Piatti da “urlo”
Critica
di Francesco Iazzi
SERVIAMO…Il MENU del FESTIVAL una (s)cena dal sapore unico
Un viaggio critico-culinario per “assaporare” il Teatro dei Luoghi Festival Internazionale 2023 in modo creativo…e senza ingrassare!
A chiusura del Teatro dei Luoghi arriva “Simona, Gangster of Art”, prima nazionale della nuova opera del genio belga Jan Fabre. Ed è un successo. Simona, interpretata dalla sensazionale Irene Urcioli, è una ladra con un intento nobile: radunare tutta la cocaina del mondo per creare la sua opera d’arte più bella, una colonna bianca su cui ergersi. E per fare ciò, per poterselo permettere, è costretta a rubare l’arte stessa: il più celebre dipinto di Munch, L’urlo. Un omaggio alla patria di Fabre è un Filet Américain, carne cruda su pane tostato, una lotta di “texture” come è la personalità di Simona, buona o cattiva, ladra con uno scopo buono. Il suo moto sul palco, i suoi balli indemoniati e i suoi tic da cocaina, alimentano il peso specifico dello spettacolo come un Waterzooi, uno stufato realizzato con gli scarti che dà sostanza. E alla fine, all’apice del suo inno all’arte perfomativa, Simona diventa arte stessa, ed è il finale perfetto: apre le mani come fosse una figura divina salendo sulla colonna. Le sue mani, spalancate in scena, ricordano la leggenda degli Antwerpse Handjes*, le “manine di Anversa” un dolce tipico della storia locale.
Antipasto
~ Filet Américain ~
Crudo di carne su pane, un sapore forte come ciò che vediamo in scena
Portata principale
~ Waterzooi ~
Uno stufato di pesce o pollo con verdure, tipico delle Fiandre
un piatto colorato come un’opera d’arte realizzato con gli scarti e i fondi di cucina più tradizionali
che dà sostanza e senso
Dessert
~ Antwerpse Handjes* ~
cioccolatini o biscotti con le mandorle a forma di mano tipici di Anversa,
la città natale di Fabre, la mente dietro una critica alla società capitalistica.
*Narra la leggenda che il gigante Druoon Antigoon imponesse un dazio su tutto il traffico che attraversava la città navigando sulla Schelda. In caso di rifiuto, il gigante tagliava la mano al capitano e la buttava nel fiume. Il centurione romano Silvius Brabo uccise il gigante, gli riservò lo stesso trattamento dando così il nome alla città, da “hand” (mano)-“werpen” (gettare). Nel 1934, su iniziativa del mastro panettiere Jos Hakker, l’Associazione Reale dei Panettieri indisse un concorso per offrire alla città una specialità culinaria. Dei 43 partecipanti, 6 proposero dei biscottini a forma di mano, ma furono proprio le “Antwerpse Handjes” di Jos Hakker a vincere
* Classe 2001, Francesco Iazzi è nato a Lecce. Si è diplomato all’I.P.E.O.A “Sandro Pertini” di Brindisi. Esperto in enogastronomia, ama viaggiare e scrivere. Attualmente studia e si sta laureando in Scienze della Comunicazione presso l’Università del Salento.