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Agosto 2020

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immagine di copertina Intervista a Ludovica Rana

Intervista a Ludovica Rana

giovane e prestigiosa artista salentina

Interviste
di Annarita Risola *

«Perché ha scelto questo
strumento?».

«È sempre stato strano e curioso il modo in cui sono arrivata al violoncello. Iniziai a 4 anni con il pianoforte, ma a casa lo suonavano tutti… mamma, papà e mia sorella Beatrice! Che barba (aggiunge uno smile ndr). Espressi ai miei genitori il desiderio di cambiare strumento e loro mi proposero la scelta tra il flauto e il violoncello. Avevo 5 anni e non avevo idea di quale fossero le differenze tra un flauto e un violoncello, poi.. magicamente durante l’estate ci fu un concerto a Gallipoli; ricordo il caldo micidiale, l’umidità tipica salentina ed in programma a Gallipoli quella sera del lontano 2001 c’era il Concerto in Do Maggiore di Haydn suonato dal mitico Enrico Dindo (poi diventato mio insegnante molto dopo). Rimasi incantata e a quel punto non ebbi dubbi.. volevo suonare quello strumento meraviglioso che mi faceva letteralmente sognare..!».

 «Quante ore di studio
dedica al suo strumento?».

«Difficile dire adesso quanto tempo riesci a studiare.. Prima, quando avevo l’opportunità di studiare esclusivamente violoncello, forse non ero cosciente di quanta fortuna avessi! Dopo aver finito il Liceo, gli anni a seguire erano interamente dedicati alla mia formazione come violoncellista e come musicista. Seguivo le lezioni del Master a Lugano e successivamente a Ginevra e non mi rendevo conto di quanto poi, fortunatamente, le cose sarebbero cambiate iniziando ad avere una carriera come musicista e insegnante. Adesso il tempo non è mai abbastanza e ci sono tante priorità e impegni, ma studiare violoncello è la mia prima azione ogni giorno!».

«A cosa ha dovuto rinunciare?».

«Inevitabilmente
lo studio di uno strumento musicale ti mette davanti a difficoltà che si
superano soltanto trascorrendo ore e ore a tu per tu con lo strumento,
necessariamente in solitudine. Forse sono tantissime le rinunce che in questi
anni ho compiuto, alcune sofferte, alcune meno, ma sempre giustificate
dall’esigenza primaria di quello che essere musicista richiede».

«Cosa significa fare musica
classica oggi?».

«Essere una
musicista classica è una sfida complicata in un mondo che si evolve alla
velocità della luce e che si allontana dalla nostra realtà che appare sospesa
nel tempo e nello spazio. Pretendiamo e proteggiamo con grandissimo ardore dei
valori lontani centinaia di anni, capolavori che si alimentano dell’anima dei
musicisti e che trovano sempre giustificazione anche in un periodo storico in
cui la bellezza deve essere protetta con estrema cura. Fare musica classica è
un’opportunità di avere accesso ad emozioni immortali e riuscire ad avvicinare
il pubblico e farlo appassionare usando uno strumento composto con legno di
acero e abete è pura magia».

«Quali
sono i suoi obiettivi?».

«Sono giovane e
come qualsiasi essere umano che guardando il cielo si sente grato, ho mille
sogni e altrettanti desideri e obiettivi, alcuni fattibili (spero), altri meno!
Come musicista spero di avere la fortuna di non smettere mai di amare ed
emozionarmi con il mio lavoro e di poter realizzare nel territorio un micro mondo
dedicato agli strumenti ad arco, miei grandi amori!».

«Attualmente il territorio
Salento cosa offre alla Musica Classica?».

«Attualmente il
territorio salentino offre tanto alla musica classica grazie ad alcune realtà
culturali che lo desiderano fortemente. Ho la fortuna di poter curare assieme
alla mia famiglia una stagione, Sfere Sonore, un piccolo gioiellino
arrivato alla II Edizione, che spero che con il tempo possa diventare quello
che sogniamo. Quest’anno inoltre anche questo meraviglioso Teatro, Il Teatro
Koreja ha aperto le porte alla musica classica dando
un’ulteriore possibilità al territorio di arricchirsi e sono stata davvero
onorata di aver avuto la possibilità di organizzare una serie di 4 eventi con
giovani di spicco che si stanno affermano nel mondo musicale».

«Cosa sta facendo la Musica
Classica per promuovere e far crescere il Salento?».

«Indubbiamente
le bellezze del Salento sono tra le più autentiche in Italia, e qualsiasi
turista rimane affascinato dalla quantità di ricchezza culturale e
naturalistica presente. Purtroppo, temo che la musica classica non abbia lo
spazio che merita di avere perché purtroppo molte realtà culturali con storia
decennale hanno dovuto chiudere i battenti lasciando un vuoto che non è stato
ancora colmato. Ci sono teatri vuoti che aspettano di poter essere riempiti, e
non da concerti pop/rock».

«Da cosa si riconosce il
talento?».

«Difficile
spiegarlo, è un dono probabilmente. È anche però la possibilità di poterlo
scoprire e poterlo approfondire. Assieme a mia sorella Beatrice abbiamo avuto
la possibilità di studiare musica perché nate in una famiglia di musicisti, e
abbiamo iniziato da subito a studiare uno strumento musicale e scoprirci
portate. Riconoscere il talento in qualcuno è accorgersi della naturale
istintività nell’approccio in questo caso alla musica e allo strumento usato dal
musicista. Insegnando violoncello a molti bambini mi sono accorta di come sia
evidente da subito la naturale predisposizione o meno nei confronti del
violoncello da parte di alcuni ed è incredibile poterlo constatare con
tanta facilità».

«Come vive questo preciso
momento storico Ludovica Rana?».

«Questo momento è difficile per tutti, la quarantena! Drammatico parlarne ma sicuramente un momento di arresto forzato e di riflessione obbligata. Dalla vita frenetica e instancabile ci siamo ritrovati tutti immobilizzati da una pandemia che mai nessuno avrebbe potuto immaginare accadesse. Teatri chiusi, concerti annullati e tanto tanto tempo da passare a casa come non succedeva da anni!  Tra un puzzle e un impasto di torta, violoncello ha sempre un ruolo primario ma sto riscoprendo un modo di vivere che non avevo mai sperimentato, e non è detto che sia negativo. Probabilmente ognuno di noi porterà qualcosa di positivo ed edificante con sé quando avremo di nuovo la possibilità di ritornare alla nostra “vecchia” vita che sicuramente non sarà la stessa. Non posso non pensare a come sarà la ripresa dell’attività dello spettacolo, dovremo saperci reinventare musicisti e organizzatori di concerti? Quali saranno i danni economici e sociali di questo momento? Tanti interrogativi e poche certezze a cui spero potremo tutti sopravvivere».

*Progetto GIOVANI SGUARDI

Annarita Risola è studentessa Corso di Laurea DAMS e Socia fondatrice
Palchetti Laterali Università del Salento

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