Una canzone per me
Parole scelte del Liceo "Virgilio -Redi" di Lecce
Visioni
di Giulia Falzea
La voce è corpo senza braccia e senza gambe. La sua pelle è fatta di sfumature personali, è un mondo di accenti e di espressioni familiari. A volte la voce tradisce il pensiero e restituisce parole che non si volevano dire. Irene, Marina, Alessia, Martina, Aurora, Irene e Gloria le ritrovo per la quarta volta su una piattaforma di comunicazione in cui la voce si spezza e diventa acidula, si elettrifica, va veloce o rallenta. Ma ritrovo le loro voci, quelle che ho lasciato in una palestra del Virgilio Redi di Lecce, e cerco di farmi regalare un po’ di meraviglia. Per prima cosa respirano forte, l’aria passa dal naso e va alla bocca, poi emettono un suono, tutte le vocali che storpiano benevolmente il volto in modo diverso: AEIOU, lo ripetono per farsi coraggio e poi interrogano le erre e lo sfregamento sordo delle corde vocali. Sono pronte. Le ragazze hanno scelto pezzi di canzoni che da una parte ricordano loro il senso del _nostos_, inteso come nostalgia e come il ritorno nel viaggio di Ulisse, dall’ altra sono canzoni che descrivono il loro “stare”, il loro vivere e lasciarsi vivere da un tempo fermo. Le ascoltiamo: c’è De Andrè, anche se hai sedici anni nel 2020, e ci sono canzoni turche e parole d’amore in spiaggia e aeroporti solo immaginati. Poi le cantano, come se fosse una canzone sola, e la voce prende il corpo dei loro volti bellissimi mentre si regalano una canzone per sé stesse, una canzone per me.