La guerra spegne la luce e
cambia la paura
Visioni
di Gigi Mangia
Il 21 febbraio ricorre l’anniversario della scoperta a Codogno del paziente uno” ed è stato l’inizio del tempo della paura dell’epidemia nel divano causata dal Corona Virus. È stata una vita di solitudine e di ricerca di notizia nei siti. La rete è stata come la nostra casa, il divano la postazione preferita da cui navigare sui social, diventando esperti di virus. La paura ci ha posseduti e vissuti, ci ha fatto sentire nudi e disarmati, come corpi vuoti senza socialità. Porteremo ancora, per molto tempo, i segni del Corona Virus che ha cambiato le nostre abitudini di vita e di relazioni sociali, rimangono ancora malattie sconosciute, come quella del “long covid”. Non siamo ancora liberi; per noi è cambiata nel divano, solo la paura. Ora dobbiamo fare i conti con la paura della guerra. Una guerra fatta con la strategia della propaganda. Tutti, dal nostro divano, abbiamo potuto leggere le dichiarazioni di guerra, giorno dopo giorno. Nei giornali e nei siti, abbiamo potuto vedere i movimenti sia dei soldati, sia dei carrarmati. Gli effetti della guerra, però, li abbiamo visti e subiti nelle bollette di luce e gas, compresi gli aumenti della spesa nel carrello ai supermercati. Una sintesi, molto efficace, è quella dell’economista Mario Deaglio che, nell’articolo pubblicato dal quotidiano La Stampa di Torino, scrive: “dalle pallottole ai bilanci di famiglia” approfondendo le conseguenze e la causa dell’aumento dei prezzi. In questa guerra fatta di incontri e di parole, l’Italia è la più penalizzata, perché dipende dal gas della Russia, per il 42% del suo fabbisogno e del grano. La paura la viviamo dal divano. Attraverso lo smartphone, ognuno di noi può leggere le dichiarazioni dei Ministri, può vedere gli incontri fatti da Vladimir Putin con i grandi Capi di Stato seduti a distanza nel lunghissimo tavolo bianco. Ancora si possono vedere i carrarmati russi, segnati con la lettera Zeta per essere riconosciuti, sia per facilitare i loro movimenti, sia per non essere colpiti. Anche nel 1968, nell’invasione di Praga in Cecoslovacchia, i carrarmati dell’Unione Sovietica erano segnati con strisce bianche per essere riconosciuti, per facilitare i loro movimenti e non essere colpiti. Nella propaganda si vede il pericolo della guerra e per passare alle armi basta una scintilla oppure una parola sbagliata. La politica della propaganda ha le leggi del tempo per essere determinante nella comunicazione. Vladimir Putin, infatti, all’indomani della chiusura delle Olimpiadi Invernali di Pechino, la sera del 21 febbraio, ha deciso di invadere con i carrarmati il Donbass pronunciando un discorso politico, teso ad esaltare la storia dell’Unione Sovietica imperialista, sostenitrice dei popoli fratelli comunisti, in particolare, dell’Ucraina. L’orologio politico dell’Europa sembra tornare nel ‘900 e l’Europa degli Stati, si scopre debole, senza una politica estera.
Ora mi domando se la guerra è ancora virtuale, oppure se è prossima ad iniziare.
La nostra Puglia è esposta ai pericoli di questa guerra perché nella nostra regione ci sono basi aeree americane.