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immagine di copertina La memoria aiuta a fare il futuro

La memoria aiuta a fare il futuro

Visioni
di Gigi Mangia

Il 27 gennaio la Giornata della Memoria fa 20 anni, fu istituita dal presidente Carlo Azeglio Ciampi e approvata dal Parlamento nel 2000.

Una scelta importante che ha tenuta viva la memoria sulla storia; è stata una finestra aperta sugli eventi più scuri e più duri dell’Europa ed è servita, soprattutto, a far conoscere anche ai giovani gli “specialisti dell’odio”.

La Giornata della Memoria si è avvalsa di molte testimonianze: ricordiamo quella del carabiniere Vito di Palma, oggi centenario, nato a Turi nel 1920 e residente a Roma. Di Palma fu un inviato come carabiniere speciale ad Atene, nel ’43 si rifiutò di aderire al nazismo e per questo fu rinchiuso in un lager in Austria.

La storia è ricca degli “specialisti dell’odio” che in Italia non ebbero opposizione. Benito Mussolini era a conoscenza dello sterminio degli ebrei, come anche il suo Ministro degli Interni Guido Buffarini Guidi, ma nessuno disse una parola per impedire che i treni carichi di ebrei raggiungessero Auschwitz.

La storia è ricca di figure ambigue: ricordiamo lo scienziato nato a Noicattaro nel 1880-1970 che sottoscrisse e partecipò alla stesura delle leggi raziali del 1938. Nicola Pende oggi si trova sepolto al centro dell’altare della Chiesa Matrice, l’Istituto Comprensivo del paese porta il suo nome.

La memoria serve per conoscere e serve soprattutto per prendere le distanze da quei personaggi che hanno mortificato e macchiato la storia dell’Italia. Oggi il tema delle testimonianze diventa importante perché i testimoni stanno per “finire”. Ci resteranno le testimonianze del digitale, del cinema, dei musei e dei teatri.

La musica, la poesia, la pittura, la letteratura sono le leve attraverso cui costruire la memoria della conoscenza e sono anche le discipline attraverso cui capire che la nuova identità dell’Europa nacque dalle macerie dell’Europa.

L’identità del nazifascismo era quella dell’individuo puro e perfetto, rappresentato dalla figura militare il cui corpo manifestava tutta la sua forza nell’eleganza della divisa, nel lucido degli stivali. Il nazismo, infatti, per realizzare il mito dell’io, doveva de-umanizzare l’uomo e difenderlo dall’inquinamento raziale e, quindi, dall’uomo ebreo di cui dichiarò la distruzione.

Il nuovo modello di identità dell’Europa rinata, risiede nell’individuo che deve trovare in sé la capacità di relazionarsi con l’altro di rispettarlo e di vivere con lui la libertà. La Giornata della Memoria serve proprio per fare questa esperienza e soprattutto per trovare la forza di non cadere mai nella banalità del male.

Hannah Arendt ci ha insegnato che l’uomo responsabile è anche l’uomo della libertà.

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