Marta Cuscunà
La semplicità ingannata,
Satira per attrice e pupazze sul lusso di essere donne
Uno spettacolo che parla del destino collettivo di generazioni di donne e della possibilità di farsi ‘coro’ per cambiarlo.
Nel ‘500 avere una figlia femmina era un problema: agli occhi del padre era una parte del patrimonio economico che andava in fumo al momento del matrimonio. Avere una figlia femmina equivaleva ad una perdita economica. Certamente una figlia bella era economicamente
vantaggiosa, perché poteva essere accasata con una dote modesta, mentre una figlia con qualche difetto fisico prevedeva necessariamente esborsi più salati. Purtroppo però, in tempi di crisi economica, il mercato matrimoniale subì un crollo e si dovette cercare una soluzione alternativa per sistemare le figlie: la monacazione forzata.
La semplicità ingannata racconta le rivendicazioni delle donne nel ‘500, nel tentativo di ridare slancio a una rivoluzione di cui non sentiamo più il bisogno, e forse non per un caso fortuito, ma per una precisa strategia che, con modi diversi, ci schiaccia ancora sotto lo strapotere maschile. Liberamente ispirato alle opere di Arcangela Tarabotti e alle vicende delle Clarisse di Udine.
Showcase Progetto AIDA (Adriatic Identity through Development of Arts) / INTERREG IPA CBC ITALY–ALBANIA–MONTENEGRO PROGRAMME

di e con Marta Cuscunà Assistente alla regia: Marco Rogante Disegno luci Claudio “Poldo” Parrino Disegno del suono: Alessandro Sdrigotti | Tecnica di palco, delle luci e del suono: Marco Rogante, Alessandro Sdrigotti Realizzazioni scenografiche Delta Studios; Elisabetta Ferrandino Realizzazione costumi Antonella Guglielmi Co-produzione Centrale Fies, Operaestate Festival Veneto Seconda tappa del progetto sulle Resistenze femminili in Italia liberamente ispirato alle opere letterarie di Arcangela Tarabotti e alla vicenda delle Clarisse di Udine liberamente ispirato a Lo spazio del silenzio di Giovanna Paolin, (Ed. Biblioteca dell’Immagine, 1998)