Calendario

Gennaio 2023


28 apr

Tourneè

immagine di copertina Si chiude il capitolo della mafia stragista , ma non è la fine della mafia

Si chiude il capitolo della mafia stragista , ma non è la fine della mafia

Visioni
di Gigi Mangia

L’arresto del latitante Matteo Messina Denaro è una grande, importante e storica vittoria dello Stato, perché finalmente si chiude il capitolo della mafia stragista, ma non è la fine della mafia.

Bisogna fare i complimenti alla procura di Palermo, al grande impegno investigativo del Procuratore Maurizio De Lucia e del Sostituto Paolo Guido come all’impegno straordinario per le qualità investigative del Generale dei Carabinieri, Pasquale Angelo Santo, per essere riuscito ad arrestare “lu siccu” Matteo Messina Denaro, mettendo fine alla sua latitanza di trent’anni. Per lo Stato è una grande vittoria contro Cosa Nostra, ma non può essere considerata la fine della mafia.

La mafia in Italia ha una presenza di oltre 160 anni e per combatterla ci sono state 17 commissioni parlamentari, ma non è stata sconfitta. Il nuovo Parlamento non ha ancora eletto la nuova commissione anti-mafia, manca la legge, ed è in ritardo. La mafia è un fenomeno complesso del costume italiano. È un processo liquido che condiziona le classi sociali. La mafia entra nella cultura, gode dei favori della borghesia, vive e fa affari nell’economia, condiziona e gestisce la grande distribuzione nei supermercati. La mafia si sostituisce alla Stato. Offre un welfare alternativo, da lavoro e si cura dei poveri e garantisce loro l’assistenza.

Oggi la letteratura racconta la mafia keynesiana, quella che è interessata alla realizzazione delle grandi opere pubbliche. La mafia, infatti, costruisce grandi opere, poi le distrugge, come fa con i ponti, le strade e gli ospedali e poi li ricostruisce. I reati della nuova mafia non sono più quelli del sangue e della lupara, ma i reati illegali di interessi economici nella realizzazione delle grandi opere che valgono miliardi. La mafia keynesiana, infatti, è eserta nel prendere gli appalti, è specializzata nella cura dei rapporti con la pubblica amministrazione, sa fare affari con la politica e le banche compiacenti. La mafia alla guida di Matteo Messina Denari è quella che segue i soldi. Il latitante di Campobello di Mazzara è il leader indiscusso di questo movimento, il quale però ha a sua disposizione una rete e mafiosi preparati negli studi fatti nelle grandi Università e quindi in grado di muoversi sui mercati finanziari internazionali. Questa forma di mafia 4.0 è la mafia digitale e dello smartphone.

Matteo Messina Denaro è l’archivio della mafia stragista di Cosa Nostra, essendo stato protagonista diretto dei grandi attentati che hanno colpito Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ed è anche la cassaforte di tutti gli affari illegali in Italia e all’Ester delle amicizie e dei rapporti. Difficilmente il mafioso parteciperà, aiutando i giudici alla ricerca della verità. Matteo Messina Denaro non collaborerà, sarà muto e non rivelerà nessun segreto. Questa considerazione nasce dalla biografia personale di Matteo Messina Denaro, fatta di sangue e di violenza senza scrupoli. Nasce anche, dalla famiglia: Don Ciccio Messina Denaro, suo padre, è stato un latitante morto in libertà però. Nella storia della mafia, la successone dei capi avviene secondo regole chiare e rigide, come una vera monarchia assoluta. La mafia continuerà e la strada dei nuovi interessi, soprattutto nell’economia, non finiranno. Bisogna combatterla quindi sui soldi. Un grande impegno in politica deve essere quello di impedire alla mafia di partecipare agli appalti, di condizionare la politica e le pubbliche amministrazioni, soprattutto di indagare quella zona grigia della borghesia mafiosa che, senza essere disturbata, continua a fare affari. In particolare, una grande attenzione va rivolta ai soldi del PNRR che potrebbe essere il piatto d’argento della mafia dei colletti bianchi.

La cattura di Matteo Messina Denaro è sui siti e nei telegiornali di tutto il mondo, ma le ombre, i dubbi, le pagine oscure e le molte domande ancora senza risposta, rimangono nella nostra storia. Le risposte spettano alla politica e in particolare alla cultura e alla scuola che devono portare il Paese verso una grande educazione legale, che metta fine alla mafia lunga di 160 anni nel costume italiano.

prossimi Appuntamenti

17 mag

Fabrizio Gifuni

Con il vostro irridente silenzio

23, 24 mag

FORTY!

Koreja in tournée

28 apr

LàQua

05 mag

LàQua

11 mag

LàQua

immagine di copertina L’anno che verrà

L’anno che verrà

Visioni
di Gigi MAngia

Tre giovani attivisti ecologisti, con vernice arancione lavabile, hanno imbrattato il muro del Senato, è un gesto che non crea nessun danno ma ha la forza di accendere il dibattito sulla crisi del clima.

Sicuramente il 2023, l’anno nuovo che verrà, non cambierà molto la nostra vita: il grande tema sarà quello di come abitare il pianeta e rispettare la natura.

Ad Otranto, Punta Palacia continuerà ad essere la finestra sul mare dove per primo si potrà ammirare il sorgere del sole. I grandi temi della transizione ecologica, del cambiamento climatico e del nuovo modello di sviluppo sono scomparsi dal dibattito politico. È ritornato l’interesse per le fonti fossili: gas, carbone e nucleare e le grandi compagnie, quindi, realizzano grandi affari con il consenso della politica. I giovani hanno poche armi per lottare e per farsi sentire, perciò ricorrono a nuovi dirompenti linguaggi, come quello di sporcare con la vernice lavabile il muro del Senato, oppure con la salsa di pomodoro i Girasoli di Van Gogh. È questa una forma di comunicazione estrema, di disubbidienza civile che mette in crisi il potere. I tre giovani di appena 20 anni, due di loro arrestati, saranno incarcerati per direttissima e rischiano di essere condannati. La politica è complice della crisi, invece di ascoltare e rispondere alle richieste dei giovani, agisce con la repressione usando il carcere come soluzione. I giovani sono il futuro e hanno il diritto di difendere l’avvenire e la tutela dell’ambiente. Lo sviluppo che noi rifiutiamo, e che molto bene conosciamo, è quello dell’ acciaieria più grande d’ Europa di Taranto, dove la fabbrica ha divorato la vita degli operai, delle donne e dei bambini. Taranto è stata dichiarata dall’ONU una delle città più inquinate al mondo. I giovani sono nel giusto, hanno ragione a lottare. Dobbiamo incoraggiarli e solidarizzare.

prossimi Appuntamenti

17 mag

Fabrizio Gifuni

Con il vostro irridente silenzio

23, 24 mag

FORTY!

Koreja in tournée

28 apr

LàQua

05 mag

LàQua

11 mag

LàQua

immagine di copertina La violenza è una brutalità sociale e all’educazione spetta il compito di superarla

La violenza è una brutalità sociale e all’educazione spetta il compito di superarla

25 Novembre giornata mondiale della violenza sulle donne

Visioni
di Gigi Mangia

La violenza subita dalle donne è un macigno che pesa sulla società, che la politica però non riesce a combattere. Questo compito è assegnato all’educazione. Le donne prendono coscienza dei loro diritti, si organizzano, lottano, diventano un movimento e trovano consenso nella cultura. Sostengono la lotta delle donne, il teatro, la musica, il cinema, la scuola, la fotografia. Finalmente le donne in lotta, contro la violenza, non sono più sole. L’informazione, i video nei social e la fotografia tagliano le unghie ai governi che non sono in grado di nascondere al mondo la violenza sulle donne, la repressione e la negazione dei loro diritti. Nelle carceri iraniane ci sono più di 15mila giovani, donne e uomini, reclusi e tenuti in condizioni disumane perché lottano per la libertà e le donne per la loro liberazione.

250 parlamentari iraniani vogliono introdurre la pena di morte per reprimere la lotta giovanile. Le scuole e le università del Paese rimangono occupate, le giovani donne non si arrendono, il movimento cresce e cresce anche il consenso politico  e culturale a sostegno della loro lotta, iniziata con la morte della giovane Mahsa Amini. Il rifiuto del velo bruciato è diventato il simbolo, la bandiera della liberazione delle giovani donne dall’Islam, fermo ancora ad una società medievale nella quale la donna era serva sottomessa priva di diritti. Il corpo della donna non è né di proprietà dell’uomo, né dello Stato, né della religione. È, invece, della donna ed è il fondamento della sua libertà. Il principio della libertà del corpo supera e annulla il modello sociale della superiorità dell’uomo sulla donna e porta tutti ad essere liberi di vivere e di sentire i sentimenti della vita. Non ci sono due umanità, quella maschile e quella femminile, l’umanità è una sola e al centro ha la persona. Il rispetto delle emozioni, la libertà di sentire, di scegliere come amare è il sentiero del futuro del nuovo paesaggio umano senza barriere, libero dei pregiudizi in cui cancellare la parola “razza” che ha dato origine al modello delle disuguaglianze.

Questo è cantiere della cultura dove tutta l’arte è impegnata per promuovere la comunità libera attraverso un patto educativo, aperto a tutte le culture. Le scuole sono chiamate a sentire questo grande impegno coinvolgendo i giovani. Sarebbe un grande gesto di fiducia e di coraggio, dedicare la giornata internazionale della violenza sulle donne, alle giovani donne iraniane, in lotta per la liberazione perché dalla loro lotta può cambiare la società in cui i diritti e le libertà sono chiari, senza ombre, riconosciuti per tutti, senza distinzione del colore della pelle, di lingua, di costume, di religione. La violenza è un macigno sociale, tocca all’educazione il compito di cambiare il modello sociale, riconoscendo a tutti la felicità di vivere e di amare.

prossimi Appuntamenti

17 mag

Fabrizio Gifuni

Con il vostro irridente silenzio

23, 24 mag

FORTY!

Koreja in tournée

28 apr

LàQua

05 mag

LàQua

11 mag

LàQua

immagine di copertina Il paesaggio, la crisi dell’uomo, la perdita dei diritti

Il paesaggio, la crisi dell’uomo, la perdita dei diritti

Visioni
di Gigi Mangia

Il 30 ottobre per le regioni del sud Italia, Puglia, Calabria e Sicilia, è stata una giornata di sbarco di profughi. Hanno toccato terra in 700, 63 in barca a vela sono sbarcati nel porto di Santa Maria di Leuca, fra di loro c’erano donne, minori e minori non accompagnati. In questi giorni, attraverso la televisione, abbiamo potuto vedere nella sala mortuaria del cimitero di Lampedusa, 16 bare. 6 erano bianche di bambini, 2 di gemelli di 25 giorni, morti a causa del freddo e del vento di mare che consuma la pelle. Sono immagini che descrivono il cambiamento profondo del paesaggio umano già narrato nelle pagine di Alessandro Leogrande. Nel libro “la frontiera” è descritta la crisi del paesaggio umano dove notare la grande differenza delle persone che hanno diritti rispetto a quelle senza diritti. Dei senza diritti noi non abbiamo interesse, non avvertiamo il dramma della vita senza la cittadinanza di rischiare la vita per fuggire dalla guerra. Noi non sentiamo il grido disperato della loro accoglienza. Con l’arma dell’indifferenza, con l’occhio dell’egoismo, voltiamo le spalle e percepiamo come necessari i campi profughi dove la violenza annulla la persona. Nei social possiamo notare la violenza delle torture subite da un giovane di 17 anni nel campo profughi in Libia di Tripoli. I migranti nei campi non hanno nome come non hanno nome nella morte nel mare; i migranti sono corpi di scambio di un capitalismo sporco e inumano. I disperati abitano e vivono un paesaggio umano, dove i diritti della persona sono cancellati. Infatti il corpo del giovane Abdal, torturato nei campi di tripoli è usato come ricatto di denaro rispetto ai familiari. Le convenzioni, le carte dei diritti umani, non sono più riconosciute e rispettate, se sono i governi i primi a non rispettarle. Infatti i Libici ricevono finanziamenti dall’Italia e dall’Europa per tenere chiusi nei campi i migranti e violentarli. Con quale diritto, il ministro degli interni Matteo Piantedosi, del governo di Giorgia Meloni, sequestra le navi ONG cariche di Immigrati tra i quali 10 ragazzi sui cui corpi sono evidenti i segni di violenza e di pestaggi e torture che hanno subito e che necessitano quindi di essere curati e assistiti. In Italia verso gli immigrati ritorna la politica dei poeti chiusi per affermare la sicurezza e la legalità: la politica della lega di Matteo Salvini il cui motto è “prima gli Italiani “. I valori della gerarchia fra le classi sociali è stata al fondamento del fascismo. Il grande esecutore della gerarchia fu Benito Mussolini. Nella rivista: “la Gerarchia” di cui il duce fu direttore possiamo leggere attraverso i suoi interventi e capire il comportamento del fascismo in particolare nella sua politica di violenza verso i lavoratori. Il paesaggio umano del terzo millennio vede la divisione dei diritti, cittadini contro esclusi, cioè le persone senza cittadinanza. Non ci può essere pace senza uguaglianza; non ci puó essere futuro senza cittadinanza, civiltà senza libertà. Ora è il tempo per la politica, per la scuola, per l’arte, per la musica e il teatro , per tutti di lavorare, per promuovere un nuovo umanesimo dove le mani non devono servire per costruire barriere, per costruire armi per ammazzare, ma costruire città per includere ,scuole per studiare, giardini per far giocare i bambini. Chi evita la morte di un bambino salva il mondo, perché la forza di un bambino è quella di essere libero di giocare in un mondo che cancella nelle relazioni la violenza

prossimi Appuntamenti

17 mag

Fabrizio Gifuni

Con il vostro irridente silenzio

23, 24 mag

FORTY!

Koreja in tournée

28 apr

LàQua

05 mag

LàQua

11 mag

LàQua

immagine di copertina Hijab

Hijab

Visioni
di Gigi Mangia

Il Rifiuto di indossare il velo lo Hijab non è solo un atto di ribellione è di più, è l’inizio di una rivoluzione

Nell’intero Iran le donne si spogliano degli “hijab” dando fuoco ai veli e si tagliano i capelli in segno di protesta contro il regime che reprime le loro libertà. La protesta è iniziata con la morte della giovane Masha Amini ed è proseguita con la morte della giovane liceale Asra Panahi, uccisa dalle mani della polizia morale per essersi rifiutata di cantare l’inno nazionale e per arrivare all’anziana donna (di 80 anni) Gohar Eshghi, la quale si è spogliata del velo, mostrando la foto del figlio ucciso dal regime. Il Kurdistan iraniano è stato il primo terreno di scontro delle giovani donne. Le proteste contro il velo hanno superato presto i confini della regione: dalla provincia del Gilan, a quello di Yazd , per arrivare alla capitale Teheran. Così è cresciuto il conflitto fra le donne e la polizia. Le scuole e le università sono diventate luoghi di duri scontri, ma le donne non sono state lasciate sole nella lotta, a loro infatti si sono uniti i giovani e le donne anziane.

A questa lotta si sono uniti gli artisti, i poeti, la musica e il teatro. La lotta contro il velo ha unito più generazioni ed è diventato un movimento internazionale. Il corpo delle donne è al centro della protesta che prende forma per le strade dell’Iran e si arriva poi nei canali social. I falò del velo illuminano le notti dell’Iran ed indicano con forza il diritto delle donne del proprio corpo, il quale non è nella disposizione dei maschi, dello stato, della religione: è della donna. Le donne bruciano il velo e lo sventolano nel vento come se fosse la bandiera della libertà del loro corpo. Il corpo, infatti, è vita e libertà. La ribellione contro il velo, iniziata con la morte di Masha Amini, si carica di significato politico e coinvolge tutte le donne dell’ Islam e vede la partecipazione di molte generazioni di donne, per questo forse è il tempo di parlare dell’inizio di una rivoluzione contro un assurdo costume medioevale che nega alle donne di essere libere di vivere il proprio corpo. Le rivoluzioni non si affermano con le guerre e le armi, ma con le lotte delle classi sociali che contestano e non riconoscono il potere. Coi falò del velo delle giovani donne iraniane la festa dell’8 Marzo del ‘900 cambia significato, non è più quella del lavoro ma quella del diritto di avere rispetto del corpo, del ruolo e soprattutto delle donne, a vivere la vita con il viso scoperto e con gli occhi per vedere e godere del paesaggio del mondo.

prossimi Appuntamenti

17 mag

Fabrizio Gifuni

Con il vostro irridente silenzio

23, 24 mag

FORTY!

Koreja in tournée

28 apr

LàQua

05 mag

LàQua

11 mag

LàQua

immagine di copertina Mahsa Amini

Mahsa Amini

Visioni
di Gigi Mangia

Per il governo iraniano la giovane Mahsa Amini è morta perchè aveva un tumore. È una notizia falsa, incivile, assurda che oltre a negare le responsabilità offende la verità di cui l’Iran ha paura. Mahsa Amini è morta perchè è stata massacrata di botte. La sua morte ha acceso la rivoluzione delle giovani donne infatti in Iran sono in mobilitazione i licei, le università per lottare per i diritti fondamentali che l’Iran non vuole riconoscere alle donne. Questa lotta assume un grande valore politico e culturale perchè chiarisce il principio che il corpo delle donne è delle donne e non è della religione, dei maschi, dei tiranni. La morte di tante donne e giovani non sarà inutile perchè è nato finalmente un movimento che afferma il principio del diritto di vivere la vita libera senza essere costrette a subire la schiavitù, l’emarginazione, l’annullamento della persona.

prossimi Appuntamenti

17 mag

Fabrizio Gifuni

Con il vostro irridente silenzio

23, 24 mag

FORTY!

Koreja in tournée

28 apr

LàQua

05 mag

LàQua

11 mag

LàQua

immagine di copertina Il Palazzo litiga, l’Italia prega

Il Palazzo litiga, l’Italia prega

Visioni
di Gigi Mangia

Mentre nel Palazzo i partiti litigano e si fanno guerra rispetto alla crisi causata dalla sfiducia al Decreto Aiuti dei grillini, l’Italia e tutta la società civile, pregano affinché Mario Draghi ritiri le dimissioni per continuare a governare l’Italia. Il 15 luglio, quando la Senatrice Castellone capogruppo al Senato dei grillini, ha dichiarato la sfiducia a Draghi, tutti i senatori grillini hanno applaudito, hanno battuto la mani e si sono abbracciati, sembrava come se si fossero librati da un incubo. Tornava negli slogan conosciuti il populismo. Anche nel Centro Destra c’è disorientamento e incertezza.

Matteo Salvini si preoccupa di marcare la Meloni per evitare che Fratelli d’Italia capitalizzi la sfiducia e l’incredulità popolare della crisi causata dai grillini. Tutta l’Italia, al contrario, fuori dal palazzo della politica, prega e sono tanti gli appelli rivolti a Mario Draghi perché rimanga al Governo. Sono i Sindaci e i Presidenti di Regione, che conoscono bene le conseguenze della crisi rispetto ai soldi del PNRR dei progetti già in essere che si perderebbero. Sono anche i sindacati, compreso Maurizio Landini della CGL e il mondo delle imprese Carlo Bonomi, a fare pressione su Draghi. Sono le capitali d’Europa e le diplomazie d’oltre America ad invitare Draghi a restare a Palazzo Chigi perché la sua figura non serve solo all’Italia, ma all’Europa e al Mondo.

È il settore della cultura, sono i direttori dei musei e dei teatri, delle orchestre e delle accademie, a fare pressione affinché il Presidente Draghi ritiri le sue dimissioni. È il momento difficile, fatto dalla crisi energetica, dalla pandemia, dall’inflazione che colpisce le fasce sociali deboli ed infine della guerra della Russia contro l’Ucraina, che impongono a Draghi di ripensare e fare un passo indietro. Le quattro righe delle dimissioni di Mario Draghi sono chiare e scritte con parole trasparenti, manca però una parola che lascia aperta una finestra al ripensamento ed è quella di “IRREVOCABILI”, quindi Draghi ritirando le dimissioni, non tradisce la parola data e non perde la faccia. Il mio invito al Presidente Draghi è quello di ripensare, orientando il suo pensiero e le sue decisioni nell’orizzonte degli insegnamenti che ha avuto da Federico Caffè, quando era studente universitario. Federico Caffè nelle sue lezioni e con i suoi libri ci ha insegnato che: lo Stato non deve mai lasciare soli i cittadini, in particolare quelli deboli che devono lottare per avere lavoro, tutela della salute e istruzione.”

La responsabilità e la soluzione della crisi è nelle mani di Mario Draghi, che saprà essere responsabile dimostrando tutta la sua capacità di essere un grande Statista per l’Italia e per l’Europa.

prossimi Appuntamenti

17 mag

Fabrizio Gifuni

Con il vostro irridente silenzio

23, 24 mag

FORTY!

Koreja in tournée

28 apr

LàQua

05 mag

LàQua

11 mag

LàQua

immagine di copertina Pensare verde, vivere la città felice.

Pensare verde, vivere la città felice.

per l'apertura del CTK Alzheimer Cafè

Visioni
di Gigi Mangia

La bellezza guarisce la mente e la libera dall’alzheimer, che non è una disabilità ma una condizione umana che interroga la città coinvolge la società, pone il problema dell’integrazione.

Il tempo è fatto dagli anni, che passano, ma gli anni passando tolgono all’uomo il mondo dalle loro mani. Il corpo si fa sempre più vuoto. I sentimenti perdono i colori, la memoria non trova più i profumi, perché sono dimenticati. La solitudine diventa vita inutile e l’emarginazione la stanza della vita senza bellezza. I ricordi non hanno più la grammatica dei sentimenti. La solitudine è la strada della fragilità, dove dimenticare anche di aver amato. Non si puó amare senza conoscere. La bellezza aiuta a conoscere, apre gli occhi, ritrova i volti, ricorda i luoghi, la mente vive del pensiero verde e dalla finestra entra il sole e l’aria del respiro imparato negli anni vissuti. L’origano e il rosmarino, il basilico e la menta, il timo e la salvia, sono sapori e profumi, sono la storia di compagnia nel piatto, sono ricordi di vita sociale.

L’alzheimer si combatte con la socialità, si vince con la bellezza della natura da cui veniamo ma ci siamo persi e ci siamo allontanati. La lontananza è la nostalgia di un fiore dimenticato.
La fragilità non è una una disabilità ma una condizione umana dell’uomo invecchiato che interroga la città e coinvolge la società impegnandola nell’integrazione. Il teatro Koreja sente questo impegno e cerca di rispondere combattendo la solitudine proponendo la cultura come cura della fragilità.

prossimi Appuntamenti

17 mag

Fabrizio Gifuni

Con il vostro irridente silenzio

23, 24 mag

FORTY!

Koreja in tournée

28 apr

LàQua

05 mag

LàQua

11 mag

LàQua

immagine di copertina Il salone internazionale del libro: “Cuore selvaggio”

Il salone internazionale del libro: “Cuore selvaggio”

Visioni
di Gigi Mangia

C’è il cuore di Alessandro Leograndre con il teatro Koreja.
Alessandro Leogrande è stato un intellettuale col cuore selvaggio perchè nei suoi libri ha saputo raccontare la vita in lotta degli esclusi, delle persone che vivono solo perchè il loro cuore è selvaggio. Alessandro Leogrande è stato l’intellettuale di una narrazione che ha saputo rispettare le parole perchè sapeva ascoltare e sentire. Rimane per noi la sua ricerca nella rivista “Lo straniero”, la sua indagine sul caporalato, la sua visione della frontiera, infine la sua lezione sull’affondamento della Kater I Rades nel canale d’Otranto, dove più di ottanta albanesi trovarono la morte annegando nelle acque nel mare che divide le due sponde. Alessandro Leogrande fu un narratore particolare di quel naufragio, perchè ebbe la capacitá di mettere in evidenza l’affondamento della nave, che non fu causato dalle forze del mare, ma dalla vedetta sibilla dello stato italiano. La responsabilità infatti fu quella del governo che per evitare agli albanesi il raggiungimento dell’Italia, non ebbe pudore nell’affondarla. È questa una macchia che pesa sulla politica ed in particolare sul governo dell’Italia, il paese che fa dell’accoglienza un’ideologia e non invece un progetto di integrazione.
Alessandro Leogrande è stato un maestro della parola e dell’ascolto, per questo era amato ed apprezzato ed è anche per questo che è ancora una voce viva nel teatro. Per Koreja portare al salone internazionale del libro Leogrande non è soltanto un grande traguardo di ricerca e di lavoro teatrale, ma è l’impegno di tenere alta la voce di chi sapeva usare le parole e ascoltare le persone.

prossimi Appuntamenti

17 mag

Fabrizio Gifuni

Con il vostro irridente silenzio

23, 24 mag

FORTY!

Koreja in tournée

28 apr

LàQua

05 mag

LàQua

11 mag

LàQua

immagine di copertina La verità nascosta

La verità nascosta

Visioni
di Gigi Mangia

Il 23 maggio per l’Italia non deve essere il giorno della ricorrenza della strage di mafia di Capaci in cui furono uccisi il giudice Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morbillo, perché è il capitolo di storia della deviazione dei servizi segreti che hanno ostacolato la verità e quindi la giustizia, sia ai famigliari sia alle nuove generazioni. Fra mafia e politica c’è stata convivenza, lo dice la sentenza di condanna per mafia del Senatore Marcello Dell’Utri. La mafia interessa anche l’economia e controlla gli appalti. Ricordiamo che ci fu chi sostenne che era necessario convivere con la mafia. Noi al contrario, sosteniamo che contro la mafia non bisogna mai ridurre la lotta ma sollecitare la società, investire la cultura, coinvolgere la scuola, il teatro dell’educazione dei giovani alla legalità. La cultura, il teatro come il cinema, sono i presidi dove conoscere la storia e dove educarsi a rifiutare l’arroganza e la prepotenza della corruzione. Sono la strada che porta le giovani generazioni a vivere e a liberare l’Italia dalla mafia che pesa nella storia e nega la verità ai giovani.

Lottare contro la mafia vuol dire, lottare per avere la verità negata; vuol dire anche onorare e difendere il sacrificio di chi ha perso la vita per aver servito lo Stato come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La loro morte ci insegna a resistere e non chinare la testa.

prossimi Appuntamenti

17 mag

Fabrizio Gifuni

Con il vostro irridente silenzio

23, 24 mag

FORTY!

Koreja in tournée

28 apr

LàQua

05 mag

LàQua

11 mag

LàQua