MATERNITÀ: una giornata dedicata al dialogo gentile
laboratorio Giovani Sguardi
Critica
di Sabrina Console
Nella mattinata di sabato 22 marzo si è svolta, a Teatro Koreja, una tavola rotonda di grande interesse sul tema della maternità, che ha visto la partecipazione di professioniste del settore ospedaliero, del diritto minorile e non solo. Qui le esperienze personali ricevono la parola e si affermano come contributo fondamentale per attraversare argomenti di cui non si parla mai abbastanza: le tappe evolutive, attese e pressate; la denatalitá; l’adozione; la medicalizzazione e l’umanizzazione del parto; le aspettative che la società patriarcale conserva nei confronti della figura genitoriale maschile. Un momento di scambio necessario che ha anticipato la messa in scena serale dello spettacolo “Maternità”. “[…]Da un lato c’é la gioia di avere figli, dall’altro le tribolazioni per averne. Da un lato c’é la libertà di non averne, e dall’altro il rimpianto di non averne avuti. Ma i figli poi, si hanno o si fanno?” É questo uno dei primi interrogativi che pone la rappresentazione teatrale “Maternità”. Tratto dall’omonimo libro di Sheila Heti, riadattato per il palcoscenico ed interpretato da Chiara Lagani cofondatrice, con Luigi De Angelis, della compagnia “Fanny & Alexander”. In scena accade qualcosa d’insolito e stimolante: la narrazione è guidata dalle scelta degli spettatori, grazie ad un telecomandino, a cui vengono poste domande secche, pressanti, sfacciate. É cosí che si apre un ventaglio di sentieri percorribili, un’intricata ramificazione che esplora il tema della maternità, con un bagaglio colmo di dubbi, controversie e riflessioni intime. Un percorso individuale si fa atto politico, comunitario e collettivo, e la protagonista è strumento e portavoce di una pluralità di vissuti. È eccezionale l’utilizzo della scenografia; per esempio, quello di uno specchio posizionato per terra nella composizione scenica, che è in un primo momento riflesso dell’animo di Sheila, e poi diventa un fascio di luce direzionato prepotentemente in platea, un’interpellazione simbolica che rompe la quarta parete. L’illuminazione è compagna della drammaturgia, e trascina questo gioco-dialogo in una dimensione onirica, quando la protagonista si lascia andare a turbinosi flussi di coscienza, navigando tra paure e inquietudini. Il teatro, ancora una volta, si fa voce di questioni sociali e luogo di profonda condivisione.
*Sabrina Console nasce a Fasano nel 2001, si diploma al liceo scientifico “L. Da Vinci” e coltiva sin da piccola una passione per il teatro, che studia e pratica.
Attualmente è studentessa presso il corso di Laurea in Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo dell’Università del Salento a Lecce.