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Settembre 2023


28 apr

Tourneè

immagine di copertina 25 aprile Liberazione dell’Italia dal fascismo e la Costituzione è antifascista

25 aprile Liberazione dell’Italia dal fascismo e la Costituzione è antifascista

Visioni
di Gigi Mangia

25 aprile Liberazione dell’Italia dal fascismo e la Costituzione è antifascista.
Sono passati 78 anni dal 25 Aprile del 1945, da quando il nostro Paese venne liberato dalle truppe naziste, alleate del regime fascista , di Benito Mussolini. Fu la vittoria dei contadini, degli operai, degli intellettuali, degli studenti e delle donne, insomma di tantissima gente che ha creduto e lottato per dare e per avere voce di libertà.

Il 25 Aprile è la vittoria dell’ antifascismo che diede all’Italia la costituzione antifascista. La guerra dei fascisti fu storia violenta e guerra irrispettosa delle leggi di guerra internazionali. I fascisti infatti si macchiarono di crimini di guerra ma i processi non furono svolti. I documenti per lungi anni rimasero negli armadi chiusi contro i muri per impedire agli storici di fare la storia e ai magistrati di svolgere i processi. La storia dell’Italia é storia incompiuta con molte ombre e la destra le sfrutta oggi per non riconoscere l’antifascismo della costituzione.

Molti capitoli della storia del ventennio sono incompleti, di mezza verità. Stabilire le distanze dal fascismo, avere conoscenza degli eventi, liberarsi dei nomi famosi del regime non é facile perchè nelle nostre città ci sono strade intitolate ai fascisti e piazze con monumenti come per esempio quello al generale Rodolfo Graziani, vice re dell’Etiopia accusato di crimini di guerra. Del regime fascista una delle pagine più orrende sono quelle delle leggi razziali.

Tra le firme del comitato scientifico troviamo quella dello scienziato Niccolò Pende, nato a Noicattaro di Bari,Il quale fu professore nelle università di Messina, di Genova, Firenze e Roma e nel 1926 fu nominato Rettore dell’università Adriatica di Benito Mussolini. Lo studioso pugliese con le sue ricerche sostenne il fondamento scientifico della superiorità della razza fascista rispetto a quella ebraica e teorizzó l’omosessualità come malattia. Niccolò Pende teorizzó il razzismo scientifico quale esperto di endocrinologia. Lo scienziato Niccolò Pende ora è sepolto nella chiesa matrice di Noicattaro sotto l’altare e l’istituto scolastico comprensivo del paese porta il suo nome.

Ora mi chiedo : quanto pesa questa figura nella storia e soprattutto nella cultura ? E quanto studio bisogna fare ancora per liberare le nuove generazioni dal pericolo del ritorno della cultura fascista, pericolo che in questi giorni é stato correttamente evidenziato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

La scuola è la cultura sono chiamate a svolgere un grande compito nella ricerca e nella formazione per colmare i vuoti e superare le ombre che pesano ancora sul presente del paese. Benito Mussolini ebbe largo consenso tra gli intellettuali e fu assecondato anche dall’arte ma ci fu chi si oppose. A Galatina in piazza Dante Alighieri la scultura in bronzo di Gaetano Martinez con il piede schiaccia la faccia di Benito Mussolini per dimostrare il rifiuto e la distanza dal duce. A Galatina ora governa la destra ma la nostra città non é fascista.

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immagine di copertina Masha Amini

Masha Amini

Visioni
di Gigi Mangia

La forza della ciocca di capelli di una giovane donna ha scosso il mondo.
Mancano pochi giorni alla ricorrenza della morte della giovane Masha Amini, la quale venne uccisa dal regime semplicemente perchè dal suo velo usciva una ciocca di capelli.

Sono i capelli della donna la forza, il simbolo, la ricchezza, la potenza che resiste a tutte le violenze e senza spargere sangue fa crollare i regimi e abbatte le barriere. È la politica della repressione che ha visto nei secoli della storia l’avversaria irriducibile del potere maschile che vive e si nutre di repressione.

La giovane donna infatti ha una sensibilità diversa, diverso il suo linguaggio, diverso il suo desiderio, diverso il suo piacere di comunicare con la bellezza del corpo l’amore, la pace , i rapporti liberi e senza distanza.

La donna offre sempre una mano per accompagnare l’uomo per non lasciarlo nella solitudine acida.
La donna conosce la vita: è nel suo corpo il seme dell’umanità. Il grembo della donna è forza che non conosce il tempo e che resiste ad ogni violenza. L’uomo ha invidia della potenza inimitabile del corpo della donna perchè la donna fa storia e senza di essa finisce la storia. Con il sacrificio della giovane studentessa Masha Amini è iniziata la rivoluzione del movimento di liberazione delle donne le quali di notte con la luna nel cielo hanno bruciato il velo. Il loro viso e i loro capelli sono diventati l nuova bandiera del movimento di liberazione di tutte le donne.

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immagine di copertina Piatti da “urlo”

Piatti da “urlo”

Critica
di Francesco Iazzi

SERVIAMO…Il MENU del FESTIVAL una (s)cena dal sapore unico

Un viaggio critico-culinario per “assaporare” il Teatro dei Luoghi Festival Internazionale 2023 in modo creativo…e senza ingrassare! 

A chiusura del Teatro dei Luoghi arriva “Simona, Gangster of Art”, prima nazionale della nuova opera del genio belga Jan Fabre. Ed è un successo. Simona, interpretata dalla sensazionale Irene Urcioli, è una ladra con un intento nobile: radunare tutta la cocaina del mondo per creare la sua opera d’arte più bella, una colonna bianca su cui ergersi. E per fare ciò, per poterselo permettere, è costretta a rubare l’arte stessa: il più celebre dipinto di Munch, L’urlo. Un omaggio alla patria di Fabre è un Filet Américain, carne cruda su pane tostato, una lotta di “texture” come è la personalità di Simona, buona o cattiva, ladra con uno scopo buono. Il suo moto sul palco, i suoi balli indemoniati e i suoi tic da cocaina, alimentano il peso specifico dello spettacolo come un Waterzooi, uno stufato realizzato con gli scarti che dà sostanza. E alla fine, all’apice del suo inno all’arte perfomativa, Simona diventa arte stessa, ed è il finale perfetto: apre le mani come fosse una figura divina salendo sulla colonna. Le sue mani, spalancate in scena, ricordano la leggenda degli Antwerpse Handjes*, le “manine di Anversa” un dolce tipico della storia locale.

Antipasto

~ Filet Américain ~

Crudo di carne su pane, un sapore forte come ciò che vediamo in scena

Portata principale

~ Waterzooi ~

Uno stufato di pesce o pollo con verdure, tipico delle Fiandre

un piatto colorato come un’opera d’arte realizzato con gli scarti e i fondi di cucina più tradizionali

che dà sostanza e senso

Dessert

~ Antwerpse Handjes* ~

cioccolatini o biscotti con le mandorle a forma di mano tipici di Anversa,

la città natale di Fabre, la mente dietro una critica alla società capitalistica.

*Narra la leggenda che il gigante Druoon Antigoon imponesse un dazio su tutto il traffico che attraversava la città navigando sulla Schelda. In caso di rifiuto, il gigante tagliava la mano al capitano e la buttava nel fiume. Il centurione romano Silvius Brabo uccise il gigante, gli riservò lo stesso trattamento dando così il nome alla città, da “hand” (mano)-“werpen” (gettare). Nel 1934, su iniziativa del mastro panettiere Jos Hakker, l’Associazione Reale dei Panettieri indisse un concorso per offrire alla città una specialità culinaria. Dei 43 partecipanti, 6 proposero dei biscottini a forma di mano, ma furono proprio le “Antwerpse Handjes” di Jos Hakker a vincere

* Classe 2001, Francesco Iazzi è nato a Lecce. Si è diplomato all’I.P.E.O.A “Sandro Pertini” di Brindisi. Esperto in enogastronomia, ama viaggiare e scrivere. Attualmente studia e si sta laureando in Scienze della Comunicazione presso l’Università del Salento.

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immagine di copertina Una cena al Parco

Una cena al Parco

Critica
di Francesco Iazzi

SERVIAMO…Il MENU del FESTIVAL una (s)cena dal sapore unico

Un viaggio critico-culinario per “assaporare” il Teatro dei Luoghi Festival Internazionale 2023 in modo creativo…e senza ingrassare! 

Nel Parco Archeologico Rudiae, il sibilo del vento e il canto delle cicale sono stati il solo accompagnamento al canto Znamenny, una liturgia di matrice ortodossa che ha fatto da tappeto sonoro ai danzatori de “La nuova abitudine”, uno spettacolo di Societas e Compagnia Mòra. La solennità che si respirava lo scorso 28 luglio non faceva altro che richiamare alla memoria la tradizione bizantina come fosse una banitsa, una torta salata sfogliata e dal cuore tenero, tipica della tradizione bulgara. Uno degli elementi cardine dello spettacolo è stata la bellezza minimale, eppure ricercata, dei costumi del coro, che dall’alto dell’anfiteatro osservava i ballerini muoversi nel mezzo, sinuosi e fluidi nella stoffa bianca e nera dei loro abiti. La danza, una simbiosi di corpi e ambiente in consonanza con la natura, ha rapito gli spettatori come un borsch, una minestra di origine ucraina a base di barbabietola, rossa come il fuoco. L’abbraccio finale tra i ballerini, segno di unione, disciplina, fratellanza, ha concluso lo spettacolo come un buon baklava, un dessert tipico dell’Europa orientale fatto con pasta fillo e noci o pistacchi.

Antipasto

~ Banitsa ~

Torta salata a strati che accoglie un ripieno goloso.

Un sapore intenso e sorprendente

proprio come il teatro, che ad ogni morso rivela un’esplosione di gusto

Primo

~ Borsch ~

Una minestra di barbabietola dal color rosso accesso come il tramonto al Parco

Dessert

~ Baklava ~

un dessert di sottile pasta fillo dal sapore dolce e intenso.

Un abbraccio fra zucchero e frutta secca: una miscela di sapori ed emozioni

che sottolineano unione e fratellanza,

* Classe 2001, Francesco Iazzi è nato a Lecce. Si è diplomato all’I.P.E.O.A “Sandro Pertini” di Brindisi. Esperto in enogastronomia, ama viaggiare e scrivere. Attualmente studia e si sta laureando in Scienze della Comunicazione presso l’Università del Salento.

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immagine di copertina Sapori dal mediterraneo

Sapori dal mediterraneo

Critica
di Francesco Iazzi

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Un viaggio critico-culinario per “assaporare” il Teatro dei Luoghi Festival Internazionale 2023 in modo creativo…e senza ingrassare! 

“In the guest house” è stata prima di tutto un’esperienza. Tutta l’Albania condensata in una festa da assaporare a bocconi, proprio come dei qofte, le polpette albanesi a base di agnello. Un tripudio di musiche suonate live e costumi pieni di dettagli; un omaggio gustoso alla tradizione albanese attraverso le macroregioni del nord, del centro e del sud. C’era un’aria magica durante lo spettacolo e gli spettatori erano rapiti e coinvolti. Colori e suoni, significati interdipendenti fra loro, come un fergese, uno dei piatti più tipici della cucina locale a base di verdure e formaggio dal sapore e odore deciso; tradizionale come i balli del nord d’Albania. Le danze del centro, tipiche dei matrimoni, sono state un inno all’allegria, allo stare bene insieme, mentre le danze del sud hanno portato in dote anche il canto dei musicisti, tamburello e fisarmonica. La carica folkloristica dello spettacolo è stata un monumento alla bellezza est-europea, come un piatto di tullumba, dal sapore dolce e intenso, irresistibile e variegato come l’anima albanese.

Antipasto

~ Qofte ~

Polpette d’agnello speziate, dalla curiosa forma allungata servite su uno spiedo che preparano al grande banchetto

Primo

~ Fergese ~

Verdure e formaggi si incontrano in una commistione di sapori che ricorda le differenze dei balli regionali albanesi.

Dessert

~ Tullumba ~

piccoli dolci fritti, croccanti e molto zuccherati, originari della Turchia ma con un’anima, quella albanese, che li rende unici nel loro genere.

* Classe 2001, Francesco Iazzi è nato a Lecce. Si è diplomato all’I.P.E.O.A “Sandro Pertini” di Brindisi. Esperto in enogastronomia, ama viaggiare e scrivere. Attualmente studia e si sta laureando in Scienze della Comunicazione presso l’Università del Salento.

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Il menu del Signor G

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Nello splendido quadro che è l’Ortale di Koreja, armonico e vivido come una tartarre di manzo, un battuto di carne che esplode di sapore, si è esibita nella quinta serata del Teatro dei Luoghi la Banda Gaber, per ricordare il Signor G. a 20 anni dalla sua scomparsa. Per quasi due ore le canzoni e gli aneddoti della storica formazione hanno fatto rivivere Gaber nel teatrogiardino, riassaporando la fondamentale importanza del cantante milanese nel panorama artistico e culturale del Novecento. E così gli spettatori si sono trovati ad intonare tutti insieme “L’obeso” oppure si è riso con “Lo shampoo”, brani cardine della discografia di Gaber, bene interpretati da Luca Nesti, accompagnato, alle tastiere, da Luigi Campoccia e Luca Ravagni, storici collaboratori di Gaber e bravi nel fare emozionare la platea coi loro racconti. La performance è stata un ricco e variegato minestrone (rigorosamente di sinistra), e ha riconciliato il pubblico con una parte della loro giovinezza, o più semplicemente ha permesso a coloro che non hanno “vissuto” Gaber di poter ascoltare dal vivo le sue parole e i suoi aforismi. Così, almeno per una notte, Giorgio Gaber ha rivissuto nell’angolo felice dell’Ortale di Koreja. E questo era il dessert, una torta diplomatica ben stratificata come era Gaber stesso.

Antipasto

~ Tartarre di manzo ~

Un sapore forte, un crudo di carne armonico ed esplosivo come l’arte di Gaber

Primo

~ Minestrone di sinistra ~

Un piatto che “resiste” e punta su prodotti del territorio;

semplice e di qualità, arricchito con concentrato di pomodoro rosso fuoco

Dessert

~ Torta diplomatica ~

Stratificata, croccante e morbida al tempo stesso, proprio come lo stesso Gaber

* Classe 2001, Francesco Iazzi è nato a Lecce. Si è diplomato all’I.P.E.O.A “Sandro Pertini” di Brindisi. Esperto in enogastronomia, ama viaggiare e scrivere. Attualmente studia e si sta laureando in Scienze della Comunicazione presso l’Università del Salento.

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immagine di copertina Menu Mondial

Menu Mondial

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È il pianoforte ad aprire Italia Mundial, un racconto di Federico Buffa sull’epopea della Nazionale italiana al Mondiale di calcio del 1982 in Spagna. Lo spettacolo comincia narrando lo scenario della Spagna dei primi anni ’80, a due sapori come un piatto di patatas bravas. Gli azzurri arrivano al Mondiale senza i favori del pronostico, ma fanno quadrato attorno al loro c.t., il “vecio” Enzo Bearzot, un signore d’altri tempi, stagionato come un buon jamon bellota, capace con la sua saggezza di organizzare Tardelli, Scirea, Gentile, Zoff e Paolo Rossi. Di quest’ultimo, Buffa fa emergere il lato umano, sfiduciato, ed evidenzia la sua crescente importanza per la spedizione azzurra. Alla fine l’Italia supera avversari più forti come il Brasile di Zico in un leggendario 3-2 e in finale la spunta contro la Germania: è dolce, appassionata come una crema catalana l’esultanza iconica di Marco Tardelli, così come l’epilogo della kermesse iridata per i ragazzi di Bearzot, che aveva avvertito alla vigilia: “Verremo giudicati nella vita rispetto a quello che succederà in finale”. A distanza di 41 anni, il ricordo del Mundial è ancora meraviglioso e Buffa, attraverso i suoi aneddoti, la sua interpretazione, la capacità di giocare con il pubblico, non ha fatto altro che rinverdire quelle memorie.

Antipasto

~ Patatas bravas ~

Patate a due sapori, come lo scettiscismo del viaggio d’andata per la Spagna

e la gioia del ritorno

Portata principale

~ Jamon serrano ~

Più è stagionato, meglio è. Un omaggio alla saggezza del “Vecio” Enzo Bearzot, la guida degli Azzurri al Mundial

Dessert

~ Crema Catalana ~

Dolce, dolcissima come il sapore della vittoria, che abbiamo iniziato a sentire in bocca con l’esultanza leggendaria di Tardelli

* Classe 2001, Francesco Iazzi è nato a Lecce. Si è diplomato all’I.P.E.O.A “Sandro Pertini” di Brindisi. Esperto in enogastronomia, ama viaggiare e scrivere. Attualmente studia e si sta laureando in Scienze della Comunicazione presso l’Università del Salento.

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Piatti clandestini

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Il Teatro dei Luoghi 2023 è cominciato con Fabrizio Bentivoglio e il contrabbassista Ferruccio Spinetti in Lettura Clandestina, un reading di alcuni scritti di Ennio Flaiano pieni di rassegnazione e sarcasmo. Lo spettacolo di Bentivoglio e Spinetti è un racconto impietoso della società italiana del secolo scorso, un antipasto disincantato come può essere la tipica caprese: scontata, eppure irremovibile dai menù di tutti i banchetti di ogni famiglia che italiana, ormai, sembra esserlo “solo di professione”.

La descrizione analitica e minuziosa del narratore, sostenuta dalle note profonde della sua “spalla” al contrabbasso, ricordano l’austerità di un piatto secolare come il risotto allo zafferano (rigorosamente con ossobuco), milanese come Bentivoglio, tradizionale e quindi immobile, proprio come questo Paese.

La critica di Flaiano, riletta magistralmente da Bentivoglio, lascia emergere i contorni di quella che sembra una favola, ma non lo è. È invece la storia di un Paese che è ingiallito nel tempo come una vecchia fotografia e ha il colore di una pannacotta. “All’estero ci invidiano la nostra allegria” legge Bentivoglio, un ritratto identificativo di una superficialità tutta italiana, che non passa mai.

Antipasto

~ Insalata Caprese ~

Un caposaldo della cucina italiana, una dichiarazione d’amore verso la tradizione dalla quale non sembriamo capaci di allontanarci

Primo

~ Risotto alla milanese ~

Un monumento all’immobilismo italiano, alla nostra incapacità di guardare oltre ciò che ci ha reso grandi nel mondo

Dessert

~ Pannacotta ~

Dolce e invidiata, ma anche molle come la nostra tempra, ormai provata dal tempo

che ci rende un Paese stanco

* Classe 2001, Francesco Iazzi è nato a Lecce. Si è diplomato all’I.P.E.O.A “Sandro Pertini” di Brindisi. Esperto in enogastronomia, ama viaggiare e scrivere. Attualmente studia e si sta laureando in Scienze della Comunicazione presso l’Università del Salento.

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immagine di copertina Patrick Zaki finalmente libero di respirare libertà

Patrick Zaki finalmente libero di respirare libertà

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di Gigi Mangia

La grazia a Patrick Zaki concessa dal dittatore Al Sis è semplicemente uno scudo a scacchi per avere consenso internazionale e aiuti per risolvere i gravi problemi interni, a partire dall’opposizione sociale.

Le carceri dell’Egitto sono piene mi migliaia di oppositori al regime, innocenti che pagano ingiustamente l’opposizione al governo. Il dittatore egiziano, con questo provvedimento, pensa di poter avere aiuti ed in particolare di essere supportato per risolvere il problema del grano dell’Ucraina che non gli arriverà più. L’Egitto rischia la fame che interesserà milioni di poveri.

Oggi, all’aeroporto di Roma, arriverà Patrick e per tutti noi è una festa, una vittoria dell’Università di Bologna, della società civile, del mondo della cultura, dell’associazionismo. La battaglia per il rispetto della libertà e dei diritti fondamentali deve continuare con più forza, con più determinazione che la concessione della grazia a Patrick non deve oscurare.

In fine bisogna ricordare che la grazia a Patrick è un gesto strumentale, Patrick Zaki, infatti, non aveva commesso nessun reato, è stato accusato di aver diffuso false notizie, semplicemente per aver scritto e pubblicato un articolo sulla persecuzione della minoranza copta nel suo Paese. La mobilitazione deve continuare per liberare chi ingiustamente vive in prigione e soprattutto per avere giustizia su Giulio Regeni, questa sì una morte che ha un significato politico più profondo, che il dittatore Al Sis non vuole risolvere; infatti, fino ad oggi ha negato qualunque collaborazione al Governo e ai Magistrati italiani.

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immagine di copertina GLI ESAMI DI STATO QUEST’ANNO COMPIONO 100 ANNI.

GLI ESAMI DI STATO QUEST’ANNO COMPIONO 100 ANNI.

Visioni
di Gigi Mangia

L’esame di stato fu istituito dal filosofo Giovanni Gentile nel 1923 e per questo l’esame di stato di quest’anno fa 100 anni.

Dalla riforma della scuola di Gentile, l’esame di stato è rimasta più o meno quella del grande filosofo, sostanzialmente è cambiata la severità. Rimane ancora però per gli studenti, la prima grande prova di maturità del percorso di studio. È un appuntamento fatto di tensione e di giusta preoccupazione, ma va vissuto con impegno e senza essere condizionati dalla preoccupazione.

È un impegno, di prova con se stessi che va affrontato con spirito socratico; quindi, con la consapevolezza di fare esercizio delle competenze e delle conoscenze acquisite attraverso lo studio, dando dimostrazione attraverso il dialogo, di essere preparati e capaci di orientarsi nelle diverse discipline.

È una prova molto importante nel tempo della formazione perché è il momento del passaggio più importante della vita e quindi della scelta di quale università frequentare per completare la propria formazione. Bisogna scegliere assecondando la propria passione, ascoltando gli interessi cresciuti con lo studio, nella propria soggettività. Non bisogna mai sacrificare o negare la propria passione, perché significa favorire il suicidio della propria soggettività.

Il tempo che stiamo vivendo è quello più difficile, perché siamo in un processo di profonde trasformazioni sociali e culturali è quindi difficile stabilire quale strada scegliere per il futuro migliore. L’esame di stato è la prova che rende possibile la scelta più utile da fare nel rispetto delle proprie ambizioni.
Teatro Koreja si è molto interessato della formazione degli studenti, collaborando con la scuola, per questo fa gli auguri migliori a tutti gli studenti perché il loro esame sia il traguardo più utile, più soddisfacente e più felice, a conclusione del proprio percorso di studio.

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