uno spettacolo di Koreja
Doctor Frankestein (2009)
liberamente tratto dal "Frankenstein" di M. Shelley
Frankenstein è un mito multiforme, capace di influenzare il cinema come la letteratura, le comunicazioni di massa, la medicina, capace di generare domande mai sopite, anzi, rese quanto mai importanti in un mondo in cui la scienza è sempre sul punto di mettere a rischio l’equilibrio del pianeta. Domande che hanno a che fare con l’idea di limite, di controllo, di insaziabilità, e di onnipotenza. A quasi due secoli da quando Mary Shelley scrive e pubblica il suo capolavoro, questo Doctor
Frankenstein non finge che il tempo non sia passato: lo scienziato aggiorna i suoi strumenti e le sue conquiste, moltiplica gli esperimenti e le creature, così come le possibilità di raffinare i
suoi risultati, in balia dell’illusione di poter superare ogni limite alla propria libertà di ricerca e di conquista. Purtroppo, i figli che mette al mondo dimostreranno la follia della sua onnipotenza:
crea esseri sempre più evoluti ma imperfetti che lui stesso vorrebbe eliminare, se non fosse attraversato dal turbamento di un padre che – nonostante tutto – ama le sue creature deformi.
È quello che accade in particolare con l’ultima sua creatura, sofisticatissima, eppure ancora troppo lontana dall’essere umano che lui ha in mente. Lo scontro è violentissimo. I desideri della creatura non possono essere soddisfatti perché la sua nascita è avvenuta oltre natura. Lo spettacolo è duro, ma al tempo stesso è comico fino alla stupidità, sia quella delle macchine
che quella degli umani; nella consapevolezza che non solo il grande scienziato, ma ogni attore della vita, un giorno ha messo al mondo una creatura venuta male e non ha saputo amarla come
avrebbe potuto.
Francesco Niccolini
progetto Fabrizio Pugliese
testo Francesco Niccolini
con Fabrizio Pugliese e Fabrizio Saccomanno
regia Salvatore Tramacere e Fabrizio Pugliese
scene Iole Cilento
disegno luci Lucio Diana
tecnici Mario Daniele, Angelo Piccinni
si ringraziano Burambò e Istvan Zimmermann
foto di Antonio Palma