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Novembre 2021


28 apr

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Leggerezza e ironia, contro il silenzio che allontana sempre

intervista a Giuseppe Lanino

Interviste
di Annarita Risola

A conclusione dello spettacolo “Aspettando Manon”, per la regia di Luca Mazzone, andato in scena ai Cantieri Teatrali Koreja la sera del 23 Ottobre 2021, incontriamo Giuseppe Lanino. La storia, di cui è unico protagonista, si sviluppa all’interno di una stanza, che diventa luogo di attesa, quella di sua madre, piena di paure, pregiudizi, assenze. E’ la ricerca di un rapporto che logora, incupisce e che alla fine stupisce. La rivelazione di un’identità taciuta e a lungo fintamente nascosta, come il centrino che sa fermare il tempo e abbellirlo come può.

Volto noto della tv, Il Commissario Ricciardi, La mossa del cavallo, Leonardo Da Vinci, Lanino è anche autore de La carne è debole. A lui rivolgiamo qualche domanda, nella speranza di conoscerlo meglio.

D: Lo spettacolo “Aspettando Manon” è pieno di spunti di riflessione,
scava in profondità, lo fa con brio, perché la leggerezza non è sempre
superficialità, ma solo un espediente. Cosa ne pensa?

R: Assolutamente d’accordo. Leggerezza e ironia sono strumenti molto potenti per affrontare la vita ed anche il palcoscenico. Poi quando si parla di Sicilia e sicilianità, dove spesso il dramma è padrone, l’ironia
può farci andare avanti un po’ più spensierati. Mai inconsapevoli, però, di avere scelto di sorridere invece che piangere

D: L’identità è attestata da un documento ufficiale, ma quel che siamo
davvero non sempre corrisponde a ciò che è formalmente scritto. Il protagonista della storia, Andrea, la rivela piano piano, in attesa che rientri la madre, consapevole e convinto, nonostante tutto, delle proprie scelte. Cosa occorre alla felicità, il sostegno della società o della famiglia?

R: La famiglia è la forma di società da cui proveniamo.
Se la famiglia non ci accetta immagino possa essere davvero doloroso; posso solo intuirlo per fortuna. E più si scende nello stivale più la famiglia diventa essenziale e magari un po’ ingombrante. Siamo anche ciò da cui proveniamo e se quel qualcosa ci rifiuta, una parte di noi si stacca e galleggia in un limbo senza nome. Quindi si, da un lato la nostra identità è un concetto estremamente personale e a nessuno deve essere tolta la possibilità di autodeterminarsi, dall’altro il riconoscimento da parte dello spazio sociale in cui ci muoviamo ci aiuta a non vagare a vuoto

D: Il silenzio, utilizzato dalla madre Manon, allontana, divide,
nasconde o semplicemente prende tempo?

R: Il silenzio allontanata sempre. I non detti, le chiusure, l’isolamento dei sentimenti, creano un meccanismo di indurimento e di infelicità che si autoalimenta. Il dialogo e, a volte, anche la forte discussione mantenuta su un livello di scambio e non di semplice
recriminazione, sono l’unica arma per far crollare le nostre cieche
convinzioni.

D: Il Teatro è un luogo magico, di saperi antichi e di idee che si
contaminano, cosa ama di più, il Teatro Classico o il Teatro Contemporaneo?

R: Tutto il Teatro. Il Teatro di qualsiasi epoca parla all’essere umano. Esiste per questo. Per metterci davanti a uno specchio a osservare con distacco la nostra anima

D: Attualmente, secondo lei, il Teatro che funzione svolge?

R: Quella che ha sempre svolto, appunto. Sta al pubblico di accettare di guardarsi dentro.

D: Pur avendo una laurea in medicina veterinaria, ha scelto di
recitare e di scrivere per il Teatro, perché?

R: Perché la vita è strana e imprevedibile e, più si è giovani, più imprevedibile è. Da “grandi” con uno sguardo più maturo e maggiore
consapevolezza di se stessi, si può pensare di poter essere un po’ più autori della propria vita

D: Siamo stati tutti protagonisti di un tempo sospeso, che ci ha reso
più forti, più fragili, comunque più consapevoli del “finito”. Come ha vissuto questa esperienza e chi è oggi Giuseppe Lanino?

R: Una persona ancora più curiosa che vuole completare degli schizzi rimasti chiusi in un album

D: Ha qualche sogno nel cassetto che vorrebbe realizzare?

R: Ehhhhhhh

D: Cosa si auspica per il nuovo anno 2022?

R: Di non dover pensare se posso abbracciare qualcun*

La ringrazio per la disponibilità, per la dolcezza del suo sguardo e
per il sorriso, che con generosità ha regalato al pubblico presente.

Grazie a lei di cuore

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immagine di copertina L’avvenire è il presente

L’avvenire è il presente

Visioni
di Gigi Mangia

C’è una consapevolezza, una determinazione, una convinzione dei giovani nella scienza e nella politica che la crisi del clima, dovuta al comportamento dell’uomo, comporta la necessità di difendere la Terra, il cui impegno è globale e coinvolge tutti e soprattutto che, il diritto di avere un clima sano libero dai veleni, è un diritto internazionale irrinunciabile e non negoziabile.

Lo dicono i giovani e il Presidente Mario Draghi che li ascolta e si impegna a portare le loro richieste al G20, a Roma, il 30 e 31 ottobre. La lotta dei giovani contro l’inquinamento non è più quella del futuro, perché ormai riguarda il nostro presente. La Terra è la nostra casa, sentirla in pericolo mette ansia e soprattutto non fa vedere il futuro di una vita sociale in armonia con la Terra.

La strada della transizione verde ed ecologica non è facile. Se la pandemia ha unito gli sforzi degli Stati nella lotta contro il virus, al contrario, l’impegno contro l’energia fossile ha portato divisione perché sono troppo grandi gli interessi economici in gioco.  Nelle banche mondiali ed Europee, infatti, ci sono grandi investimenti finanziari, dipendenti dai grandi gruppi che hanno interessi in campo energetico, a partire dal gas, e grandi interessi nell’ambito della mobilità sostenibile. Tutte le grandi città sono obbligate a diventare
smart – City e ad avere un modello di mobilità sicura e sostenibile.

A volte anche le parole deludono e disorientano il pensiero. Nel PNRR si parla di ricostruzione e di resilienza, cioè di riparare i guasti del modello, di resistere ai pericoli e non invece di un cambiamento socialmente ed ecologicamente sostenibile. I giovani chiedono infatti, il cambiamento e dicono che: non c’è il pianeta B ma c’è un solo pianeta, il nostro da difendere, fermando l’inquinamento.

Le parole dei giovani hanno la forza di scrivere le decisioni del prossimo G20 a Roma, presieduto da Mario Draghi, il quale non verrà meno alle promesse fatte sul cambiamento in favore della transizione verde ed ecologica del sistema. Per Draghi i giovani sono gli attori del futuro. Nel loro cantiere lavorano gli scienziati, i ricercatori, gli artisti, i poeti e i musicisti, tutti impegnati per raccontare e progettare
il futuro nuovo che vogliamo essere.

La poesia nutre la mente e apre visioni:

“ammirare incantato

l’avvenire

stellato di sogni,

potrò quando il biancore

mattutino cesserà

di deludermi;

e la notte

m’avvolgerà di luce,

senza che il cielo

si vesta di rosa;

io godrò la musica

del silenzio

e mi parrà svenire!”.

(Carmelo Bene, Adriatica
editrice salentina, Lecce, 2009)

Per molti di noi l’avvenire è già presente: basta non avere più paura, ma al contrario, avere la forza per cambiare.

Al G20 a Roma i giovani sperano che Draghi sia protagonista di un nuovo orientamento: servono fiducia e nuovi occhi per guardare il futuro libero dagli egoismi degli Stati che rimangono prigionieri del privilegio dei vantaggi”.

Bisogna cambiare, piantare alberi per difendere la Terra.

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immagine di copertina Dante Alighieri maestro di scrittura

Dante Alighieri maestro di scrittura

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di Gigi Mangia

18-24 Ottobre, settimana dedicata alla lingua italiana e al poeta Dante Alighieri. Quale è, la forza che rende intramontabile la poesia del poeta Dante Alighieri?

La sua capacità di aver saputo mettere al centro della sua scrittura la forza creativa del poetare e la narrazione. Il poeta fiorentino è narratore di storia, di volti e luoghi della sua terra. La poesia di Dante ha una forte radice medievale che continua peró ad affascinare ancora, per la sua creatività, il nostro presente.

Il poeta Dante fu un grande studioso ed un attento ricercatore della lingua. Proprio alla lingua infatti egli dedicó il suo studio, scrivendo il “De vulgari eloquentia” in cui si chiese se il volgare fosse una lingua matura per trattare della scienza e del rapporto che la scienza deve avere con la lingua nella ricerca del comportamento dell’uomo nella vita sociale. Scrisse l’ opera in latino perchè intendeva dimostrare ed illustrare la sua tesi agli intellettuali dimostrando valido il suo progetto e la maturità della lingua volgare.

Già nel “ Convivio” Dante si era interrogato del ruolo della lingua nella scienza. La ricerca della lingua fu un impegno che attraversò l’ intera vita del grande poeta fiorentino. La narrazione del poeta Dante, esiliato, lontano è rifiutato dalla sua città mette nello specchio i contrasti sociali, il potere politico e la lotta nei governi delle città del suo tempo. Il vocabolario delle parole del poeta fiorentino è molto ricco di parole mai banali ma sempre ispirate a profondi significati.

Le parole dei versi della sua “Commedia” infatti generano nelle orecchie visioni del viaggio dell’ uomo nella storia come protagonista degli eventi e responsabile dei conflitti. Al poeta basta la forza di poche parole :” per me si va nella città dolente”;” per me si va nell’eterno dolore”; per me si va fra la perduta gente” per definire il suo viaggio e per verificare il registro della lingua infine per esaltare la creatività della poesia come forza narrativa della distopia della città dell’Italia medievale. Nella narrazione di Dante non c’è la città eterna del filosofo Sant’Agostino ma in Dante c’è l’ inferno, la geografia dei peccati, l’inferno in cui solo il virtuoso Virgilio può essergli guida . Dante scrive l’inferno in cui affronta la visione della mente e immagina l’aldilà cioè la morte fuori dal reale. Il canto X dell’ inferno è una lezione di scrittura di straordinaria forza poetica e come la creatività della parola può superare i limiti del tempo e disegnare spazi nel pensiero. Il pensiero perciò diventa visione luce di storie.

“Ora sen va per un secreto calle,
tra ’l muro de la terra e li martìri,
lo mio maestro, e io dopo le spalle. 3

“O virtù somma, che per li empi giri
mi volvi”, cominciai, “com’a te piace,
parlami, e sodisfammi a’ miei disiri. 6

La gente che per li sepolcri giace
potrebbesi veder? già son levati
tutt’i coperchi, e nessun guardia face”. 9

E quelli a me: “Tutti saran serrati
quando di Iosafàt qui torneranno
coi corpi che là sù hanno lasciati. 12

Suo cimitero da questa parte hanno
con Epicuro tutti suoi seguaci,
che l’anima col corpo morta fanno”

Solo un grande poeta , come Dante Alighieri poteva portare i lettori a fare il viaggio dell’inferno, un viaggio difficile dove vedere senza la luce, conoscere i volti delle persone , sentire le urla del dolore che riempiono il buio profondo dell’eternamente eterno inferno.

Il teatro studia e si interroga ancora col poeta Dante al quale pone le eterne domande della sua poesia aperte alla storia. Nel teatro ai poeti il sipario è sempre aperto.

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Il fascismo avvelena il sociale

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di Gigi Mangia

La pandemia causata dal Covid ci sta insegnando lezioni importanti su come la popolazione risponde alla crisi e alla disinformazione e sta cambiando anche il modo in cui gli scienziati studiano i problemi di salute pubblica.

C’è disorientamento, intellettuali che si scherano senza capire e i fascisti che cavalcano il disagio sociale e la paura. Non è da oggi che le forze dell’estrema destra, nelle periferie, cavalcano il disagio della precarietà delle classi popolari. C’è stata prima la lotta per le case popolari, poi il rifiuto per gli extracomunitari, oggi il corteggiamento dei No vax e No green pass. Forza Nuova, dal mese di luglio, ha un giornale online. Il direttore è Giuliano Castellino, il vice di Roberto Fiore, presidente di Forza Nuova dal quale incita la lotta e il rifiuto del vaccino dispensando false informazioni e incredibili fake news.

Non solo. Le forze neofasciste, ricevono finanziamenti dall’estero di oscura provenienza. Ancora, c’è un legame tra le organizzazioni di estrema destra e alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia, i quali hanno utilizzato alcuni loro documenti nelle interrogazioni parlamentari. Il Quotidiano Domani del direttore Stefano Feltri approfondisce e documenta, nelle sue pagine, i rapporti della destra fascista con la destra di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Forza Nuova ha la sede nel palazzo della fondazione di Alleanza Nazionale, ai Parioli a Roma dove, a parole, ha avuto comunicazione dello sfratto. Di fatto, però, rimane sempre li. Non vedere il pericolo, non rendersi conto della gravità politica e sociale delle forze neofasciste da parte di alcuni intellettuali, è il modo migliore per aggravare il problema e complicare il quadro politico.

C’è chi lo fa per opporsi e creare difficoltà a Mario Draghi. Per lui, invece, è molto chiaro il pericolo, lo ha dimostrato con un comportamento esemplare e chiaro. È stato, dopo Prodi, il Presidente del Consiglio a recarsi in visita nella sede della CGL, distrutta dai neofascisti e abbracciare il segretario nazionale Maurizio Landini dando un segnale inequivocabile agli italiani e all’Europa. La nostra Costituzione è chiara nel vietare la formazione di forze politiche ispirate al fascismo. Infatti di sabato 2 ottobre a Roma l’attacco al sindacato e il tentato attacco a Palazzo Chigi sono la volontà evidente di colpire lo Stato e quindi mettere in crisi la democrazia. Basta questo per prendere la decisione di sciogliere e dichiarare contro legge le organizzazioni neofasciste di Roberto Fiore e Giuliano Castellino. Il governo lo può fare servendosi della legge Scelba del 1952 come lo può fare anche la magistratura. Non farlo sarebbe una risposta debole e grave o comunque insufficiente ad evitare che il fascismo continui ad avvelenare le forze sociali. Bisogna evitare che i cittadini che si rifiutano di presentare il Green Pass al datore di lavoro lo facciano per uso politico come potrebbe accadere al porto di Trieste.

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immagine di copertina La malaria

La malaria

la malattia della disuguaglianza che fa morire i poveri

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di Gigi Mangia

Straordinario! È stato scoperto il vaccino per combattere la malaria RTS, S/AS01, grazie alla ricerca scientifica. È un progetto sperimentale, che dà grandi speranze, salva dalla morte molti bambini.

Nell’Africa subsahariana muoiono oltre 500 mila persone, la metà dei quali sono bambini. La malaria, la malattia dei poveri, è diffusa nei
Paesi in cui le popolazioni non hanno la possibilità economica di accedere al cibo, meno che mai alle cure.

 Quando l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha annunciato il vaccino è stato un momento di festa, di gioia, perché i bambini possono essere difesi dalla morte causata dalla malaria. Il vaccino contro la malaria è molto importante, perché finalmente apre la strada a combattere una delle malattie dei poveri. Sono ancora molte le malattie dei Paesi poveri a non avere il vaccino; proprio per questo è interessante la scoperta di questo vaccino perché affronta uno dei temi di sanità che ha messo in crisi il mondo globalizzato.

La malaria è stata una malattia di morte anche per noi nel sud d’Italia, di essa ci siamo liberati negli anni ’70 del secolo passato e forse ci siamo già dimenticati. Oggi possiamo essere contenti perché, grazie alla scienza, possiamo combattere la malattia della disuguaglianza e della povertà ed evitare la morte dei bambini nati poveri. L’OMS, in un Twitter, dice che: ” ogni due minuti un bambino muore di malaria”, per me è troppo anche la morte di un solo bambino. Dobbiamo avere fiducia nei vaccini perché ci sono molte malattie ancora da combattere nel mondo globalizzato.

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immagine di copertina Barriere di cristallo

Barriere di cristallo

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di Gigi Mangia

Il 3 ottobre è stata la giornata nazionale dedicata alla memoria dei profughi morti in mare. Fu il 3 di ottobre di 8 anni fa quando al largo di Lampedusa un barcone carico di profughi eritrei prese fuoco. Morirono in 368 e 20 furono dispersi. Fu una grande tragedia che rimane nella memoria.

La cronaca peró continua ancora a raccontare la morte dei profughi annegati nel mare. Il potere si limita a lanciare corone di fiori nelle acque del mare per onorare la morte dei corpi finiti nel fondo del mare senza avere neanche la dignità della sepoltura. L’Europa continua ancora a non avere una politica di accoglienza dei profughi. Si spendono milioni di euro per finanziare il respingimento e consegnare alle dittature la gestione dei profughi.

L’ultima cronaca del 3 ottobre 2021, racconta di una famiglia di profughi scappata su di una piccola barca, portando con sè una pecora: il segno di un fenomeno complesso che declina la geografia sociale dei disperati che scappano dalla guerra. Alessandro Leogrande ebbe coraggio e sensibilità di studio per approfondire il movimento migratorio dei disperati e denunciare le barriere di cristallo degli Stati ricchi, indifferenti alla sofferenza e al grido dei poveri disperati.

Koreja porta avanti la lezione di Alessandro Leogrande, studiando e approfondendo le sue pagine preziose per capire come abbattere le barriere di cristallo dei popoli ricchi, che si rifiutano ancora di avere un progetto di integrazione dei popoli che cercano futuro.

Fa riflettere molto la condanna a 13 anni di Mimmo Lucano, il sindaco del progetto dell’integrazione dei disperati, che ha fatto scuola e ha ispirato la politica dei paesi sviluppati. Le sentenze vanno lette, vanno accettate, vanno rispettate ma vanno anche interpretate. Bisogna capire spesso anche la giustizia che non è sempre attenta a governare il processo sociale del cambiamento in atto. Mimmo Lucano è stato trattato dalla giustizia peggio di un mafioso più pericoloso di un assessore che invece di integrare gli immigrati, gli spara con la pistola come è successo a Voghera.

Nella foto L’approdo. Opera all’umanità migrante di Costas Varotsos

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immagine di copertina Il teatro ritorna

Il teatro ritorna

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di Gigi Mangia

Dopo l’estate, come l’autunno, ritorna il teatro!

“Ci si sveglia un mattino che è morta l’estate,
e negli occhi tumultuano ancora splendori
come ieri, e all’orecchio i fragori del sole
fatto sangue. È mutato il colore del mondo.”

Versi dalla poesia Mito di Cesare Pavese.

È cambiata l’aria, non c’è più la paura del contagio, il teatro ritorna ad aver l’80% del pubblico in presenza. Per il teatro, il desiderio di avere pubblico è come quello del “parto”, cioè di una nascita che si rinnova, si arricchisce, cresce di emozioni spettacolo dopo spettacolo. La presenza in teatro è forza viva, è respiro di
parole, scambio di corpi, silenzio disegnato dalle e con le emozioni. In teatro ogni Io rinuncia per diventare Noi, per non avere distanza dal palco, per essere comunità coniugata dal pubblico con gli attori. Il teatro è socialità culturale condivisa, è desiderio di crescere e di avere occhi liberi di guardare gli occhi e volti degli altri. Koreja ha progettato la nuova stagione con la volontà di riprendere il cammino con la città, con le famiglie e le scuole, interrotto dalla pandemia e dai sacrifici economici che tutto il mondo del Teatro ha dovuto affrontare. Koreja ritorna, la città è più viva, il colore del mondo è cambiato come dice nella sua poesia Cesare Pavese.

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Contro la violenza non basta la condanna

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di Gigi Mangia

Il silenzio, il buio, l’indifferenza. Non vedere la violenza contro gli immigrati, la viltà di girare lo sguardo per non vedere, l’incapacità di non sentire nelle orecchie le grida di dolore, sono atteggiamenti che rendono vane ed ipocrite tutte le forme di condanna, più ancora quelle politiche. Le immagini sui social e le foto sui giornali raccontano quanto sia immorale e violento il respingimento lungo il fiume Rio, al confine tra il Texas e Messico, degli immigrati ricacciati a frustate dagli agenti di polizia a cavallo. Dimostrano l’incapacità e la complicità dei Poteri e delle forze dell’ordine. Si trattava di uomini e donne disarmate con i loro bambini, che cercavano di portare cibo ai loro compagni. Gli agenti li hanno colpiti con le redini dei cavalli e con le corde con odio e disprezzo.

La Casa Bianca si è limitata ad una normale condanna. Può bastare? Può servire per capire? No! Assolutamente no. La cultura del denaro e il privilegio del vantaggio fondato sulla ricchezza, hanno avvelenato le relazioni sociali e hanno svuotato la coscienza morale dai valori imposti in lunghi anni di lotta popolare. Servono ancora le Convenzioni e le Carte dei Diritti ad evitare le violenze e i soprusi dei ricchi verso i poveri?; può l’economia internazionale, fare fronte ai bisogni delle popolazioni affamate? Può essere fermata la ribellione che è diventata onda lunga nel mondo globale? Io credo che ci sia bisogno di cultura ed educazione per conoscere l’uomo e capire i suoi bisogni. Dobbiamo imparare una nuova grammatica sociale che sia libera dal potere imposto dalle religioni e dai pregiudizi del colore della pelle. La rivoluzione morale e civile della libertà nate dall’Illuminismo, oggi risultano essere fuori dal tempo e quindi non possono essere valide per trovare soluzioni politiche nate dal grande movimento migratorio.  La nostra giustizia, la nostra morale, la nostra libertà valgono per pochi popoli, non per il Mondo intero. Il teatro non racconta solo la storia dell’uomo, lo cerca, lo riceve, lo ascolta, lo studia, lo accoglie nella fatica di trovare parole chiare, attraverso cui dare senso e voce al bisogno di rispetto. Perché tutti siamo esseri umani.  Per fare teatro bisogna conoscere l’uomo; serve questo grande impegno e non la semplice condanna. 

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Dante Alighieri, il poeta amato dal teatro

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di Gigi Mangia

Tra la notte del 13 – 14 Settembre di 700 anni fa moriva a Ravenna il sommo poeta Dante Alighieri, il padre della lingua italiana. C’è una ragione, che rende attuale e affascinante la Commedia e che troviamo nei primi versi del poema:

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!

L’attualità la troviamo in due parole: “la nostra vita” e “la paura”.

Per facilitare la comprensione potremmo rappresentare la Commedia come uno schermo grigio, attraversato da linee di diverso colore, la quali raffigurano le debolezze umane, la fatica per superarle ed, in particolare, l’impegno per oltrepassare la paura. Dante identifica la lotta dell’uomo, la sua guerra contro la lonza, la lupa e il leone. La scrittura diventa, per il poeta, cura terapia dell’inconscio, il luogo oscuro del conflitto delle passioni. La Commedia così, è una meravigliosa biografia del poeta che sente il dovere di fare il viaggio dell’uomo attraverso le sue debolezze ma anche, attraverso le sue capacità di educarsi a raggiungere il bene nel Paradiso, ispirato dall’amore che illumina l’intelletto.

Dante rappresenta, per l’Italia, un punto di riferimento perché realizza un disegno unico rispetto ai paesi dell’Europa trecentesca perché mentre le monarchie nascevano dalle guerre o dalle successioni, l’Italia nasceva dalla poesia e dalla letteratura. Nel primo canto dell’Inferno, il poeta Virgilio si dichiara infatti, lombardo e rappresentante della cultura italica.

Grande fu il progetto di Dante Alighieri per un’Europa politica, unita e senza barriere affidata alla figura dell’Imperatore Enrico VII. La nostra Europa, invece, è ancora divisa in barriere fra gli Stati.

Alessandro Leogrande scriveva che in Europa ci sono le barriere fisiche che dividono gli Stati e le barriere liquide dei mari.

Il teatro e molti artisti onorano il sommo poeta recitando i canti della Divina Commedia. È questo il modo migliore per far vivere al pubblico la bellezza, la musica, l’armonia e la profondità della poesia di Dante Alighieri, il poeta morto in esilio, lontano dalla sua città,  Firenze. 

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La cultura al buio

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di Gigi Mangia

In Afghanistan, la cultura è al buio: i talebani vietano la cultura, l’arte e sospendono la libertà di stampa. Alle donne è vietato lo sport ed è vietato ascoltare musica e fare arte. Musei e teatri sono chiusi. I talebani impongono la sharia per governare ed è il trionfo e la vittoria dell’Islam. I talebani cancellano i diritti promessi agli Afghani dalle potenze Occidentali. Le cancellerie internazionali si muovono secondo gli interessi economici e geopolitici dei singoli stati e trascurano il tema della difesa dei diritti.

Lo sport, l’arte, in particolare il cinema ed il teatro, sono i più colpiti dalla Sharia. Il teatro vive della creatività dell’Io. L’Io, in teatro, è senza dio, senza sesso, non ha il colore della pelle ed è libero da ogni pregiudizio. I talebani per governare sono obbligati ad emarginare le donne, escluse sia dalla cultura, che dagli studi. Sono costretti a tenere chiusi i teatri e vietare tutte le manifestazioni dell’arte attenta al sociale perché l’Afghanistan, secondo l’ONU, è in una situazione di povertà universale, cioè in una condizione ingovernabile, pronta ad esplodere.

La cultura e gli intellettuali, devono fare quello che la politica non è nelle condizioni di fare: tenere alta la voce sui diritti; documentare la violenza nelle manifestazioni dei giovani Afghani che lottano per essere liberi e per avere un futuro. Prendere iniziative e fare pressioni sul governo per non dimenticare le ottantuno giovani studentesse iscritte alla Sapienza, ma rimaste in Afghanistan, oggi impossibilitate a partire e raggiungere l’Italia. Dobbiamo fare tutto il possibile per non deluderle.

Tutte le Università devono unire la loro voce a quella della Sapienza, per avere più forza, più voce, più ascolto, sia dall’Europa, che dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, il quale ha dimostrato fermezza e profonda sensibilità nel difendere e rispettare i diritti e sta adoperandosi mettendo in campo le sue competenze, il suo ruolo istituzionale e tutto il suo prestigio. Dobbiamo scrivere una nuova pagina che servendosi della sconfitta di una guerra, iniziata vent’anni fa dopo l’11 Settembre, si possa davvero liberare il mondo dal terrorismo e dalla sharia.

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