uno spettacolo di Koreja
Alice (2010)
«Certe bambine hanno una sgradevolissima tendenza a diventare grandi: spero che tu non farai niente di simile prima del nostro prossimo incontro.» Charles Lutwige Dodgson, alias Lewis Carroll
Alice inquieta e diverte da morire. Quando Carroll pubblicò “Alice nel paese delle meraviglie” un quotidiano inglese scrisse che quel romanzo «possiede questo vantaggio, che non ha morale, e che non insegna niente». Masolino D’Amico va oltre: «un libro di travolgente anarchia, un libro dove l’autorità è mostrata come dispotica, capricciosa e intollerante, dove le istituzioni sono incomprensibili e ingiuste, dove la divinità non è nominata neppure; un libro in cui gli insegnamenti tradizionalmente porti ai fanciulli sono costantemente messi in ridicolo, dove le poesie edificanti, faticosamente mandate a memoria a scuola, sono ridotte a non senso». Come se tutto ciò non bastasse, il suo autore, Lewis Carroll, non esiste: è un nome di fantasia che copre l’identità del reverendo Charles Lutwidge Dodgson, matematico discreto e balbuziente, nonché fotografo eccezionale, ossessionato dall’inarrestabilità dell’infanzia. Nel senso che non puoi smettere di crescere e diventare grande: Che cos’è Alice se non un libro per adulti stufi di crescere per niente? Questo è il libro che ci riconcilia con la disgrazia più irrimediabile della vita: non essere mai adulti e poi, improvvisamente, non essere più bambini. In scena un coniglio bianco, un uovo saggio più di un dizionario, un gatto, una regina, un cappellaio, delle margherite e due cavalieri. È un piccolo esercito di folli squilibrati per affrontare il grande enigma: come mettere in scena questo capolavoro? Come porgerlo, centocinquanta anni dopo, a un nuovo pubblico? Quale mondo alla rovescia può contaminare i nostri bambini e i bambini che dormono in noi, ormai adulti? Non ha senso ‘tradurre’ alla lettera il testo di Carroll: nuovi nonsense, nuove vene di follia e di divertimento, nuovi personaggi e meraviglie riempiono questa Alice, a cui applicare le regole del teatro, quello vero, quello delle compagnie che per sorprendere ancora devono lavorare sodo. Francesco Niccolini
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testo Francesco Niccolini regia Salvatore Tramacere
con Alessandra Crocco, Giovanni De Monte, Carlo Durante,
Silvia Ricciardelli/Riccardo Lanzarone scene Iole Cilento
collaborazione all’allestimento Lucio Diana costumi Enzo Toma
disegno luci Angelo Piccinni realizzazione scene e cura tecnica Mario Daniele cura della produzione Laura Scorrano
foto di Ed Testa