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January 2025

Non sono previsti spettacoli per il mese selezionato.

immagine di copertina IL CONFINE NEL TEMPO TRUMPIANO

IL CONFINE NEL TEMPO TRUMPIANO

Visioni
di Gigi Mangia

Con un tratto di penna, il presidente Donald Trump, ha cancellato lo “ius soli” ed il mondo intero ha visto gli immigrati in catene in aereo, espulsi e mandati nel nolo paese d’origine: il Guatemala. Il confine può essere una barriera naturale: un fiume, un mare, le montagne, un deserto oppure una linea artificiale stabilita dalla politica, fatta di alte mura in cemento da chilometri di filo spinato, da ponti o boschi, è questa la frontiera.
Il tema del confine è tornato ad occupare l’immaginario contemporaneo e nel nostro tempo sta assumendo configurazioni inattese e preoccupanti. Una riflessione su come declinare il concetto di confine secondo la nuova destra per come saranno trattate: le acque, il clima, i minerali, le terre rare e lo spazio, come il vero campo di guerra è stato proposto dallo studioso Klaus Dodds, docente presso la Royal Dalloway University di Londra.

La proposta di una nuova geografia politica dello studioso Klaus Dodds è molto interessante non solo perché indica le nuove cause delle guerre ma più ancora perché propone un nuovo modo di vedere la nuova scienza geografica.

Abbiamo considerato, e forse lo facciamo ancora, sinonimi il confine e la frontiera che al contrario sono diversi e regolano i rapporti fra i popoli. La frontiera, infatti, è fissata dalla volontà politica e comprende la lingua, la religione, i costumi, le tradizioni e la razza. La frontiera è chiusa e rifiuta la mobilità, respinge il diverso. Il ritorno della nuova destra fa della difesa della frontiera la bandiera della sua guerra contro la razza e individua nello straniero il nemico da cui difendersi. L’arma più usata è quella della paura, la quale mette in pericolo la sicurezza sociale economica e culturale, rendendo difficile la vita nelle città.

La difesa della frontiera si ottiene facendo guerra al diverso eliminandolo dalle città. Quella che stiamo vivendo è una crisi profonda perché nega e rifiuta la civiltà dei lumi ed in particolare mette in discussione la carta dei diritti internazionali che sono alla base della geografia politica nata dopo la Seconda guerra mondiale. È il mondo della cultura quello che si deve svegliare, che deve trovare le vie per sconfiggere le paure che inquietano la vita e portano la solitudine come barriera della mente, incapace di vedere la felicità del vivere.

Serve promuovere una grande architettura culturale, aperta senza frontiere, serve una grande alleanza fra potere e intellettuali, fra artisti e politica per guarire le classi sociali dalla paura ed educarle a trovare una vita sociale aperta al diverso, alla convivialità delle differenze. Non è un semplice esercizio di utopia ma un disegno di geografia politica e sociale urgente da realizzare se vogliamo davvero pensare un futuro diverso.

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17 mag

Fabrizio Gifuni

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23, 24 mag

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immagine di copertina Un campo di morte per lo sterminio degli ebrei

Un campo di morte per lo sterminio degli ebrei

Visioni
di Gigi Mangia

Uno spietato sterminatore di ebrei fu Rudolf Hoss, per suo padre doveva diventare sacerdote, ma diventó invece il più grande criminale nazista, responsabile della più terribile impresa di morte mai concepita dalla mente umana. Quando, il 1 marzo 1941, Himmler del campo si congratuló con lui e lo incaricó di ingrandire il campo in vista di accogliere grandi arrivi di prigionieri ebrei: centomila internati, un grande disegno di sterminio di ebrei sconosciuto nella storia.

Bisognava trovare il metodo più efficace per realizzare lo sterminio. In un primo momento si pensó al monossido di carbonio prodotto da motori diesel, venne peró scartato perchè ritenuto artigianale. Karl Frtzsch trovó la soluzione: “lo Zyklon, un preparato di acido prossico usato al campo per la disinfettazione dei parassiti edin particolare perchè si trovava facilmente in grandi quantità in commercio. La prima prova fu fatta su 900 prigionieri russi. I prigionieri vennero fatti entrare in una sala e venne detto loro che sarebbero stati spidocchiati.

Dalle aperture del soffitto lo Zyklon B venne gettato in palline all’interno della sala. Si sentì un urlo disperato, i prigionieri russi cercarono di forzare le porte che peró non riuscirono ad aprire. Le porte, passata mezz’ora, vennero aperte e comparvero enormi quantità di cadaveri gassati. I cadaveri non mostravano ne spasmi e ne contrazioni perchè lo Zyklon B agisce sui polmoni e causa effetti paralizzanti. Cominciava così lo sterminio degli ebrei. Dal 1942 al 1944 arrivarono ogni giorno treni carichi di ebrei provenienti dai paesi europei occupati dai tedeschi o loro alleati. Le 250 baracche potevano contenere 300 prigionieri ciascuna e le 4 camere a gas di Birkenau erano in grado di uccidere 2000 internati alla volta.
Non era solo un piano di morte degli ebrei, ma era la loro cancellazione dalla storia. Era questa la follia, l’abisso del male della ragione che l’uomo non puó dimenticare. A questo serve la Giornata della Memoria, che la cultura, il teatro, la scuola devono far studiare, devono promuovere e informare, perchè la lotta per sconfiggere l’odio non è ancora finita e deve continuare.

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Fabrizio Gifuni

Con il vostro irridente silenzio

23, 24 mag

FORTY!

immagine di copertina Nostalgia del futuro. Un mare, due sponde, la forza dell’utopia di come essere teatro nel futuro del cambiamento.

Nostalgia del futuro. Un mare, due sponde, la forza dell’utopia di come essere teatro nel futuro del cambiamento.

Visioni
di Gigi Mangia

Nostalgia del futuro è un ossimoro, che stimola il pensiero ed interroga l’arte per declinare la nostalgia del futuro: il tempo, i luoghi, la storia. Il poeta Ugo Foscolo nei suoi versi definì sacre le nostre sponde, azzurre e feconde le acque del mare e diede risalto al sentimento della nostalgia della terra come ricordo, come desiderio del ritorno di un lungo viaggio nella figura di Ulisse il quale dopo anni vecchio, tornó nella sua Itaca.

La nostalgia dei luoghi la troviamo anche nella poesia di Giacomo Leopardi: nel passero solitario e nel canto di un pastore errante, dove forte e profonda è la visione dell’Oriente e la scoperta della Luna. Sacro è l’Ulivo, che la dea Atene donó a Zeus e nel poeta degli ulivi Girolamo Comi, l’ulivo diventa visione di fede trascendente:
“dalle radici è luce la figura
Del nascere e del crescere, ed è ombra
Solare ogni sua pausa che cattura
La densità del fiore e della tomba.”
(Cantico del Tempo e del Seme).

Sacri erano i viaggi dei pescatori nel mare fra le coste. Troviamo le testimonianze nelle grotte, con le quali i pescatori chiedevano grazia agli dei per portare a termine le fatiche della pesca.
Il museo Castromediano è ricco di archeologia, la quale conserva i miti dei popoli che vissero nel mare e dei grandi che lo attraversavano.

L’Archeologia studia e ci aiuta a conoscere il passatoe apre finestre sul presente, dove troviamo la nostalgia del futuro: la visione dell’Utopia della nostra terra fatta di molti fili, che attraversano le lingue, i miti e le religioni. Non è un lavoro facile quello di progettare architetture culturali per promuovere ponti e strade maestre per raggiiungere la convivialità delle differenze. Il teatro puó essere il cantiere aperto per costruire le proposte al cambiamento e alle sfide delle nuove generazioni per rispondere e cercare il perchè cambia il mondo.
Sono passati 25 anni del nuovo secolo e il mondo non è più quello di prima, è cambiato profondamente, la politica lo deve capire ma questo è il grande problema che dobbiamo affrontare.

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Fabrizio Gifuni

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immagine di copertina Nella settima arte: la fotografia, l’orecchio e la mano, il tema dell’accessibilità.IN MOSTRA LA FOTOGRAFIA ACCESSIBILE “WORLD UNSEEN”.

Nella settima arte: la fotografia, l’orecchio e la mano, il tema dell’accessibilità.IN MOSTRA LA FOTOGRAFIA ACCESSIBILE “WORLD UNSEEN”.

Visioni
di Gigi Mangia

Chi fotografa racconta la sua visione del mondo. Inquadratura, luminosità, esposizione sono le qualità che affermano quello che il fotografo vuole far vedere. È attraverso gli occhi del fotografo che noi guardiamo le immagini ed è quindi in un rimando di sguardi, che l’arte della fotografia trasmette da chi fotografa verso chi riceve.

Un’arte, quella della fotografia peró che sempre preclude le immagini sia ai ciechi sia agli ipovedenti. Con la mostra fotografica “World unseen”, la fotografia diventa accessibile. Per la prima volta in Italia, dopo aver esordito a Londra, la mostra è stata presentata alla camera dei deputati nella biblioteca Nilde Iotti, nel mese di dicembre del 2024.

Questa mostra internazionale di dieci fotografi, nasce da un’idea di Canon, la famosa azienda giapponese, la cui strategia di ricerca è ispirata al raggiungimento del bene comune, per un modello culturale accessibile senza barriere.

La Canon infatti è riuscita a rendere accessibile ed inclusive le opere realizzate con una tecnologia straordinaria, le stampe tattili e ancora affiancate da descrizioni audio. Più ancora, proprio per favorire un’esperienza condivisa da tutti, alcune opere inserite nella mostra sono parzialmente oscurate per simulare l’esperienza delle difficoltà dei disturbi visivi. Così chiunque puó fare l’esperienza per rendersi conto di come una persona con disturbi visivi oppure cieco totale visita una mostra fotografica. Canon forte nella sua filosofia porta avanti un messaggio nel quale l’arte diventa portatrice di valori di inclusione e superamento delle barriere.

L’obiettivo principale della mostra è quello di sensibilizzare il pubblico sull’importante tema di osservare il mondo da nuove angolazioni e di apprezzare i dettagli che spesso sfuggono alla nostra attenzione. Viviamo il tempo delle immagini, del vedere sempre con gli occhi e trascuriamo l’importante vedere con la mente, la quale vede quello che l’occhio non riesce a vedere. Usare l’orecchio e la mano si scopre quello che l’occhio non sempre riesce a vedere. Il corrpo unisce, disegna conoscenza del tempo e dello spazio diventando vita di relazioni.

Tutta l’arte è sempre scoperta ed è ricerca di conoscenza ed ha lo scopo di promuovere nell’uomo il desiderio di essere futuro : è il grande compito della cultura quello di fargli fare il difficile passaggio dall’inferno della vita alla visione della felicità di avere il rispetto del diverso e il desiderio di condividere il rispetto

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immagine di copertina Liberare Cecilia

Liberare Cecilia

Visioni
di Gigi Mangia

Liberare Cecilia Sala dalla dalla barbarica prigione a Teheran in Iran e farla ritornare libera nel suo paese.
Cecilia Sala non ha commesso nessun reato per essere rinchiusa in un carcere di sicurezza a Teheran nella prigione di “Adin” nel reparto “209”, dove sono rinchiuse le donne che si sono battute contro il regime Teocratico per rivendicare la loro libertà.

L’accusa contro la giovane giornalista è stata quella di aver mancato di rispettare le leggi islamiche: accuse infondate e generiche.

Il suo viaggio in Iran infatti preventivamente, e con accortezza, la giornalista aveva concordato la lista delle persone da intervistare con i rispettivi nomi e cognomi, le domande da fare e le finalità del suo progetto culturale di informazione dei movimenti iraniani. La polizia “morale” ha sequestrato Cecilia Sala solo per fare un uso politico di ricatto verso l’Italia al fine di tutelare l’ingegnere Mohammad Abedini esperto di tecnologia militare, di costruzione di droni, ora in carcere a Milano, a cui sono stati negati gli arresti domiciliari.

Cecilia Sala è rinchiusa barbaramente in una piccola cella stretta e fredda, con due sole coperte, una per coprirsi e l’altra come materasso senza cuscino. La cella è chiusa, senza finestre, illuminata 24 ore con una luce bianca nota come tortura bianca per impedire il sonno. A Cecilia sono stati tolti anche gli occhiali da vista e il cibo le viene fatto passare dalla fessura della porta per impedire di vedere le persone. La giovane cecilia è una povera donna sepolta viva da usare come riscatto politico verso il governo Italiano e in disprezzo del diritto internazionale. Cecilia Sala fa e preferisce il giornalismo social, è molto brava nel realizzare Podcast, quel giornalismo che interroga e fa parlare le persone. Dalla loro voce infatti conosciamo la storia, le abitudini, gli usi e i costumi dei luoghi soprattutto le relazioni dei corpi e la vita di comunità. Il sequestro della giovane giornalista Cecilia, vuole essere la guerra la guerra Islamica contro quella forma di giornalismo di inchiesta che usa la voce, fa parlare i corpi, illustra i comportamenti di liberazione dai pregiudizi della religione e soprattutto l’avversione alla dittatura di liberare che individua nelle donne il nemico da sopprimere e da annullare. Cecilia sala con il suo sequestro dimostra il disprezzo del diritto internazionale di tutte le dittature che con la violenza della guerra pensano di governare e avere il dominio dei loro paesi. Tutti dobbiamo sentirci impegnati per liberare Cecilia Sala e soprattutto per non subire la barbaria e la prepotenza della repubblica Islamica di Teheran e liberare le donne alle quali viene legato il diritto di studiare, di leggere il corano ad alta voce, di cantare.

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Fabrizio Gifuni

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