L’inno alla gioia
Visioni
di Gigi Mangia
Il 7 maggio ricorre il bicentenario dell’esecuzione a Vienna della nona sinfonia di Beethoven, la cui conclusione è : L’inno alla gioia, che il consiglio Europeo nel 1972 scelse come inno dell’Europa. La musica è l’arte dell’universalità, che non conosce barriere, confini da superare, la sua grande forza è quella di essere l’arte di tutti i popoli. La musica di Van Ludwig Beethoven fu quella che riuscì ad interpretare i sentimenti più profondi dell’animo umano e rendere universali i valori culturali del canto nella dimensione della gloria. Beethoven, con la sua musica, introducendo nella sinfonia la voce, aprì orizzonti nuovi all’Europa del romanticismo esaltando lo spirito come forza universale nel disegno della storia.
L’inno alla gioia, nella forza del coro esaltava la potenza dello spirito, dei valori dei popoli del nord Europa impegnati nella difesa della libertà repressa nel sangue dalle monarchie reazionarie. La cultura dell’Europa si fondava sulla cultura classica dell’antica Grecia, della democrazia e del diritto della città a partire dalla grande centralità di Atene nella storia dell’antichità e della città di Gerusalemme che con il muro del pianto aveva alimentato guerre di tensione fra le religioni monoteiste. L’inno alla gioia esalta e comprende i valori che sono al fondamento dell’identità dell’Europa in cui la città celeste, della fede, e la città della ragione, Atene, della democrazia e della civiltà, del diritto non sono separate, al contrario, sono le radici dell’Europa che deve completare il percorso della sua unità politica trasformandosi negli Stati Uniti d’Europa. La strada migliore che oggi abbiamo è quella di: studiare i poeti, promuovere la musica, finanziare la cultura, progettare città accessibili nei servizi culturali: teatri, musei, biblioteche, scuole; in cui non sentirsi soli, esclusi, malati, abbandonati, in lotta contro la povertà che rende inutile anche la solitudine.