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immagine di copertina La goccia che scava la roccia

La goccia che scava la roccia

Visioni
di Valeria De Rinaldis*

Vorrei presentare la mia storia relazionale con il teatro, prima di esprimere una riflessione sulla sua attuale situazione. Sembra che io sia messa così per caso tra il gruppo degli spettatori. Infatti, non vado a teatro da chissà quanti anni!

Lontana per diversi motivi, personali, familiari, economici.

E’ da tanto che non godo del buio e del silenzio che arrivano sfumati in sala con il sottofondo di “shh shh”. Quel buio e quel silenzio che mi facevano chiedere “mi piacerà?”

Alla fine, ho sempre salvato qualsiasi opera, anche la più noiosa (mi consentiva un sonnellino in santa pace!), anche la peggio interpretata (miglioreranno le loro performance!!), anche la più provocatoria (potrei scandalizzarmi!!!), perché tutte mi avevano trasmesso un’emozione, sia essa positiva o negativa.

E’ proprio questo che mi manca: emozionarmi! Emozionarmi senza conseguenze, provare sensazioni profonde nel buio e nel silenzio, per poi uscire nella luce e pian piano ristabilizzare il cuore e il respiro sul ritmo quotidiano della vita, che è tutt’altra cosa.

E posso ora partire con la mia riflessione, iniziando proprio dall’emozione. La crisi partita nel 2020, ha stravolto tutti gli aspetti della nostra vita, a partire dalla quotidianità, per colpire la socialità, l’economia, il lavoro, la salute e gli affetti.

Dunque, il ritmo quotidiano della vita, che è tutt’altra cosa dal teatro, durante la pandemia ci ha riservato emozioni fortissime, per lo più negative, di grande incertezza, spesso dolore e perdita, paura e scoraggiamento, intervallate da quelle di speranza, di raccoglimento, di ripresa dal dolore e dalla perdita. In questo contesto, lo spettacolo, sia esso serio, semiserio o comico, sia esso cinema, danza o teatro, sia esso all’aperto o al chiuso, sarebbe medicina per l’anima.

In questo contesto, lo spettacolo, sia esso serio, semiserio o comico, sia esso cinema, danza o teatro, sia esso all’aperto o al chiuso, sarebbe medicina per l’anima.

Ma è una terapia non somministrabile in un contesto socio-politico in crisi, perché la cultura è sottile e delicata e, davanti al macigno dei mass media, si ritira all’angolino; la storia però ci insegna che, essa, come goccia che scava la roccia, è capace di dilagare nuovamente con la sua forza intelligente. Ma ancora non è il momento! Ora…c’è crisi!

Concludo, ancora con la mia esperienza. Avevo 8 anni quando morì mio nonno. Era il 1980.

Nello stesso periodo, morì anche il cinema nazionale e internazionale e la piccola sala cinematografica del paese, il cui titolare era proprio mio nonno. Dopo essere stata ceduta a chi, senza scrupoli, mise il manifesto di un film pornografico accanto al manifesto del suo funerale, chiuse definitivamente i battenti e noi ci chiudemmo nelle nostre case con la TV accesa a tutte le ore a fare zapping!

Poi, il cinema si è ripreso e oggi…è di nuovo in crisi. E’ in crisi anche la televisione e vince su tutto internet, i social e i piccoli schermi degli smartphone. Ho divagato sul cinema, ma il teatro ha avuto e ha tutt’ora la stessa, se non peggiore, sorte.

A questo punto, confido nella goccia che scava la roccia e nel fatto che possa dilagare nuovamente;alla riconquista dei suoi spazi.

Volete sapere perché i fedeli chiedono (e ottengono) la riapertura delle Chiese e i tifosi chiedono (e ottengono) la ripresa del campionato? Perché la Chiesa è potere e il calcio è soldi. Il teatro è “solo” cultura!

*ASSENTI, PRESENTI – Progetto di scrittura e drammaturgia partecipata con gli spettatori

Guarda il video https://vimeo.com/521344407

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Questo… non s’ha da fare /da I promessi sposi