C’è un giardino chiaro
Visioni
di Gigi Mangia
Per vincere la pandemia, il Teatro Koreja ha avuto coraggio e non è stato facile. Ci sono stati mesi di lavoro invisibili. Senza il pubblico il teatro è vuoto, la creatività è congelata, le parole sono assenti e lo sguardo è sospeso. Un solo pensiero ha armato la fiducia di Koreja, quello di resistere e avere coraggio. Il coraggio, infatti, ha cambiato il teatro. L’ortale con i suoi alberi di limone, è uno spazio nuovo per fare teatro all’aperto, sotto il cielo a fasce blu, quando la luna è lontana, assente, nelle notti d’estate. Il teatro fuori è quello dell’aria, dei profumi e dei sapori. È il teatro in cui partecipano le ombre e le orecchie o il naso, fanno più degli occhi. Sentire ed ascoltare è bello, perché vuol dire partecipare, essere coinvolti dal teatro.
Il teatro dei luoghi non è quello degli stucchi e dei velluti rossi, è il teatro che vive della forza profonda del “genio” del paesaggio della terra.
“C’è un giardino chiaro, fra mura basse,
di erba secca e di luce, che cuoce adagio
la sua terra.È una luce che sa di mare.
Tu respiri quell’erba”.
Da Estate di Cesare Pavese