15 giugno, ancora, sono Koreja
Visioni
di Gigi Mangia
15 Giugno e sono ancora Koreja, con tanta voglia di essere un teatro normale. Finalmente è la fine, un ritorno, l’inizio di un nuovo tempo, la fine del tempo sospeso. E’un incontro con la città e con la comunità che vive del teatro e si riconosce in esso. Koreja ritorna: spazio pubblico, teatro pubblico, sociale, spazio della parola, dell’ascolto, del sentire il respiro del tempo della creatività che, segna il cuore e riempie la mente. Koreja ritorna nella fatica del tempo, nel calendario della città. Il Teatro è stato chiuso, non è stato fermo, è stato resistenza. Un antico proverbio cinese recita: “Il cielo è senza rumori e senza odori”. Essere padroni del destino significa controllare il tempo della morte. Se si è senza forma e senza rumori, i nostri movimenti e le nostre intenzioni saranno invisibili al nemico. Se sincronizziamo le nostre azioni con i processi naturali, la nostra forza sarà inarrestabile. Il teatro non è indifferenza al tempo, ma consapevolezza di essere resistenza, di essere nato per educare e per conoscere l’uomo. Il “tempo ora” nella storia è quello della sfida. È quello di liberare “la distanza sociale” dal suo falso significato. È infatti una parola sbagliata e malata che disorienta il vivere e latitare la città. La sfida del presente è quella di trovare un nuovo “alfabeto” e una grammatica che non neghi all ’uomo, la sua natura sociale. Bisogna imparare dalle piante: avere pazienza e non avere fretta per la conoscenza. Le piante conoscono la sapienza del giorno e vivono della sua luce e rispondono alle avversità con i fiori. Il fiore non teme il cielo, lo riempie di profumi e di colori, lo fa diventare più bello! Koreja ritorna per continuare la corsa e attraversare le fatiche della sfida, col cervo bianco, con le corna fiorite. Ritorna per portare nei campi i semi della creatività del futuro. Il teatro è nato: per sognare, per conoscere, per resistere e lottare, per portare un fiore nel cuore. Il ritorno di Koreja comincia da qui: incontrandoci nel desiderio di essere normali.
Nella poesia la nostra cura, nelle parole la salute del
pensiero
“io mi trovo il vecchio cuore, e pago
il tributo ad esso, con lacrime
ricacciate, odiate, e nella bocca
le parole della bandiera rossa,
le parole che ogni uomo sa, e sa far tacere”
Poesia di Pierpaolo Pasolini (Garzanti Milano 1964).