Il silenzio al buio del teatro
Visioni
di Gigi Mangia
Il 22 Febbraio del 2020, il Coronavirus chiudeva i teatri, che avevano resistito anche alla grande guerra, restando aperti. Il Coronavirus è stato, più forte della guerra e per il teatro è iniziato il silenzio al buio.
Il teatro è la forza del pensiero, è il luogo privilegiato delle finzioni, ma il suo palcoscenico è il luogo del racconto della verità. La parola vive dentro il teatro ed è assente fuori. Non si vede, ma si sente.
È come l’aria, è la forza del pensiero, è la vita della città.
Il silenzio al buio del teatro, fa diventare mute le città. Di notte tutto è fermo, nelle strade cammina solo la paura: il silenzio è vuoto e fermo. Nelle città, i bronzi, i marmi, i portoni, sono immobili e muti, ridotti ad ombre di paura. La notte della città, senza luna, è cieca. Mancano anche i rumori, i profumi e gli odori, i semafori dei ciechi.
Il coronavirus ha cambiato le regole per vivere il tempo e abitare lo spazio. Per tutti è difficile mettere le mani nel buio e attraversare, di notte, la città. Il tempo scorre, la notte finisce e finalmente il sole e il cielo svelano il silenzio. Il sole è l’occhio del giorno. Alla luce tutto diventa più chiaro, anche la lotta contro la paura si fa più facile.
Il teatro è stato chiuso, ma non è morto, ha saputo lottare ed è stato il più penalizzato. Il teatro è vivo e questa notte del 22 Febbraio accenderà le sue luci per dire alla città di essere vivo e pronto a continuare ad ospitare la parola che è relazione, che è mezzo di ascolto dell’altro e soprattutto che è cura. Cura della mente e del cuore.
Il teatro chiede al Governo di superare l’incertezza e di avere invece tempi di certezza sull’apertura dei portoni al suo pubblico. L’incertezza fa morire anche le imprese migliori come il teatro che, nella sua storia, ha superato mille avversità, comprese le guerre mondiali. Il Presidente del Consiglio, Professor Mario Draghi, conosce la storia dell’Italia e soprattutto è esperto di economia, per questo ci aspettiamo fiducia e concretezza per far tornare in vita il teatro.