La necessità di interrogarsi
intervista ad Enrico Castellani e Valeria Raimondi
Interviste
di Annarita Risola
Enrico Castellani e Valeria Raimondi sono i fondatori di Babilonia Teatri, che si distingue, sin dal 2005, anno della sua nascita, per un particolare modo di raccontare la realtà e per una tecnica ritmica del parlato, che a tutt’oggi ne è la loro cifra stilistica. Tanti gli spettacoli realizzati, e altrettanti i premi e i riconoscimenti ricevuti, tra i quali, il Leone d’Argento alla Biennale di Venezia nel 2016, due premi UBU nel 2009 e nel 2011; il Premio Hystrio alla Drammaturgia nel 2012; la nomination al Premio Ubu, per lo spettacolo “Calcinculo” per il migliore nuovo testo italiano o scrittura drammaturgica e per il miglior progetto sonoro/ musiche nel 2018.
Sabato 30 Ottobre 2021, a Lecce, all’interno della XXV Edizione di Strade Maestre, un progetto di Koreja, presentano, curandone la regia, Mulinobianco Back to the green future, uno spettacolo con Ettore e Orlando Castellani, due giovanissimi attori, nonché loro figli che, con precoce spirito critico, pongono osservazioni sul futuro, con un linguaggio contemporaneo ed un uso giocoso della tecnologia.
Ad Enrico Castellani e Valeria Raimondi abbiamo posto le seguenti domande:
D: Come nasce l’idea di questo spettacolo e come è stato elaborato il suo processo creativo?
R: Mulinobianco nasce da lontano, si potrebbe forse dire che nasce con Ettore e Orlando. Alcune prese di coscienza le dobbiamo a loro, è stata la loro nascita che ha fatto sorgere in noi alcune domande che hanno a che vedere col nostro modo di abitare il pianeta che ci ospita e che nessuno, se non noi, ha determinato che sia di nostra proprietà. Il processo creativo ha visto prima una parte di studio e di approfondimento
sui temi che lo spettacolo tratta e poi ha seguito il per noi consueto
ping-pong tra palcoscenico e tavolino, tra ideazione e messa alla prova in sala, tra pagina scritta e parola detta, la consueta dialettica tra pensiero e teorico e scontro pratico coi tempi e le logiche del teatro.
D: Il vostro linguaggio ritmato e diretto, mediato dalla personalità dei giovani attori è frutto di una volontà o di una libertà concessa loro?
R: Ogni volta che diamo vita ad uno spettacolo la creazione è influenzata, si nutre, è determinata dalle persone che vi partecipano. Non riteniamo di avere una modalità che possa essere valida in tutte le occasioni. Abbiamo un linguaggio che di volta in volta incontra menti e corpi diversi e non può far altro che dialogare con loro; riteniamo che
questa sia una possibilità e una ricchezza, non lo viviamo mai come un limite. Così è stato anche nella creazione di Mulinobianco.
D: Come siete riusciti a conciliare il loro impegno scolastico con quello teatrale?
R: La creazione di Mulinobianco è avvenuta nel corso dell’estate 2021, quando la scuola era chiusa, quindi non c’è stata alcuna sovrapposizione con l’anno scolastico. Riteniamo poi che il teatro sia anch’esso una scuola, che segue altre logiche, ma che di certo ha permesso a noi tutti di vivere importanti esperienze.
La mucca a stelle e strisce, suppongo emuli la lupa, sebbene in questo
caso allatti solo un figlio, mentre l’altro è su di essa. Che significato avete voluto dare a questo fermo immagine?
R: Credo che a teatro le immagini siano
sempre leggibili in maniera molteplice, a prescindere da quale sia stata l’idea
che le ha originate e dal significato che l’autore intenda attribuirgli. Credo
che se lei ha visto la lupa questa sia l’immagine da conservare.
D: Nulla è casuale in Teatro…da cosa nasce la scelta delle canzoni?
R: Le canzoni per noi sono sempre parte del tessuto drammaturgico, non fungono mai da accompagnamento o da sfondo, esprimono dei significati connessi a quello che sta avvenendo sul palco, a quello che è successo prima e a quello che accadrà poi.
D: Durante lo spettacolo il testo può essere anche letto sullo schermo di un grande cellulare. Questa scelta fa sì che lo spettacolo sia inclusivo. Quanto è importante per voi concepire uno spettacolo rendendolo anche fruibile a tutti?
R: il nostro lavoro teatrale ha sempre l’ambizione di raggiungere trasversalmente diversi pubblici. Conduciamo una ricerca formale e allo stesso tempo ci poniamo come obiettivo di costruire degli spettacoli i cui contenuti possano essere fruiti da tutti. Gli spettacoli si prestano a più letture, alcune riguardano più strettamente l’ambito teatrale, altre sono direttamente connesse ai temi che lo spettacolo tratta.
D: Come in tutte le fiabe che si rispettino, in questo spettacolo c’è più di una “morale”. Quanto è importante il Teatro per veicolare messaggi educativi?
R: Noi crediamo che il teatro debba essere in grado di porre domande. Di far uscire le persone dalla sala con la necessità di interrogarsi e discutere su quello che hanno visto e ascoltato. Fino a quando riusciremo a creare dei lavori capaci di instillare dubbi, di condividere col pubblico gli stessi interrogativi che noi ci siamo posti e con i quali conviviamo, fino a quando il teatro ci permette di non girarci dall’altra parte e di tirare dritto, ma di fermarci per studiare e approfondire e conoscere, credo che avrà senso continuare a vivere e a far vivere il teatro.