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Marzo 2023


21 dic

Ennio Marchetto

The Living Paper Cartoon

immagine di copertina Il naufragio nel mare di Cutro

Il naufragio nel mare di Cutro

Visioni
di Gigi Mangia

Se il mare perde gli aggettivi dei poeti, il naufragio non è più quello dolce del poeta Giacomo Leopardi,

“Così tra questa

immensità s’annega il pensier mio:

e il naufragar m’è dolce in questo mare.”

Ma estremo, di morte, quella di annegare in mare, la più dura, la più lunga di dolore. Per i disperati anche l’azzurro è negato, per loro la notte è dolore buio disperato.

“Torno… e una sera il mondo è nuovo,

una sera in cui non accade nulla – solo,

corro in macchina – e guardo in fondo

all’azzurro le case del Prenestino –

le guardo, non me ne accorgo, e invece,

quest’immagine di case popolari

dentro l’azzurro della sera, deve

restarmi come un’immagine del mondo (versi di Pierpaolo Pasolini).

Il mare sulla spiaggia di Cutro ha restituito: scarpe, abiti, giocattoli di bambini annegati. Sono immagini del nostro dolore perché li abbiamo lasciati soli, non li abbiamo soccorsi, perciò la morte è arrivata fino prima di noi, perché noi non abbiamo rispettato la legge del mare. Dalla barca, distrutta dal mare, sono stati recuperati due assi di legno ed è stata realizzata una croce, per fare una via crucis in mare. Cristo e la Croce sono valori vivi della cultura cristiana dei popoli che vivono sulle sponde del Mediterraneo. Il diritto ad emigrare, a scappare dalla fame, dalla carestia, dalle minacce di morte, è antico e ed è stato esercitato da Giuseppe e Maria quando scapparono dall’Egitto per mettere in salvo, dalla minaccia di morte di Erode il figlio Gesù. Fra i morti annegati c’erano tante donne in fuga che avevano visto uccidere i loro mariti e i loro figli. Donne che hanno visto uccidere ed avvelenare le loro figlie per essersi rifiutate di indossare il velo o per aver scioperato per rivendicare il diritto di andare a scuola. Erano uomini e donne che scappavano dalla fame e dalla guerra per trovare un mondo migliore, per dare un futuro ai loro figli.

Le parole: “donna, vita, libertà” scorrono nelle vene della storia e rendono inarrestabile la lotta del cambiamento dei rapporti sociali senza le barriere della religione e del patriarcato. Servono parole nuove per costruire e raccontare il paesaggio umano e sociale che dobbiamo sentire dentro di noi con il desiderio di cambiare, di non essere indifferenti perché “la rivoluzione non è che un sentimento”. Pierpaolo Pasolini versi in Alba in forma di rosa, Garzanti 1961 – 64 Milano.  

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