficile da vivere, socialmente complicata, perché mette in crisi i rapporti sociali e molto spesso i rapporti nelle famiglie, lasciate sole perché sul territorio mancano i servizi alla cura della persona. La sofferenza mentale nel nostro Paese è in aumento, riguarda i giovanissimi tra i 14 e i 25 anni e le cause sono da ricercare soprattutto nello stile di vita e nella dipendenza dai social.

Oggi infatti gli esperti e i sociologi si stanno occupando di studiare una nuova malattia: la “monofobia” ancora non riconosciuta dal Sistema Sanitario Nazionale. Siamo connessi, siamo in rete ma siamo soli. Siamo lontani e siamo fuori dal tempo. Corriamo nei parchi, passeggiamo nelle vie delle città, ci sediamo nelle panchine e abbiamo nelle orecchie le cuffie e gli occhi nello smartphone. Siamo assenti anche nel paesaggio, non sentiamo le voci, non salutiamo gli amici, siamo soli nella solitudine inutile senza emozioni. É la fragilità dei giovani, vivere all’aperto con la paura di essere giudicati, di non superare l’ansia di vivere e avere rapporti reali.
C’è una sola medicina che può curare la salute della mente ed è quella della cultura della socializzazione e della partecipazione. Costa poco, solo che serve tanta buona politica.

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Io non vedo il deserto, io vedo la primavera

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di Gigi Mangia

Il nostro tempo, è il tempo del cambiamento, della rivoluzione digitale. Per noi è l’impegno di attraversare la crisi, di avere la forza per camminare, di sentire nei piedi il calore della terra, di ascoltare le voci, di vivere tutti i colori con il corpo, nelle emozioni e poi aprire gli occhi e vedere con gioia la luce che nasce ogni giorno e ci faconoscere la vita: ci stupisce!
È l’uomo che non muore, che vince il buio, supera la solitudine e vede nei fiori la sua identità che fiorisce nel profumo ed è sempre allegro. Il cammino è faticoso perchè è pensiero, è orientamento, è ricerca di parole valide per narrare la visione dell’uomo nuovo nel futuro: nella primavera della vita.

L’uomo è unico come è unica la sua psiche. La sua identità sviluppa l’Io della mente e l’Io della socialità.

L’uomo è comunità: vive con gli altri e socializza la conoscenza delle scelte. L’uomo non è mai solo, è sempre in comunità. Il teatro è comunità: è incontro e sviluppa sempre narrazioni, divisioni dell’anima che cerca nei poeti e nei miti la felicità di credere che la cultura insegna sempre a vivere e fa crescere le capacità di amare l’altro.
Il teatro è il cuore nobile della città perchè la fa sognare, l’aiuta a crescere, la porta ad avere visioni attraverso la cultura la quale disegna il futuro felice della città in cui nessuno è solo e nessuno deve avere paura.
Contro la morte che viene dal cielo, il manifesto di strade maestre 2024-25, curato da Big Sur nella grafica e dalla foto di Paolo Ventura propone l’uomo-uccello in volo. È una figura surreale, libera di volare sulla terra, senza meta, nel cielo, dove sognare, con la forza della creatività, il futuro libero come da sempre fa il teatro nella sua lunga storia.

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L’intelligenza artificiale cambierà anche la scuola, ma come?

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di Gigi Mangia

In un college “David Game College” del Regno Unito, l’insegnamento sarà assegnato completamente all’intelligenza artificiale, senza gli insegnanti. Si tratta di una scuola privata di Londra e la retta di frequenza é 27mila sterline pari a 32 mila euro.

Il “David game college” é il primo a progettare un anno scolastico senza docenti per 20 studenti. Tuttavia peró i docenti sono sostituiti da un sistema di piattaforme di intelligenza artificiale installate sui loro computer e visori per la realtà virtuale. Un insegnamento così progettato per me pone una grande domanda : l’intelligenza artificiale potrà davvero sostituire l’insegnante “umano”?

Gli esperti di intelligenza artificiale sono propositivi e convinti sostenitori del cambiamento che trova anche largo consenso fra le famiglie. Secondo loro, le piattaforme impareranno a capire in quali discipline gli studenti sono eccellenti e in quali hanno bisogno di aiuto. Le piattaforme perció adotteranno le lezioni nel corso dell’anno secondo le difficoltà. Il vantaggio per lo studente é quello che il programma delle lezioni sarà fatto su misura, relativo alle difficoltà personali nel tempo di studio. Bisogna precisare che nell’aula del College, dove l’intelligenza artificiale insegna, é presente l’esperto umano.

La classe infatti sarà supportata da 3 esperti dell’apprendimento, i quali hanno il compito di controllare il comportamento degli studenti e sono formati per fornire supporto tutte le volte che le necessità della lezione lo richiede.
Il progetto del college dell’insegnamento assegnato all’intelligenza artificiale non mi convince perché trascura l’area socio affettiva fondamentale per una crescita completa umana ed intellettiva. Ciò che viene a mancare é la verifica dell’autostima, il bisogno di relazionarsi con l’altro, di riconoscersi è di esercitare il rispetto, infine la libertà di scegliere e di decidere.

Personalmente non sono contro l’intelligenza artificiale credo al progresso ma continuo ancora a credere che: il compito della scuola non é quello di riempire le teste, bensì quello di formarle.

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