Calendario

Febbraio 2020


16 lug

Socìetas/Romeo Castellucci

Senza Titolo

Socìetas/Romeo Castellucci

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Socìetas/Romeo Castellucci

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17 lug

Socìetas/Romeo Castellucci

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Socìetas/Romeo Castellucci

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Socìetas/Romeo Castellucci

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Ludovica Rambelli Teatro

La conversione di un cavallo

Ludovica Rambelli Teatro

La conversione di un cavallo


18 lug

Socìetas/Romeo Castellucci

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Socìetas/Romeo Castellucci

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Socìetas/Romeo Castellucci

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Socìetas/Romeo Castellucci

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Socìetas/Romeo Castellucci

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Socìetas/Romeo Castellucci

Senza Titolo

Andrea Baracco / Cardellino srl

Metamorfosi


19 lug

Nicola Lagioia

Presto saprò chi sono

Pippo Delbono

Di notte


20 lug

Stefano Massini

Alfabeto delle emozioni


21 lug

Concita De Gregorio e Erica Mou/Teatri di Bari

Un’ultima cosa


22 lug

Ermanna Montanari/Albe

Vergine madre, figlia del tuo figlio


23 lug

Masque teatro e a seguire Dewey Dell

Voodoo

Dewey Dell

Deriva traversa

Teatro Koreja

Paladini di Francia


24 lug

Spellbound Contemporary Ballet

The real you

Leo Bassi

70 Anni


25 lug

Parini Secondo + Parini Secondo / Bremo

Speeed +What will happen tomorrow

Ivo Dimchev

Top Faves

immagine di copertina La forza del teatro negli occhi dei bambini

La forza del teatro negli occhi dei bambini

Visioni
di Paola Pepe

Nella società dell’immagine spettacolare dove tutto è veloce e pronto, a che serve il teatro? È quasi un reperto archeologico del passato. Anacronistico per i nuovi nati e, a volte, anche per gli altri. La “generazione Z” è particolarmente complicata: nuovi valori, un virtuale che viene prima del reale e il difficile rapporto nella triangolazione con insegnanti e genitori. Quello che so per certo è che, pur passando gli anni e mutando le tipologie di connessione e di relazione, un filo rosso resta costante: bambini e ragazzi trovano un nuovo modo di “parlare agli adulti” attraverso il teatro. Non solo viceversa. Ne sono certa. Lo vedo accadere ogni giorno sotto i miei occhi. Li vedo crescere di anno in anno, fino quasi a non riconoscerli più. Vedo i loro occhi diventare profondi, vedo mutare il loro pensiero, strutturarsi la loro capacità critica. E mettere radici sottili sottili. Un piccolo miracolo d’artigianato dell’umano, di quel fare semplice proprio del teatro, che è ancora stupore e meraviglia.
Lo spazio-tempo, qui dentro, diventa luogo d’ascolto di sé e dell’altro, manifestazione poetica e a volte dolorosa (mamma, papà, insegnante mi vedi? Esisto per te?) delle loro fragilità, dei sogni e delle prospettive, della ragione e dell’emozione. Di quel sorriso, di quel pianto improvviso o di quella considerazione fatta a voce alta, nella sala buia, che ti lascia quasi senza fiato.
Quell’oggetto rettangolare e luminoso non è il demonio assoluto, è chiaro, ma le milioni di notizie che ci propone, le chat, i social, non trovano forza di umanizzarsi in un corpo. Ecco, il teatro riempie questo vuoto e aggiunge consapevolezza, mantiene vicine le persone e dà senso alle storie. E’ “caldo” ed è bello e potente, a volte scomodo, proprio perché emoziona. Nel foyer di Koreja i bambini colorano, giocano, costruiscono, esplorano. Mangiano. A volte corrono, fanno amicizia. E fanno amicizia anche i genitori e scambiano idee, ricordi, domande. Si perché, il teatro, almeno quello che piace a noi, non ha risposte. Non ha soluzioni né certezze. Solo sentieri e voci. Tracce, occasioni. È un teatro che costruiamo giorno dopo giorno attraverso l’ascolto e la condivisione. Un teatro che riconosce e rivendica nel suo fare, l’autonomia del più piccolo e la sua dignità; un teatro in cui adulti e bambini, figli e genitori si comprendono nel senso più intimo del termine, nel senso di prendere, di contenere in sé, racchiudere. Un contenere che è includere; un capire che è afferrare. Ogni spettacolo è una proposta di gioco “serio” che rivolgiamo ai bambini, ai loro genitori, ai maestri e a tutti gli adulti. È un invito a scoprire la possibilità di pensare, di pensare da soli, di pensare insieme. Gli spettacoli che proponiamo alle famiglie o alle scuole chiedono sempre “qualcosa in più”. Un passettino al di là del semplice, del certo, del conosciuto. E già, perché il teatro non ti passa davanti, devi proprio andare a cercarlo. E non hai un telecomando per cambiare canale o spegnerlo. Sei lì, da solo in mezzo agli altri, anche se hai appena 3 anni e le emozioni bussano. Un piccolissimo, meraviglioso, prezzo da pagare per diventare grandi. Poco alla volta. Basta pensare agli spettacoli in cartellone quest’anno come il Cappuccetto Rosso di Zaches Teatro o Ricordi? del Teatro dell’Argine che affrontano tematiche “serie” o ancora Io e niente del Teatro Gioco Vita o La Gatta Cenerentola di Oltreponte Teatro in scena a febbraio.
Il teatro mi racconta ogni giorno che nessun tema è tabù per i bambini. Nemmeno il sesso, la malattia o la morte.
Spesso mi confronto con genitori spaventati, che non immaginano la forza del proprio figlio. Ognuno di loro ha risorse diverse per gestire le emozioni e, a volte, ne ha molte più di un adulto. Inaspettate. Pensare che non debbano avere paura, li spinge solo ad essere più fragili. E così li assolviamo dalla difficoltà di provare emozioni e di misurarsi con esse. Aiutarli a sviluppare abilità sociali ed emotive è una delle cose più importanti che possiamo fare per prepararli ad un futuro sano. Se raccontiamo loro l’importanza della “scelta” ognuno comprenderà l’importanza dell’assunzione di responsabilità. Fa anche questo il teatro. Questo proviamo a fare quotidianamente.

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