Sconfiggere la cultura dell’odio
con l'educazione
Visioni
di Gigi Mangia
25 novembre giornata internazionale contro la
violenza sulle donne.
L’offesa e la violenza sulle donne, oggi, è cresciuta ed è diventato un problema culturale rilevante per l’educazione e la politica. Da studi sociali risulta che i soggetti più odiati, nell’ordine, sono le donne, gli ebrei, gli immigrati, i musulmani, gli omosessuali e i disabili. Oggetto principale dell’odio verso la donna è il suo corpo. La donna, infatti, è giudicata per come si veste, per come si cura, per come mostra la sua bellezza. Gli strumenti preferiti per offenderla sono i social, perché consentono all’uomo un grande potere ed un linguaggio facile per la comunicazione violenta e offensiva.
Donne e carriera
Un altro motivo di disprezzo, sembra essere la carriera. La donna oggi, si è liberata da vecchi stereotipi, si è imposta con successo negli studi e quindi ottiene traguardi professionali superiori a quelli dell’uomo. Tra i diplomati la percentuale delle donne è del 64% e anche tra i laureati le donne sono in maggioranza. Eppure, nonostante i livelli di istruzione più elevati, il tasso di occupazione femminile è ancora molto basso rispetto ai colleghi. Un divario che risulta molto marcato rispetto alla media europea.
La donna preparata, sicura e capace ha messo in crisi il modello maschile fondato sulla figura dell’imprenditore, del manager, del campione nello sport. Nella competizione sociale e professionale la donna ha superato spesso l’uomo e questo è un torto insopportabile. L’uomo ha perso la proprietà del corpo e il potere sulla donna, oggi libera perfino di scegliere quando diventare madre.
Con l’educazione si sconfigge l’odio
Il problema della violenza sulle donne è molto serio e centrale nella società digitale profondamente cambiata rispetto al passato. Per cambiare e per costruire nuove relazioni professionali, culturali e progettare una società libera dal conflitto uomo-donna, bisogna partire dall’educazione. La scuola è coinvolta in questa sfida come anche il teatro. Il terreno da privilegiare è quello di lavorare per un’educazione fondata sulla sfera emotiva e cognitiva, per progettare e costruire una personalità morale e intellettuale in grado di relazionarsi con l’altro nella responsabilità del rispetto e della libertà.
Bisogna superare il modello culturale che privilegia il maschio forte come un soldato e ricco come un manager rispetto ad una donna obbediente ed esperta di cucina, impegnata a tenere la casa pulita. Bisogna, insomma, liberare l’educazione dai ruoli che contrappongono l’uomo e la donna nella società. L’uomo sano sa amare quando la mente non comanda il cuore, ma al contrario, lo sa ascoltare. Nella mente, infatti, spesso nascono i disturbi più pericolosi, il comportamento violento, il disprezzo dell’altro, il sentimento di proprietà e possesso del corpo della donna quale strumento dei suoi bisogni, a partire dalla sessualità. Insieme, la scuola e il teatro possono lavorare per sconfiggere, con l’educazione, la cultura dell’odio.