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Ottobre 2021

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immagine di copertina Dante Alighieri maestro di scrittura

Dante Alighieri maestro di scrittura

Visioni
di Gigi Mangia

18-24 Ottobre, settimana dedicata alla lingua italiana e al poeta Dante Alighieri. Quale è, la forza che rende intramontabile la poesia del poeta Dante Alighieri?

La sua capacità di aver saputo mettere al centro della sua scrittura la forza creativa del poetare e la narrazione. Il poeta fiorentino è narratore di storia, di volti e luoghi della sua terra. La poesia di Dante ha una forte radice medievale che continua peró ad affascinare ancora, per la sua creatività, il nostro presente.

Il poeta Dante fu un grande studioso ed un attento ricercatore della lingua. Proprio alla lingua infatti egli dedicó il suo studio, scrivendo il “De vulgari eloquentia” in cui si chiese se il volgare fosse una lingua matura per trattare della scienza e del rapporto che la scienza deve avere con la lingua nella ricerca del comportamento dell’uomo nella vita sociale. Scrisse l’ opera in latino perchè intendeva dimostrare ed illustrare la sua tesi agli intellettuali dimostrando valido il suo progetto e la maturità della lingua volgare.

Già nel “ Convivio” Dante si era interrogato del ruolo della lingua nella scienza. La ricerca della lingua fu un impegno che attraversò l’ intera vita del grande poeta fiorentino. La narrazione del poeta Dante, esiliato, lontano è rifiutato dalla sua città mette nello specchio i contrasti sociali, il potere politico e la lotta nei governi delle città del suo tempo. Il vocabolario delle parole del poeta fiorentino è molto ricco di parole mai banali ma sempre ispirate a profondi significati.

Le parole dei versi della sua “Commedia” infatti generano nelle orecchie visioni del viaggio dell’ uomo nella storia come protagonista degli eventi e responsabile dei conflitti. Al poeta basta la forza di poche parole :” per me si va nella città dolente”;” per me si va nell’eterno dolore”; per me si va fra la perduta gente” per definire il suo viaggio e per verificare il registro della lingua infine per esaltare la creatività della poesia come forza narrativa della distopia della città dell’Italia medievale. Nella narrazione di Dante non c’è la città eterna del filosofo Sant’Agostino ma in Dante c’è l’ inferno, la geografia dei peccati, l’inferno in cui solo il virtuoso Virgilio può essergli guida . Dante scrive l’inferno in cui affronta la visione della mente e immagina l’aldilà cioè la morte fuori dal reale. Il canto X dell’ inferno è una lezione di scrittura di straordinaria forza poetica e come la creatività della parola può superare i limiti del tempo e disegnare spazi nel pensiero. Il pensiero perciò diventa visione luce di storie.

“Ora sen va per un secreto calle,
tra ’l muro de la terra e li martìri,
lo mio maestro, e io dopo le spalle. 3

“O virtù somma, che per li empi giri
mi volvi”, cominciai, “com’a te piace,
parlami, e sodisfammi a’ miei disiri. 6

La gente che per li sepolcri giace
potrebbesi veder? già son levati
tutt’i coperchi, e nessun guardia face”. 9

E quelli a me: “Tutti saran serrati
quando di Iosafàt qui torneranno
coi corpi che là sù hanno lasciati. 12

Suo cimitero da questa parte hanno
con Epicuro tutti suoi seguaci,
che l’anima col corpo morta fanno”

Solo un grande poeta , come Dante Alighieri poteva portare i lettori a fare il viaggio dell’inferno, un viaggio difficile dove vedere senza la luce, conoscere i volti delle persone , sentire le urla del dolore che riempiono il buio profondo dell’eternamente eterno inferno.

Il teatro studia e si interroga ancora col poeta Dante al quale pone le eterne domande della sua poesia aperte alla storia. Nel teatro ai poeti il sipario è sempre aperto.

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