Dialoghi con le piante (1999)
Dialoghi con le piante introduce subito lo spettatore teatrale nel mito classico del labirinto di Creta, l’incontro con i suoi protagonisti, ognuno con il suo costume, la sua parrucca e il suo fondalino bidimensionale: Minosse, Teseo, Pasifae, Arianna, non il Minotauro. Poi c’è un ultimo incontro, il più lungo e approfondito, che sposta completamente il luogo della
scena in uno spazio precisamente collocato nella nostra epoca e rende così un nuovo colore a tutte le parole e i personaggi fin lì incontrati. I primi personaggi appartengono al mito in maniera
pura anche se non classica e tradizionale, l’ultimo personaggio no: agisce in un luogo-casa (dal quale non esce mai) dove dialoga con le piante… è come se in lui la “vita finta”, convenzionale,
dell’uomo occidentale, avesse preso una forma mostruosamente chiara. I piccoli gesti che compie, al limite del paradosso, sono il sintomo della sua malattia, anche se egli li vive come se ne fossero il rimedio. Il suo nome è Asterione, il nome del Minotauro.
scritto e interpretato da Mariano Dammacco regia Salvatore Tramacere scene e luci Lucio Diana cura tecnica Marco Oliani