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Dicembre 2024


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Dietro le sbarre

Visioni
di Gigi Mangia

Dietro le sbarre del carcere non c’è il riscatto sociale, la rieducazione degli esclusi perché perdiamo tutti davanti al fallimento della pena intesa come recupero del delinquente. I

l 2024 è stato un fallimento sociale, quello del carcere, perchè sono stati 84 suicidi di detenuti che non hanno retto la violenza del carcere: non hanno creduto e hanno preferito la morte. Per combattere il disagio, per contenre la paura, per fermare la violenza, lo stato risponde costruendo più carceri, dando la risposta meno adatta al disagio sociale alla cultura dell’illegalità.

Il carcere è percepito come un contenitore dei disagiati, dei malati, dei poveri, dei tossici, dei delinquenti che non riescono a curare perchè il carcere non è un luogo dove esercitare la cura, dove educare l’uomo ad essere capace di vivere e di avere comportamenti rispettosi delle norme sociali. La libertà non è una virtù, ma un processo lungo e faticoso che si realizza nell’accettazione dei valori della socialità. Il carcere è il tempo della tristezza sociale, il buio dell’educazione: la fine della pena infatti, per il condannato, è senza futuro.

La vita dei condannati nel carcere è quella de essere ancora più soli, più disperati, più cattivi, perchè si sentono sconfitti e non si sentono recuperati. Il carcere distrugge i corpi, annulla i sentimenti e rende torbida la memoria. Il carcere infatti non aiuta a trovare la via per superare e vincere il male; continua ad essere l’inferno sociale dietro le sbarre dei perdenti, gli esclusi della società. Dietro le sbarre fallisce l’educazione, forse per questo il carcere va ripensato.

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immagine di copertina Un femminicidio di massa quello delle donne afgane nell’indifferenza del mondo

Un femminicidio di massa quello delle donne afgane nell’indifferenza del mondo

Visioni
di Gigi Mangia

Sono parole, come chiodi, che fanno veramente tanto male e paralizzano il pensiero, quelle che vietano alle donne Afgane il diritto allo studio come infermiere, ostetriche e medicina.
È l’ultimo decreto del governo talebano che impedendo e vietando lo studio di fatto negano alle donne di poter curare il corpo e la loro salute. L’effetto del divieto allo studio di fatto costringe le donne a rischiare la vita. Secondo il ministero del decoro e della morale le donne non possono essere curate da uomini salvo che non ci sia l’autorizzazione del tutore.

L’Afganistan è l’unico paese al mondo in cui è negato il diritto allo studio alle donne. Le donne Afgane sono senza diritti: non possono parlare e neanche cantare perché con la loro voce macchiano la morale. Il modello politico dei talebani al potere, contro l’occidente e contro la corruzione, ha come obiettivo quello di emarginare le donne escludendole dalla società cancellando i loro diritti. Le più penalizzate sono le donne povere, le quali non hanno nessuna possibilità di potersi curare anche perché mancano gli ospedali e i pochi che ci sono per poterli raggiungere devono fare lunghe giornate di cammino. L’umanità che nega la donna, la combatte e la uccide è una umanità persa senza valori, senza un Dio a cui credere perché è la fine dell’uomo. L’umanità che uccide i bambini e uccide le donne è un’umanità senza futuro.
Mi stupisce e mi crea tanto stupore e sconforto il silenzio dell’ONU che avanti a tanta oscura violenza contro le donne non reagisce, non dice una parola mentre è un femminicidio di massa che vale come un crimine contro l’umanità.
La crisi del nuovo millennio è causata dal tramonto del diritto.

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Ricordare Adele Corradi

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di Gigi Mangia

Il 23 novembre, all’etá di novant’anni, é morta Adele Corradi, l’unica insegnante di lettere che Don Lorenzo Milani accolse nella sua scuola di Barbiana come docente. Il ruolo e la figura di Adele Corradi, nella scuola di Barbiana, é importante perché aiuta a capire e a comprendere meglio la pedagogia del maestro Don Milani.

A tale proposito , importante é l’opera: “Lettera ad una Professoressa” é il volume in cui troviamo la raccolta di 22 lettere. Don Milani era cresciuto in una famiglia colta ben inserita nella cultura del suo tempo. Il disegno di scuola, del prete ribelle, contro la chiesa perció non é semplice aspirazione spirituale ma vera pedagogia sociale che si fa carico di aiutare e guidare la crescita umana ed intellettuale della persona attraverso la fatica dello studio, per quel tempo una vera rivoluzione sociale.

La scuola di Barbiana non era scuola di parrocchia ma scuola vera, severa, ordinata , rigorosa nel metodo di studio. Gli anni della scuola a Barbiana, di Don Milani, furono molto difficili a causa del suo isolamento. Per arrivare a Barbiana infatti era ed é ancora difficile oggi.

Don Milani peró non fu emarginato, furono infatti molti gli intellettuali e gli studiosi che passarono e parteciparono agli incontri di studio organizzati dal prete ribelle nella sua scuola. Il ruolo e la presenza di Adele Corradi, é la più significativa perché con la sua presenza a scuola per tutta la sua vita professionale riuscì a portare ed arricchire il progetto pedagogico della scuola di Barbiana apportando la sensibilità e il punto di vista femminile, il quale arricchì ancora di più la scuola di Barbiana osteggiata dalla chiesa.

In conclusione la scuola di Barbiana é e si é affermata come scuola laica libera aperta al sociale da restare ancora come grande modello per recuperare alla cultura attraverso lo studio gli esclusi, i poveri, gli emarginati.

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Un grande museo

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di Gigi Mangia

Al G7 sul turismo a Napoli, l’imprenditore Flavio Briatore, ha avuto la stravagante idea di proporre, anche in Italia, un progetto di un museo nazionale in cui esporre le grandi ed esclusive opere d’arte come avviene in Francia con il museo del Louvre, in Spagna con il museo di Prado.
Per l’imprenditore Briatore la sua idea serve per fare soldi: straordinari incassi. Il dottor Flavio Briatore è un esperto imprenditore di successo nel turismo balneare. Sono famosi infatti i suoi villaggi per vacanze di lusso, ma la cultura, i musei, le opere d’arte non sono ombrelloni e comode sdraio per stare comodamente al sole. Il museo è il cuore delle città, che le anima e le rende vive. I

l museo non è un luogo di esposizione di opere da guardare passeggiando, come avviene con le merci esposte nei supermercati. Il museo è la memoria, la storia, l’orgoglio, l’identità della città in cui vivere e conoscere gli anni, i volti dei luoghi. L’Italia è il paese dei campanili, delle chiese, dei teatri, i comuni per difenderli hanno fatto lotte memorabili a partire dalla storia medievale. Il museo non è fatto solamente da sale di esposizione organizzate semplicemente per guardare, al contrario è fatto per far conoscere i tempi, le sfide, i sacrifici le lotte vissute dalle comunità che si sono affermate nella e con la forza e la creatività. Il museo ha la forza di resistere allo spopolamento sia delle piccole città sia dei borghi storici perchè attira turisti da tutto il mondo.

La forza turistica dell’italia è quella di avere i musei più importanti nelle città ed anche di essere il paese dei festival culturali con i quali tutte le arti incontrano raccontando il mondo.

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Il museo dei diritti umani delle persone

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All’università di Padova nascerà il “museo dei diritti umani delle persone” con la collaborazione della regione Veneto e del comune di Padova.
Le istituzioni culturali: il teatro, il cinema, la musica, la fotografia, la letteratura e i musei si sono impegnati, da sempre, nella lotta contro la violenza, per la difesa dei diritti documentando anche sul campo la violenza, i morti innocenti, i bombardamenti degli ospedali, delle scuole, dei teatri, delle biblioteche, distruggendo i libri.
Lo stupro delle donne è stato usato come arma, il loro corpo come campo di guerra. Prigionieri di guerra sono stati usati per scoprire depositi di armi esplosive, nascoste nei rifugi. Le donne in lotta per la loro libertà in Iran sono innocenti in carcere e rischiano di essere condannate alla pena di morte. Il mito della frontiera, a fondamento della nuova destra mondiale, è diventato il luogo dove muore il diritto, dove finisce l’accoglienza del diverso. Il mar mediterraneo, il mare di morti, dove muore anche il diritto alla sepoltura che mai è stato negato nella storia dei popoli.
Il museo dei diritti nasce con lo scopo di erogare per informare, per diffondere la conoscenza e per avere memoria documentata della perdita dei diritti umani delle persone. È un museo preattivo organizzato proprio per invitare e stimolare la rifglessione attraverso la partecipazione consapevole e attiva. Le università non stanno ferme, si muovono e sono impegnate nella difesa dei diritti attraverso lo studio, la conoscenza della storia documentata. Anche l’univeraità La Sapienza di Roma, quest’anno ha attivato un dottorato proprio sui diritti umani delle persone. Iniziative queste importanti e fondamentali per affrontare la grande crisi e la perdita dei diritti. La guerra uccide: porta odio e fame; la cultura invece, porta rispetto e insegna a vivere!…

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Quando il corpo delle donne diventa simbolo di lotta per la libertà

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di Gigi Mangia

È una forma nuova, straordinaria, efficace ed incomparabile: quella delle donne quando usano il loro corpo per lotta di liberazione, per la loro libertà contro il potere autoritario, repressivo ed autocratico del governo iraniano. Sono le giovani donne, lo fanno senza avere paura, consapevoli di finire in carcere, dove subire la violenza e sfidare la condanna a morte. La guerra delle donne non è come quella degli eserciti i quali usano carrarmati, missili, bombe intelligenti, tutti per uccidere, per distruggere intere città; al contrario le donne affermano col proprio corpo il diritto di essere libere, di amare e di studiare, di essere fondamentalmente “donna, vita, libertà”.
Una giovane studentessa è stata fermata dalla polizia ed è stata rimproverata perchè non portava correttamente lo hijab. La risposta della giovane donna è stata quella di liberarsi dei vestiti mantendo solo quelli intimi. La giovane donna ha avuto la forza di resistere per poi entrare nell’università, farsi notare dagli studenti e i professori, manifestando davanti a loro la sua grande protesta di un grande coraggio e di convinta resistenza contro il potere repressivo di tutte le libertà delle donne di Teheran. La giovane studentessa è stata arrestata dalla polizia, dalla quale è stata dichiarata una malata di mente. In Iran la lotta di liberazione delle donne sin dall’inizio è stata giudicata come un movimento di donne malate di mente proprio per emarginarle e in particolare per screditare e quindi per reprimere la loro opposizione al potere teocratico che governa l’Iran dal 1979. Prima le donne iraniane infatti erano libere.
Le guerre fatte dall’uomo uccidono, portano morte e distruzione : avvelenano l’aria e distruggono la terra. La lotta fatta dalle donne invece libera la società e accende il futuro, per questo la loro lotta è il nostro avvenire.

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I giovani penalizzati dalla legge finanziaria

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di Gigi Mangia

I mercati promuovono il governo. Lo spread infatti è stabile e causa effetti positivi sugli interessi sul nostro debito pubblico.
Il fondo monetario internazionale invece invita l’Italia ad avere più coraggio per ridurre il debito pubblico facendo le riforme necessarie.

Al contrario i giovani sono i più penalizzati dai tagli lineari della legge finanziaria del ministro Giancarlo Giorgetti la cui discussione inizierà alla camera dei deputati la prossima settimana. Gli studenti universitari sono riuniti in assemblea per preparare momenti di lotta, compresi gli scioperi contro la proposta del governo insufficiente e negativa.

Anche i rettori dell’università sono scontenti e sono pronti ad assecondare i loro studenti. La ministra Bernini taglia i fondi della ricerca e rende il futuro dei ricercatori un precariato a vita. Il ministro della scuola del merito Giuseppe Valvitara, invece di ridurre gli alunni nelle classi, riduce gli insegnanti: la scuola infatti perderà nel 2025 ben 5647 insegnanti ed oltre 2600 figure del personale ATA. Lo stipendio dei dottorandi di ricerca è misero, infatti per i più fortunati è di 1200€: senza l’aiuto della famiglia per loro continuare a studiare sarebbe veramente impossibile.

Il mondo della ricerca ha perso nel nostro paese ben 15000 ricercatori, i quali sono andati tutti all’estero dove lavorare, essere rispettati e riconosciuti dalle università non è un regalo ma un vero riconoscimento.
Un Paese con il nostro, che non crede ai giovani, e li perde e che non investe nella scuola e nella cultura mi chiedo come potrà affrontare i grandi cambiamenti epocali del nuovo modello di sviluppo, in particolare come potrà superare la grande crisi mondiale? Mi chiedo ancora perchè non riusciamo a capire che la competitività e lo sviluppo come anche i vantaggi e il progresso sociale cominciano già nelle biblioteche, si sviluppano nella ricerca, si affermano nelle università dove si discute del futuro che vogliamo essere.
Il grande limite della politica dell’Italia è quello di perdere i giovani e di non saperli ascoltare.
Dalla nostra parte la volontà di ascoltare c’è ed è sincera, ma mancano peró le condizioni per fare il cambiamento. Noi siamo teatro, siamo teatro di incontro, di dialogo, siamo la casa di parole per narrare e proporre visioni…

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Sentire senza vedere: un modo diverso per vivere il paesaggio

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La natura umana dell’uomo è quella di essere ecologia. La poesia del poeta Giacomo Leopardi, inizió in un modo nuovo di fissare una ecologia culturale capace di valorizzare i sentimenti, come forza straordinaria della mente, come visione del pensiero. Con il Leopardi, l’ecologia diventó tempo di vita, di appartenenza come esperienza dei luoghi proiettati nell’immaginazione. È profondo e sincero il sentire del poeta quando nel canto “l’infinito” scrive : “sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dall’ultimo orizzonte il guardo esclude.” 

Il poeta sente e vive nel corpo il paesaggio del suo tempo abitato, lo sente caro, lo vive sereno, lo rende unico nell’immaginazione. Le parole dei versi del poeta Leopardi non sono parole degli occhi indifferenti alle emozioni, ma sono parole ricche di pensieri aperti verso orizzonti senza colori. Così scrive il poeta: “Ma sedendo e mirando, interminati spazi di la da quella, e sovraumani silenzi e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura.”

Il pensiero del poeta è come il vento, segue la voce delle foglie in cui si riconosce e non si spaventa.” Così tra questa Immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare.”

Giacomo Leopardi ha vissuto una vita difficile, complicata ma il dolore e le difficoltà sono state i valori e la sua diversità che lo hanno portato a maturare una visione, una filosofia di un pensiero ecologico che prende per mano l’uomo e lo accompagna lungo le strade del pensiero dove scoprire la sua natura tormentata… 

Credo che la poesia di Leopardi sia molto attuale perchè facilita la ricerca, promuove la conoscenza dell’uomo e porta il teatro ad approfondire e a rappresentare la fragilità e il dolore dell’uomo nella tristezza. In Puglia il festival dei sentimenti che si tiene in Val d’Itria tra i comuni di Alberobello, Ostuni e Cisternino, si è occupato del pensiero come ecologia grazie al contributo di esperti e di importanti intellettuali come Stefano Mancuso.

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I ragazzi si sentono fragole nel deserto

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Oggi Marco Rossi-Doria, in un suo articolo pubblicato nel quotidiano “La Repubblica”, si occupa della fragilità dei ragazzi, della loro emarginazione sociale, della mancanza di dialogo, del bisogno di essere ascoltati. Marco Rossi-Doria è fra gli studiosi più attenti e più vicino al mondo degli adolescenti, grazie anche al suo impegno di maestro di strada.

Una ragazza di 14 anni, seduta su di una panchina verde, intervistata dice: “noi ragazzi ci sentiamo soli, non siamo ascoltati, viviamo come fragole nel deserto e sentiamo di non avere un futuro”.

In questi giorni alcuni esperti, come lo psichiatra Massimo Recalcati, hanno approfondito le cause delle fragilità dei giovani, del ruolo della scuola, delle responsabilità della società, della politica assente e soprattutto incapace di ascoltarli. La risposta alla crisi sociale  ed esistenziale dei giovanissimi è stata quella della riflessione del dissenso.

Il decreto infatti del governo “sicurezza” prevede ben 20 nuovi reati come il divieto di manifestare, di occupare le strade, le scuole, le università, di sporcare i monumenti, infine il 5 in condotta con la bocciatura. È questo il modello di politica illiberale che, invece di ascoltare gli studenti preferisce reprimere offrendo solo  il carcere. I ragazzi sono vivi, sentono sulla loro pelle per intero la crisi che sta portando cambiamenti profondi nel mondo della scuola, del lavoro, della vita sociale.

Il futuro appartiene ai giovani i quali lottano perchè si sentono esclusi, si ribellano perchè si sentono giudicati, si sentono sfiduciati perchè non sono creduti. Al contrario bisogna incontrare e ascoltare i giovani per progettare insieme con loro le risposte e le iniziative che bisogna finanziare per superare le gravi difficoltà del nostro tempo difficile da vivere: serve un grande progetto di cultura!

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10 ottobre >giornata internazionale della salute mentale

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il 10 di Ottobre, ricorre la giornata internazionale della salute mentale per me è una ricorrenza di riflessione. Il diritto alla salute, riconosciuto dalla Costituzione, ormai è quello meno rispettato se 4,5milioni di cittadini rinunciano alle cure. La salute mentale interessa 2 milioni, e fra loro molti sono adolescenti e per di più la legge Basaglia che riguarda la cura mentale è rimasta sulla carta. La salute della mente non riguarda il corpo, ma semplicemente proprio la mente.

È una malattia difficile da vivere, socialmente complicata, perché mette in crisi i rapporti sociali e molto spesso i rapporti nelle famiglie, lasciate sole perché sul territorio mancano i servizi alla cura della persona. La sofferenza mentale nel nostro Paese è in aumento, riguarda i giovanissimi tra i 14 e i 25 anni e le cause sono da ricercare soprattutto nello stile di vita e nella dipendenza dai social.

Oggi infatti gli esperti e i sociologi si stanno occupando di studiare una nuova malattia: la “monofobia” ancora non riconosciuta dal Sistema Sanitario Nazionale. Siamo connessi, siamo in rete ma siamo soli. Siamo lontani e siamo fuori dal tempo. Corriamo nei parchi, passeggiamo nelle vie delle città, ci sediamo nelle panchine e abbiamo nelle orecchie le cuffie e gli occhi nello smartphone. Siamo assenti anche nel paesaggio, non sentiamo le voci, non salutiamo gli amici, siamo soli nella solitudine inutile senza emozioni. É la fragilità dei giovani, vivere all’aperto con la paura di essere giudicati, di non superare l’ansia di vivere e avere rapporti reali.
C’è una sola medicina che può curare la salute della mente ed è quella della cultura della socializzazione e della partecipazione. Costa poco, solo che serve tanta buona politica.

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