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immagine di copertina Leggerezza e ironia, contro il silenzio che allontana sempre

Leggerezza e ironia, contro il silenzio che allontana sempre

intervista a Giuseppe Lanino

Interviste
di Annarita Risola

A conclusione dello spettacolo “Aspettando Manon”, per la regia di Luca Mazzone, andato in scena ai Cantieri Teatrali Koreja la sera del 23 Ottobre 2021, incontriamo Giuseppe Lanino. La storia, di cui è unico protagonista, si sviluppa all’interno di una stanza, che diventa luogo di attesa, quella di sua madre, piena di paure, pregiudizi, assenze. E’ la ricerca di un rapporto che logora, incupisce e che alla fine stupisce. La rivelazione di un’identità taciuta e a lungo fintamente nascosta, come il centrino che sa fermare il tempo e abbellirlo come può.

Volto noto della tv, Il Commissario Ricciardi, La mossa del cavallo, Leonardo Da Vinci, Lanino è anche autore de La carne è debole. A lui rivolgiamo qualche domanda, nella speranza di conoscerlo meglio.

D: Lo spettacolo “Aspettando Manon” è pieno di spunti di riflessione,
scava in profondità, lo fa con brio, perché la leggerezza non è sempre
superficialità, ma solo un espediente. Cosa ne pensa?

R: Assolutamente d’accordo. Leggerezza e ironia sono strumenti molto potenti per affrontare la vita ed anche il palcoscenico. Poi quando si parla di Sicilia e sicilianità, dove spesso il dramma è padrone, l’ironia
può farci andare avanti un po’ più spensierati. Mai inconsapevoli, però, di avere scelto di sorridere invece che piangere

D: L’identità è attestata da un documento ufficiale, ma quel che siamo
davvero non sempre corrisponde a ciò che è formalmente scritto. Il protagonista della storia, Andrea, la rivela piano piano, in attesa che rientri la madre, consapevole e convinto, nonostante tutto, delle proprie scelte. Cosa occorre alla felicità, il sostegno della società o della famiglia?

R: La famiglia è la forma di società da cui proveniamo.
Se la famiglia non ci accetta immagino possa essere davvero doloroso; posso solo intuirlo per fortuna. E più si scende nello stivale più la famiglia diventa essenziale e magari un po’ ingombrante. Siamo anche ciò da cui proveniamo e se quel qualcosa ci rifiuta, una parte di noi si stacca e galleggia in un limbo senza nome. Quindi si, da un lato la nostra identità è un concetto estremamente personale e a nessuno deve essere tolta la possibilità di autodeterminarsi, dall’altro il riconoscimento da parte dello spazio sociale in cui ci muoviamo ci aiuta a non vagare a vuoto

D: Il silenzio, utilizzato dalla madre Manon, allontana, divide,
nasconde o semplicemente prende tempo?

R: Il silenzio allontanata sempre. I non detti, le chiusure, l’isolamento dei sentimenti, creano un meccanismo di indurimento e di infelicità che si autoalimenta. Il dialogo e, a volte, anche la forte discussione mantenuta su un livello di scambio e non di semplice
recriminazione, sono l’unica arma per far crollare le nostre cieche
convinzioni.

D: Il Teatro è un luogo magico, di saperi antichi e di idee che si
contaminano, cosa ama di più, il Teatro Classico o il Teatro Contemporaneo?

R: Tutto il Teatro. Il Teatro di qualsiasi epoca parla all’essere umano. Esiste per questo. Per metterci davanti a uno specchio a osservare con distacco la nostra anima

D: Attualmente, secondo lei, il Teatro che funzione svolge?

R: Quella che ha sempre svolto, appunto. Sta al pubblico di accettare di guardarsi dentro.

D: Pur avendo una laurea in medicina veterinaria, ha scelto di
recitare e di scrivere per il Teatro, perché?

R: Perché la vita è strana e imprevedibile e, più si è giovani, più imprevedibile è. Da “grandi” con uno sguardo più maturo e maggiore
consapevolezza di se stessi, si può pensare di poter essere un po’ più autori della propria vita

D: Siamo stati tutti protagonisti di un tempo sospeso, che ci ha reso
più forti, più fragili, comunque più consapevoli del “finito”. Come ha vissuto questa esperienza e chi è oggi Giuseppe Lanino?

R: Una persona ancora più curiosa che vuole completare degli schizzi rimasti chiusi in un album

D: Ha qualche sogno nel cassetto che vorrebbe realizzare?

R: Ehhhhhhh

D: Cosa si auspica per il nuovo anno 2022?

R: Di non dover pensare se posso abbracciare qualcun*

La ringrazio per la disponibilità, per la dolcezza del suo sguardo e
per il sorriso, che con generosità ha regalato al pubblico presente.

Grazie a lei di cuore

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