Riaprire la scuola
Visioni
di Gigi Mangia
La paura è come un serpente, striscia e spaventa, genera comportamenti irrazionali che possono anche sfociare nella sindrome della tana, ovvero del preferire la sfera protettiva della propria dimensione domestica alla relazione/confronto con i propri simili. Sappiamo benissimo però che sia i bambini che gli adolescenti sono in condizioni normali naturalmente votati alla socialità e al confronto anche conflittuale con i propri pari età, e la scuola è fin dalla sua origine, lo spazio privilegiato in cui la socialità si sviluppa e si articola magari cercando con innumerevoli sforzi di essere inclusiva e propositiva. È evidente a tutti che le esigenze sanitarie e di sicurezza che hanno portato alla chiusura delle scuole se hanno salvato migliaia di vite hanno d’altro canto commissariato la crescita sociale dei minori e in molti (troppi per la verità) casi hanno negato anche l’accesso al sapere e alla conoscenza. Tra le tante distorsioni di questa situazione non possiamo trascurare anche il fatto che il lockdown ha isolato i bambini disabili, aggravando i problemi dei loro genitori a volte impossibilitati anche a partecipare alle lezioni a distanza. I diversamente abili sono pluriminorati, la loro partecipazione alle attività è difficile, complessa e perciò può svolgersi solo in presenza. Per un bambino disabile l’isolamento è una fatica inspiegabile così come per la famiglia invece è la prova più impegnativa perlopiù lasciata sulle spalle delle mamme, magari non esperte e capaci solo con la forza del cuore di corrispondere ai bisogni più evidenti. In questo senso molto poteva essere fatto e molto dovrà essere fatto quando le condizioni lo consentiranno così come dovrà essere fatto per recuperare i danni provocati anche verso un altro aspetto della questione. L’Italia sulla scuola inclusiva ha la legislazione più avanzata, spesso però poco applicata e le lezioni a distanza hanno aumentato le differenze sociali a discapito dei soggetti più deboli, i figli senza né biblioteca né stanzetta e né tablet. Conseguenza inevitabile, come riscontrato nelle realtà sociali più difficili sia del Sud che del Nord è stato l’aumento della dispersione scolastica.
Condividiamo pertanto l’appello rivolto nei confronti del Governo Italiano da quanti, intellettuali, insegnanti e genitori pensano che sia quanto mai urgente rivedere l’impostazione conservativa e prudente finora adottata per studiare e adottare quelle soluzioni che garantendo sicurezza e qualità della vita consentano di riaprire le scuole. Il tablet non potrà mai surrogare il valore profondo della scuola in presenza.